Il 20 settembre di venti anni fa scompariva, all’età di 91 anni, un importante personaggio torinese che non viene mai ricordato per ciò che meritava veramente. La sua semplicità, la sua vita fatta di soddisfazioni emotive che ha saputo trasmettere con la più sconcertante serenità, dando un contributo alle possibilità dell’uomo a cui nessuno credo, prima di lui avesse mai dato, verranno sempre messe in discussione. I quadri che si dipingono da soli, la disgregazione della materia, i viaggi nel passato e nel futuro che faceva fare, oggi non li commenteremo. Proveremo invece a descrivere quest’uomo nella quotidianità del tempo in cui ha vissuto e tutto ciò che tangibilmente ha lasciato per il puro piacere dell’arte, della cultura e dell’umanità che possedeva, e già solo per queste ragioni, la memoria di Rol, andrebbe ricordata con più rispetto e ammirazione. Carlo Gustavo Rol nasce a Torino il 25 giugno del 1903. Suo padre era direttore di una banca famosa e l’agiatezza della sua famiglia gli permette di vivere aristocraticamente in un clima d’arte, di buon gusto e di bellezza. E’ plurilaureato. “Non mi sono mai servito dei miei titoli di studio” disse una volta “Solo gli studi di scienze biologiche mi hanno aiutato a conoscere meglio l’uomo”. Durante la Seconda Guerra Mondiale è Capitano degli Alpini e salva molte persone durante i rastrellamenti nazisti dopo l’8 settembre 1943, stupendo gli ufficiali tedeschi con quelli che loro pensano essere “Giochi di Prestigio”. In cambio di ogni “Gioco” un prigioniero viene liberato. Rol conservava gelosamente un fascio di documenti: attestazioni di enti comunali o di organizzazioni della Resistenza che lo ringraziavano per i suoi prodigiosi interventi durante il periodo della guerra. Pubblicamente però i riconoscimenti sono pochi: una lettera del sindaco di Pinerolo nel 1945 e l’intitolazione di una piazzetta a San Secondo di Pinerolo dove la sua famiglia possedeva una casa di campagna. Nessuno si è mai occupato dei delicatissimi carteggi intercorsi tra lui e alti esponenti di governi, di case regnanti o ex regnanti d’Europa. Da tali documentazioni risulterebbe che nessuno di quei personaggi che in tempi relativamente recenti si trovarono in alto nelle sfere politiche o dinastiche, e che ora sono quasi tutti scomparsi dalla scena, mostrò mai di prendere alla leggera gli avvertimenti di Rol. Qualcuno afferma addirittura che se gli si fosse stato dato ascolto, la guerra sarebbe finita prima del 1945 e si sarebbero evitate molte sofferenze. Spesso era considerato un “collezionista di oggetti antichi”, come se in vita avesse fatto il rigattiere. Sarebbe più corretto dire che nella sua casa di via Silvio Pellico riunì numerosi pezzi di alta qualità storico-artistica. Tra di essi anche molti cimeli di Napoleone di cui Rol era un grande estimatore, tanto da riordinare con le sue mani, nell’immediato dopoguerra, l’ossario dei caduti a Marengo. Nell’occasione recuperò, acquistò e fece restaurare la carrozza usata da Napoleone il 26 maggio 1805 per recarsi a Milano, dove fu incoronato Re d’Italia. Rol offrì in dono la carrozza al Comune di Torino che la rifiutò. “La carrozza di un imperatore non la vogliamo” gli fu risposto. Me lo disse lo stesso Rol in una conversazione telefonica che ebbi con lui qualche anno prima della sua morte. Fu invece accolta dall’Ordine Mauriziano, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi. Al Museo del Risorgimento invece, Rol regalò la bandiera dei “Veliti” torinesi che seguivano Bonaparte. Così, quando morì, un’asta disperse gli arredi di una casa che avrebbe potuto essere non solo un Museo Napoleonico, ma anche memoria storica di un uomo sbalorditivo. Parte della collezione dell’Imperatore fu venduta da Rol stesso, mentre quanto rimase fu lasciato ad un erede consapevole delle memorie ricevute: come la lettera con la quale Napoleone narra la su auto-incoronazione con la Corona Ferrea, pronunciando la storica frase: “Dio me l’ha data, guai a chi la tocca”. Chi conobbe bene Rol, lo ricorda soprattutto per l’aiuto dato al suo prossimo. “Ogni giorno visita ospedali, richiesto da medici e da gente che soffre” disse un suo amico scrittore. Tutto questo nella più assoluta discrezione e senza mai avere il più piccolo compenso. “Sarebbe mostruoso, un delitto, ricevere vantaggi per queste cose” diceva sempre. Diversi medici degli ospedali di Torino, conoscendo le qualità di Rol lo consultavano spesso. Ci fu un periodo in cui veniva regolarmente chiamato in una clinica, da un illustre ginecologo, soprattutto quando si presentava un parto difficile. Rol, con le sue facoltà, “pilotava” il nascituro risolvendo gli inconvenienti che potevano comprometterne l’esistenza. Nel 1927, dopo due anni di ricerche, Rol scoprì una legge che legava “il colore verde, il calore e la quinta musicale”. Egli stesso, una volta , ne spiegò approssimativamente il significato: “Un giorno ebbi la certezza di aver acquistato una “sensazione verde profonda e leggera”, suscettibile di ottenere risultati ancora modesti ma determinanti per i futuri sviluppi della mia sensibilità. Da quella prima conquista alla percezione dello “spirito intelligente” il passo sarebbe stato veramente esiguo. Per intanto, durante quei due anni, avevo stabilito, nelle mie ricerche, che esisteva un rapporto essenziale tra i colori e i suoni, atto a favorire quella particolare sensazione psichica offerta dalle vibrazioni provocate appunto dai colori e dai suoni; sensazione che avrebbe potuto benissimo tradursi in una sorta di “calore”. Oggi questi studi vengono definiti “Animismo Antropocentrico”, dove per animismo viene inteso che “ogni cosa ha il proprio spirito”, nel quadro di una visione del mondo pervaso da un’armonia universale. Ci auguriamo che questi studi iniziati da Rol, continuino ad essere ulteriormente approfonditi.
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