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SETTIMO. La parabola dei giardini pensili di Archimede

SETTIMO. La parabola dei giardini pensili di Archimede

Biblioteca Archimede

Piccola parabola biblica ispirata all'attualità settimese. Antefatto: questa settimana sono iniziati i lavori per la costruzione di un giardino pensile sul tetto della biblioteca Archimede.     Le antiche cronache raccontano che un giorno il re Napuppodonosor si mise in testa di costruire i magnifici giardini pensili di Settilonia sulla cima dell'altissima Torre di Archibele, in piazza Campidoglio.     Quest'ultima era da anni considerata il simbolo della tracotanza del sovrano. Veniva giudicata un'opera mastodontica e inutile, soprattutto perchè era costata due milione di milioni di talleri (pressappoco 20 milioni di euro, in valuta attuale), strizzati uno a uno come gocce di sangue da una rapa, dalle schiene stremate del popolo costretto alla fame. Popolo che peraltro era complice del Sovrano perchè, nonostante i reiterati sprechi della Corte, tutti erano molto devoti a Napuppodonosor, al punto da averlo riconfermato alle ultime comunali con percentuali da capogiro, in spregio a uno sparuto manipolo di dissidenti relegati all'opposizione.     “Tutto questo non mi basta – disse Napuppodonosor guardando lo spoglio il tetto della torre di Archibele – La magnificenza del palazzo non è nulla senza un bel giardino pensile in cima, e che tutti gli abitanti di Settilonia possano ammirarli da lontano!”. Detto fatto. Fecero venire mastodontiche gru che portarono sul tetto della biblioteca grandi quantità di terra e piante d'ogni risma e alberi maestosi, e narra la leggenda che nei magnifici giardini pensili di Settilonia la sovrana della biblioteca, la regina Piastriramide, poteva cogliere le rose in ogni stagione. Peccato che la titanica impresa costasse altri ottomila talleri (pressappoco 80mila euro, in valuta attuale). E che i talleri venissero tutti dalle tasche dei cittadini come sangue strizzato da una rapa dalle schiene stremate eccetera eccetera.     Grande sdegno e inaudito giramento di balle scatenò la cosa nel cuore grillino del cavaliere dell'Apocalisse, Andrea Favilli detto Apofavilli, attento alla salvezza delle anime almeno quanto a quella del portafogli pubblico. Apofavilli puntò il dito contro il cielo invocando la punizione a del Signore, annunciando mestizia e sventura per la corruzione dei costumi di Settilonia, lanciando anatemi a cinque stelle contro la miopia del sindaco Napuppodonosor che prendeva sei camion di terra e li portava sul tetto della Biblioteca, invece che usarli per riempire le buche di cui erano costellate le strade di Settilonia.     Narra la leggenda che il Signore, dall'alto dei cieli, vide l'immane tracotanza della Torre di Babele, pardon, Archibele, e timoroso della potenza sempre crescente di Settilonia, confuse tutte le lingue del mondo condannando il sovrano Napuppodonosor e Apofavilli a parlarsi senza mai più capirsi e a litigare ora e sempre nei secoli dei secoli in consiglio comunale.  

Fine.

 

lorenzobernardi@giornalelavoce.it

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