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CHIVASSO. Piazza d’Armi cambia nome. Perché?

CHIVASSO. Piazza d’Armi cambia nome. Perché?

palazzo tesio

Tempo al tempo e quando il tempo non è kronos, arriva in suo soccorso il tempo kairos. Come dire: non ci sarà il tempo per incontrare i cittadini. Di tempo non ce n’è per controllare le buche nelle strade, organizzare riunioni con la gente, costruire Consigli comunali con approfondimenti sulle cose da fare e da non fare, ma di tempo per pensare a tante inutilità o, se si preferisce ai fatti propri, beh quello lo si trova sempre. L’ultima “ideona”? E’ una delibera di giunta del 22 dicembre, arrivata quasi alla vigilia di Natale, come si suol dire un “cadeau” sotto l’albero. Udite udite: un pezzetto di “piazza d’Armi” cambia nome . Da oggi in avanti si chiamerà “Piazzale Carta di Chivasso”. Si dice che è per sensibilizzare la città su un importante evento avvenuto a Palazzo Tesio tanti anni fa, cioè e per l’appunto la firma, il 19 dicembre del 1943, a casa del geometra Edoardo Pons, in pieno conflitto mondiale, della “Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine”, documento che ha messo le basi alla nascita delle regioni a statuto speciale, non in ultimo della Valle d’Aosta. La domanda è: perchè  il sindaco Libero Ciuffreda tiene un sacco a tutto questo? Evidentemente perchè lui, noto praticante valdese, è espressione di un pezzo di quelle popolazioni alpine lì.  E infatti a quell’incontro, organizzato un po’ in sordina, di nascosto, non a caso a Chivasso che era, e lo è ancora oggi, facilmente raggiungibile con il treno, parteciparono Ernesto Page della resistenza valdostana, ma anche Osvaldo Coisson, Gustavo Malan, Giorgio Peyronel e Mario Alberto Collier della resistenza valdese. Insomma, un sindaco valdese particolarmente interessato a promuovere un evento storico che sta nel sangue dei valdesi. Tutto chiaro.... E ci sta che si impegni per cose sue, cambiando il nome di una piazza, organizzando il gemellaggio con la città di Ventotene, dibattiti e conferenze. E forse ha ragione lui nel dire che occorre valorizzare un pezzo della nostra storia. Dire però che se n’è parlato poco o che la città non è stata sensibilizzata, questo no. Sui giornali, con l’affissione di una targa ai tempi del sindaco Andrea Fluttero e con tantissimi altri eventi sparpagliati nel corso degli anni, della Carta di Chivasso s’è parlato a più riprese e a più non posso. Morale: ai cittadini non gliene importa un fico secco. Stupidi energumeni, sono presi da altri pensieri. A come arrivare alla fine del mese. A come pagare le multe a pioggia che i vigili urbani sono scesi in strada a fare anche a Natale e a Capodanno. A come pagare Tasi, Tarsu, Tuc, tic, pup e pap, le rette della scuola, l’autobus, le bollette di luce, gas, telefono e acqua, anche quest’ultima lievitata nel corso dell’ultimo anno. Va da sé che cambiare il nome di una piazza, specie se in quella piazza non ci abita nessuno, ancor più se Palazzo Tesio resterà in via Lungo piazza d’Armi, lascerà il tempo che trova. Solo fuffa e poco arrosto. E tanta fuffa e poco arrosto è anche l’agitazione intorno al 71° anniversario di un evento. Il 71esimo? Avete capito bene: 71... E quando mai si è ricordato qualcosa nel settantunesimo? Al massimo il 75, meglio il 100 o il 150. Perché non ricordare anche il 72esimo, il 73esimo, il 74esimo? Già! Perché? E fare tre volte il Natale e festa tutto l’anno come cantava Lucio Dalla? Già! Perchè no? Illusionisti della politica? Così è se vi pare nell’era del Pd. Certo sarebbe stato meglio valorizzare il rialzo di Palazzo Tesio con una decina di lampioni e qualche cubetto di porfido, due panchine e due aiuole. Certo sarebbe stato meglio spostare la targa sulla facciata ben visibile ai passanti come si fa in tante altre città europee per segnalare cose che meritano di essere segnalate, ma questa è Chivasso bellezza, la città di un sindaco che pensa di poter amministrare solo con l’uso delle parole, inventate nel tempo kronos, propinateci nel tempo kairos che non ha.   P.S. Tra i progetti di costituzione europea non ci sono solo il manifesto di Ventotene e la Carta di Chivasso. A dicembre su La Repubblica Gustavo Zagrebelski ne ha ricordati altri due: di Silvio Trentin, antifascista costretto a emigrare in Francia, nato a San Donà di Piave, e di Duccio Galimberti, di Cuneo, eroe e martire della Resistenza, recentemente ristampato. Non erano valdesi, ma antifascisti sì. Gemellarsi con Cuneo o San Donà di Piave non sarebbe costato meno? Certo lì non c'è il mare ...
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