Arrivati a questo punto, solo il tavolo istituzionale nazionale fissato per oggi al Ministero dello Sviluppo Economico di Roma chiarirà se la morte del punto vendita di Brandizzo sarà, come si suol dire “cosa spicciola” o no. Già perché, arrivati a questo punto dell’opera, le serrande abbassate del punto vendita sono ormai cosa certa. L’unica cosa da capire è come e, soprattutto, quando questo avverrà. A dirlo sono stati gli stessi vertici dell’azienda martedì corso. Davanti alle rappresentanze sindacali dei 14 punti vendita del Piemonte, ai sindaci dei comuni interessati e a Piero Fassino, primo cittadino della Città Metropolitana. “L’occupazione dei dipendenti non è tra le nostre prime priorità”. Questo è quello che, allargando le braccia, hanno più o meno affermato i dirigenti dell’azienda. La priorità, infatti, è piazzare sul mercato la metà dei punti vendita in tutta Italia, salvare il salvabile ad un prezzo stracciato e chiudere la restante quarantina di negozi. Tre di questi sono in Piemonte. Uno è sicuramente quello di Brandizzo. Che ormai da mesi non riceve più né la merce, né i volantini promozionali. Che ormai da giorni osserva le facce di cittadini curiosi entrare nel punto vendita di via Torino per chiedere quando inizieranno gli sconti della svendita finale. L’obiettivo è essere tra i primi ad “accaparrarsi” l’ultimo mobile al costo di pochi euro. Nel frattempo, in tutto questo marasma, si inserisce la tragica sorte dei 35 dipendenti brandizzesi. La loro e quella delle loro famiglie. Da quanto scaturito martedì, infatti, non solo perderanno presto il lavoro, ma anche accedere agli ammortizzatori sociali sarà difficile. Il motivo? Semplice semplice. Tra una crisi qua ed un’altra là, il Piemonte ha esaurito tutti gli aiuti che poteva ricevere dallo Stato. Per riaverli dovrà aspettare almeno fino ad agosto. Il che significa che, fino ad estate inoltrata, i lavoratori brandizzesi non prenderanno una lira. Lavoreranno praticamente gratis. Di fronte a tutto questo, decisamente triste è il commento di Antonella Argentini, referente Filcams Cgil dello stabilimento. “Martedì l’azienda si è mostrata abbastanza nebulosa e non ha dato risposte concrete - ha dichiarato la sindacalista -. Non ci hanno dato nessuna risposta e hanno anche dimostrato una certa strafottenza. È stato davvero svilente eppure sarebbe bastata solamente una parola in più detta in modo diverso a fare la differenza”. Unica nota positiva è la vicinanza che gli amministratori comunali stanno dimostrando ai concittadini. Questo sebbene abbiano le mani legate. “Martedì con noi c’era l’assessore al Lavoro ed alle Politiche Sociali Paolo Bodoni- ha detto ancora Argentini-. Soprattutto mi è piaciuto molto il sindaco di Caselle che, trovandosi nella nostra stessa situazione con il punto vendita di Mappano, ha detto che si sta facendo carico anche della nostra situazione”.
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