Riutilizzo dei beni confiscati ai mafiosi e progetti di inclusione sociale: questi i temi al centro della serata organizzata venerdì 13 marzo dal presidio cuorgnatese di Libera “Luigi Ioculano”, insieme all’associazione Mastropietro ed a “Libera Piazza” presso il Teatro Morgando. Il vicepresidente del Gruppo Abele Leopoldo Grosso ha presentato la nuova Campagna contro la Povertà, che ha il nome significativo di “Miseria Ladra”. Nel suo intervento ha citato molti dati impressionanti sulla situazione sociale del nostro paese: dati non nuovi, che spesso sentiamo ripetere, ma che assumono un peso diverso quando vengono elencati tutti insieme e tenuti insieme da un filo comune. Ricordiamone solo alcuni, tra i più significativi: in Italia, dal 2009 al 2014 i Poveri sono raddoppiati, passando da 2.400.000 a 4.800.000, e 615 persone al giorno entrano nella condizione di Indigenti. Il 63% delle famiglie ha ridotto i consumi alimentari ed è cresciuta del 17,2% la percentuale di coloro che rinunciano a curarsi (nel frattempo i ticket sanitari sono pure lievitati: + 25% fra il 2010 ed il 2013). La disoccupazione tocca 3.500.000 persone ma aumentano anche i “Lavoratori Poveri”, che guadagnano sugli 850 euro al mese. A Torino si hanno 3.500 sfratti all’anno, con un coinvolgimento di 10.000 persone ed il 90% è dovuto a “morosità incolpevole”. E’ evidente che una società così povera e diseguale favorisce l’aumento della criminalità, a cominciare dall’Usura. Ma aumentano ovviamente anche i furti, in particolare i piccoli furti nei supermercati: “intristisce – ha sottolineato Grosso - che a compierli siano spesso pensionati che non hanno di che mangiare”. La campagna (fondata su Dieci Punti) prevede iniziative concrete di sostegno agli indigenti. Rispetto a questo impegno, il riutilizzo dei Beni Confiscati alle Mafie ha un ruolo importante, sul piano pratico ma anche su quello dell’Educazione alla Legalità.
RIUTILIZZO
DEI BENI
CONFISCATI
La seconda parte dell’incontro organizzato da LIBERA venerdì 13 marzo è stata dedicata al tema specifico del riutilizzo dei beni confiscati ai mafiosi, che a Cuorgnè è di stretta attualità. Tiziana Perelli ha spiegato come sia difficile passare dalle leggi ai provvedimenti concreti: “ La Confisca dei Beni era stata introdotta dalla Legge Rognoni –La Torre del 1982 (quella per cui la Torre pagò con la vita), insieme al Reato di Associazione Mafiosa (il famoso “416 Bis”) ma solo dopo la mobilitazione di LIBERA , nata nel 1995 e che raccolse un milione di firme, si arrivò alla Legge del 1996 che regolamenta il riutilizzo di questi beni. Ma le difficoltà sono tutt’altro che superate: si pensi che non è noto il numero esatto dei beni confiscati perché manca un loro censimento completo”. La villa di Bruno Iaria a Cuorgnè rappresenta un esempio concreto di questa difficoltà. È stata assegnata a Libera, che sa cosa farne ma che non può utilizzarla. Perché? Perché – come aveva ricordato il sindaco della città Beppe Pezzetto nel suo intervento di apertura – “il fabbricato è stato confiscato ma i mobili al suo interno no”. LIBERA vuole farne un luogo di accoglienza temporanea per persone in difficoltà (che hanno perso il lavoro, che sono state sfrattate). “Non un dormitorio od un rifugio per i senzatetto” – ha precisato Gigio Costanza, presidente della “Mastropietro”. Il progetto si chiama “Un Tetto per Tutti” e prevede la suddivisione dell’edificio in piccoli appartamenti così da poter ospitare contemporaneamente da 9 o 10 persone, creando altresì spazi d’incontro”. I costi della ristrutturazione sono previsti in 80.000 euro: 15.000 li darà la Regione, il resto va cercato attraverso le raccolte fondi o l’intervento delle Fondazioni. Giustamente la rappresentante del CISS 38 Illca Piovano, responsabile dei Servizi alla Persona, ha suggerito di “cercare di dare un nome a questa casa, altrimenti (come già facciamo tra noi) la chiameranno tutti <Villa Iaria>…” Per un esempio negativo, un altro di segno opposto, sempre legato al cognome Iaria ed alle cosche canavesane: il <Bar Italia> di Via Veglia a Torino. Quello che era – come ha ricordato Andrea Contratto - “il bar della ‘Ndrangheta piemontese, dove si svolse una cena elettorale con un noto esponente politico locale, è diventato il <Bar Italia Libera>. Lo gestisce la cooperativa “Nanà”, che ha i problemi di tutti gli esercizi commerciali gestiti in modo corretto. Fortunatamente è vicino a due caserme ed i carabinieri vanno lì a prendere il caffè”. L’importanza di trasformazioni come questa (o come quella di “Cascina Graziella”, per la quale il presidio di Cuorgnè ha raccolto fondi, o della “Cascina Caccia”, intitolata al Procuratore-capo di Torino assassinato nel 1983) è nel trasformare i luoghi dell’Illegalità in luoghi di Legalità, dando lavoro a “cooperative di giovani, un lavoro legale e tutelato . Il beneficio culturale è enorme”. Con i beni confiscati – ci tengono però a precisare gli attivisti del presidio “Luigi Ioculano” – “non è che LIBERA si faccia i soldi, come qualcuno insinua. Direttamente l’associazione si occupa solo della sua sede romana, in Via dei Fori Imperiali; gli altri beni sono gestiti da cooperative in base a Progetti Partecipati”.
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