Cerca

BRANDIZZO. Mercatone Uno: “Siamo sotto shock”

BRANDIZZO. Mercatone Uno: “Siamo sotto shock”

Alcuni dipendenti del Mercatone Uno di Brandizzo

Dopo giorni di interminabili attese e grandi speranze, non ce l'hanno più fatta. Venerdì mattina e per tutto il week end i lavoratori del Mercatone Uno di Brandizzo si sono fermati per davvero. Stufi di non conoscere ancora il futuro dello stabilimento di via Torino e, con esso, il destino del lavoro di una vita, i 35 dipendenti hanno deciso di incrociare le braccia e scioperare. Con in mano un cartoncino recante la scritta “Siamo sotto shock”- ripresa dalla frase usata per la vendita promozionale “Prezzi shock”- uomini e donne, tra cui diverse coppie di marito e moglie, hanno presenziato di fronte all’entrata del negozio di arredamento per manifestare la propria contrarietà alla chiusura, ormai diventata una mezza certezza, dello stabilimento. Nemmeno i tir hanno avuto la possibilità di scaricare la merce. “La decisione di incrociare le braccia - hanno spiegato Antonella Argentini, referente Filcams Cgil e Nadia Lucenti della Uil fuori dallo stabilimento - è stata presa dopo l'incontro avvenuto lunedì scorso a Bologna. In quell'occasione i vertici dell'azienda hanno ribadito che salveranno solo i punti più performanti, ovvero quelli da cui si otterrà maggior guadagno (su 79 negozi aperti in tutta Italia, la metà saranno chiusi). Noi siamo in una zona di periferia, in un capannone che non è stato mai ristrutturato quindi la nostra paura cresce e non ci sono state date nessune assicurazioni”. “A gennaio - continua Argentini - abbiamo ricevuto lo stipendio solo per 13 giorni perchè il resto era congelato dal tribunale. Invece per febbraio ci hanno detto che percepiremo solo lo stipendio del lavorato, che ammonta a venti ore”. La paura più grande è quella di essere lasciati a casa senza soldi e senza ammortizzatori sociali. A rischio è invece il trattamento di fine rapporto mentre la possibilità di una ricollocazione in altri punti vendita sembra essere stata esclusa. Sempre la sindacalista aggiunge: “Questa mattina ci siamo recati al lavoro tranquillamente. Ad un certo punto è iniziata a circolare la notizia che in altri punti vendita era arrivato il volantino con le offerte di marzo. La rete di Torino, di cui fanno parte il nostro e quello di Mappano, ne è stata esclusa. Ci chiediamo se questi non siano già i preliminari per essere lasciati a casa. A questo punto ci chiediamo solo delle risposte all'azienda, almeno per non avere una morte lenta”. “Se ci devono fare morire - conclude - che almeno lo facciano in fretta”.
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori