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MONTANARO. Caso Tortorici: la verità sulle dimissioni

MONTANARO. Caso Tortorici: la verità sulle dimissioni
La notizia è rimbalzata sui telefoni di tutti i montanaresi giovedì mattina. A soli sei mesi dalle ultime elezioni amministrative, Maria Tortorici, vicesindaco e assessore alle politiche sociali dell’amministrazione di Giovanni Ponchia, si è dimessa da tutti i suoi incarichi. Non siederà più in Giunta, ma nemmeno in Consiglio comunale. Alla base delle dimissioni, presunte incompatibilità caratteriali e di vedute con alcuni membri della Giunta, sindaco compreso, su alcune questioni rilevanti del programma amministrativo. Prima fra tutte, la spinosa questione del Bacino Azzurro. Ideato dallo stesso Ponchia come rimedio alternativo al quarto lotto dello scolmatore e al progetto “KmVerde”, che prevedeva la realizzazione di discariche e impianti di trattamento rifiuti presso le cave Ronchi. “Il sindaco dice che il Bacino Azzurro non può più essere realizzato sui terreni di cave Ronchi quindi ha deciso di cercare altre destinazioni in cui poterlo realizzare  - inforca il vice sindaco dimissionario di Montanaro -. Cambiando la destinazione del progetto, va di fatto a mancare lo scopo primario del Bacino Azzurro, ovvero quello di occupare le aree appetibili all’insediamento di discariche. Mi ero allontana dal gruppo di Frola proprio perché non ero favorevole alle loro scelte sulle tematiche ambientali, mentre mi ero avvicinata a quello di Ponchia perché mi era stato assicurato che i terrenti di cave Ronchi potevano essere rilevati tranquillamente. Ora, queste basi non ci sono più”. Tortorici evidenzia anche la scarsa attenzione riservata all’assessorato delle Politiche Sociali, quello di sua competenza: “Molte volte ho fatto delle proposte all’amministrazione comunale per cercare di risolvere delle situazioni sociali particolarmente delicate. Sebbene fossero corredate da descrizioni di assistenti sociali, le mie iniziative sono sempre state bocciate a causa delle diverse vedute del sindaco e della Giunta”. Poi continua: “Dopo aver trascorso sette anni e mezzo di duro lavoro in questo assessorato e dopo aver realizzato diverse cose come il banco alimentare per la raccolta di cibo, ritengo di aver acquisito un po’ di esperienza per proporre delle iniziative, ma evidentemente con questa amministrazione non sono riuscita a legare”. Da qui la decisone di “lasciare il posto a qualcuno che saprà fare il lavoro meglio di me”. Ad aumentare lo sconforto dell’assessore alle Politiche Sociali, anche l’atteggiamento tenuto dagli enti ecclesiastici e dalle associazioni di volontariato: “Mi spiace ammetterlo ma sono rimasta particolarmente delusa dagli enti preposti a fare beneficienza. Da loro mi aspettavo una maggiore collaborazione”. Che, invece, sarebbe totalmente mancata. Il ricordo va alla richiesta, rigettata, di poter adibire la vecchia casa di riposo di proprietà delle suore a ricovero per le persone in stato di indigenza: “Anche il sindaco, per paura di scontrarsi, ha preferito far poco. Da parte mia, invece, sono sempre stata disposta a rischiare e non ho mai avuto paura di farlo. Tutto questo per il desiderio di aiutare gli altri”. “Con queste premesse - conclude - era inutile continuare a scaldare una sedia quindi, dato che non sono legata alla poltrona, ho preferito andarmene. Continuerò ad occuparmi di politiche sociali, ma fino a quando ci sarà questa amministrazione lo farò per conto mio sotto forma di volontariato”.
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