Una raccolta di oltre 500 firme per dire “no” alla cessione della gestione della rete idrica comunale a Smat. Assemblee aperte a tutti per ribadire che “l’acqua è un bene pubblico che arriva dal cielo e pubblico deve rimanere”. E ancora: denunce alla Corte dei Corti e campagne informative continue. Contro la privatizzazione dell’acqua sono stati scomodati Gesù Cristo e pure il Papa, ma niente. Giovedì sera, in seduta di Consiglio comunale, il Comitato Civico per la difesa dell’acqua pubblica ha perso la battaglia. L’amministrazione comunale del sindaco Miriam De Ros ha infatti affidato la gestione dell’acquedotto comunale all’azienda torinese di diritto privato Smat, diventando a pieno titolo socia e proprietaria di due azioni del valore di 64,5 euro ciascuna. Nemmeno la presenza di un folto pubblico di rondissonesi arrabbiati e “schifati” per essere rappresentati da “un’amministrazione che di democratico non ha nulla” è stata sufficiente per riuscire ad ottenere l’annullamento, o almeno una sospensione, della delibera. Nemmeno parole come “vergognatevi” urlate dal fondo dell’aula ma anche da qualcuno fuori dalla finestra, e frasi che ricordavano il referendum “per le acque pubbliche” del 2011 hanno smosso i cuori di sindaco, assessori e consiglieri. Anzi. “Ciechi” e “sordi” come pochi di fronte ai bisogni manifestati dalla propria gente, De Ros ed il suo vice sindaco Maurizio Martin si sono cimentati nella lettura di una lunga dichiarazione di voto in cui, non solo hanno espresso la loro posizione a favore di Smat, ma hanno anche scaricato le responsabilità del passaggio ad una serie di elementi. Al decreto Sblocca Italia di Renzi, che ha ribadito il principio di unicità delle gestioni. Ai costi di manutenzione dell’acquedotto troppo elevati per l’amministrazione. In particolare la maggioranza ha parlato di un obbligo imposto da Ato3, l’Ambito Territoriale Torinese che si occupa del servizio idrico integrato. “Nel 2011 Ato3 ha invitato tutti i Comuni che ancora non lo avevano fatto, alla scelta del Gestore Unico. Questo era necessario per evitare il commissariamento o altri provvedimenti che avrebbero messo in difficoltà l’amministrazione comunale - hanno più o meno detto i due -. Scadute le autorizzazioni temporanee-e e non avendo ancora aderito a Smat, a giugno e agosto 2014 al nostro Comune sono stati negati i rinnovi; più precisamente è stata rigettata l’autorizzazione allo scarico ed è stata respinta quella per la derivazione delle acque sotterranee ad uso potabile”. “In questo momento - aggiungono - ci troviamo in condizione di abusività con la conseguenza di poter essere sanzionati e in pendenza di denuncia penale sulla testa del sindaco. Qualcuno dice che non importa ma è troppo facile agire coscienti che le eventuali sanzioni saranno a carico di altri”. Sempre la maggioranza ha poi snocciolato una serie di conti per giustificare l’aumento che subiranno le tariffe. “Noi abbiamo sempre applicato una tariffa media di circa 0,70 euro al metro cubo, nonostante il costo di gestione fosse pari a circa 1,10 euro. La differenza veniva prelevata da 370 mila euro- 240 mila da utilizzare per opere a favore dell’ambiente e del recupero del territorio e 130 mila trasferiti dallo Stato a compensazione dei rischi connessi al sito nucleare di Saluggia- che il Comune aveva in cassa nel 2009”. Oggi di questi 370 mila euro ne sono rimasti solamente 90 mila. L’aumento delle tariffe si rende quindi, a loro detta, necessario. Insomma rondissonesi, preparatevi. La stangata è in arrivo.
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