“Piuttosto che essere costretto a rubare ed a mendicare preferirei, buttarmi in un pozzo…”. Inizia così, con parole cariche di quella dignità tipica di chi non ha più niente da perdere, l’appello di F.C., cittadino brandizzese di 50 anni. Ex tecnico di automazione, l’uomo ha perso il lavoro sette anni fa quando l’azienda per cui era impiegato decise di licenziarlo per esubero di personale. Nonostante le svariate esperienze lavorative che gli hanno permesso di viaggiare ed imparare diverse lingue- tra cui il russo- il brandizzese è considerato troppo “vecchio” per un nuovo lavoro e troppo giovane per la pensione. Da allora- non si vergogna ad ammetterlo - F.C si definisce un “clochard”, un “invisibile”. Da luglio abita in un appartamento, concesso dal sindaco Roberto Buscaglia, insieme ad altri quattro uomini che, come lui, vivono in condizioni di indigenza. Prima la sua casa era un’automobile. Per sopravvivere, il brandizzese si arrangia come può. Attualmente, quando i servizi sociali lo chiamano- e questo avviene ogni due o tre mesi- svolge il lavoro accessorio occasionale per conto del Comune. Si tratta soprattutto di mansioni di pubblica utilità retribuite attraverso i cosiddetti “voucher- buoni lavoro” che comprendono, al loro interno, anche le quote dovute all’Inail e all’Inps. “Il mio ruolo - racconta l’uomo - consiste nel tenere pulite le strade. Fino a poco tempo fa venivo pagato 310 euro al mese”. Oggi, “quella somma si è ridotta a 308 euro a causa dell’aggiunta dell’imposta di bollo”. Lui la chiama “la tassa sulla disperazione”. Poi continua: “So che a una persona che vive in condizioni normali questa cifra può sembrare una stupidaggine, anche io una volta l’avrei pensata così. Ma per gente come noi, che vive al di sotto della soglia di povertà e che riceve solo questo, basta veramente poco per entrare in difficoltà”. Più volte, quindi, F.C si è recato agli assistenti sociali della città per chiedere l’annullamento della tassa o, al limite, avere la possibilità di lavorare più spesso. Ma inutilmente. “Quando vado lì a chiedere spiegazioni, l’unica cosa che ottengo è il peggioramento del mio umore, nulla di più”. “In più di un’occasione - racconta - mi è anche capitato di essere trattato male”. Nel ricordare la sua vicenda personale, F.C sostiene che mai avrebbe immaginato di dover vivere sulla propria pelle una situazione del genere. “Io che giravo per il mondo, mai mi sarei aspettato di rivolere indietro due euro. Eppure lo faccio perché oggigiorno ci dobbiamo attaccare a tutto”. Però, nonostante questo e sebbene la paura di perdere improvvisamente anche quel poco che gli rimane sia particolarmente forte, questo brandizzese non si arrende. Per questo motivo ha deciso di rendere nota la sua storia ai giornali. “Non fa piacere cercare di sopravvivere con 300 euro al mese: rendere pubblica la mia storia è l’unica cosa che mi è rimasta per pensare di poter cambiare le cose”.
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