Da un comunicato pubblicato il venerdì 21 novembre, sul sito “Aree Protette del Po e della Collina torinese” si apprende che, un'impresa agricola, che ha ottenuto il finanziamento dalla Comunità Europea per coltivare piante officinali nel SIC a Casalborgone, presso sede dell'ente Parco nella Cascina Vallere di Moncalieri, ha incontrato, il Direttore del Parco, i tecnici dell'Ente e il rappresentante di Coldiretti. Lo scopo dell'incontro, come scritto nel comunicato era: “esaminare la problematica, concordando in un verbale la soluzione di una serie di criticità emerse in seguito alla presentazione del progetto”. Nel comunicato, l'Ente evidenzia che “L’incontro si è tenuto anche su sollecitazione del Sindaco di Casalborgone Francesco Cavallero che ha contribuito per definire un momento di dialogo, nel solco della fattiva collaborazione aperta con l’Ente Parco sin dall’affidamento della gestione del SIC allo stesso ente.” Pensavo finalmente di poter dare una buona notizia ai casalborgonesi, leggendo il documento, si intende che l'Ente Parco e l'Amministrazione Comunale di Casalborgone abbiano finalmente capito che il “Piano di Gestione del SIC IT1110009”, quasi interamente su proprietà privata,è inattuabile per come concepito, in quanto crea solo scontento e problemi alle attività agricole. Per questo sarebbe più che mai opportuno creare occasioni di confronto finalizzate al trovare accordi con i portatori di interesse. Sentendo le dichiarazioni in merito dell'azienda agricola, appare subito evidente, a differenza di quanto pubblicato, che le cose differiscono da come si da ad intendere nel comunicato dell'Ente. Secondo l'azienda agricola, “l'accordo proposto dall'Ente”, consiste nell'impegnare l'azienda agricola a compiere interventi ed al mantenimento di azioni di miglioramento boschivo oltre alla realizzazione di un area umida, su un appezzamento di circa 1000 metri quadri, di proprietà dell'azienda, non interessato alla cultura delle piante officinali. Questo l'impegno richiesto dall'Ente, per consentire all'azienda agricola di poter coltivare erbe officinali su un appezzamento di proprietà dell'azienda stessa. Terreni che catastalmente risultano essere seminativi, ma che secondo l'Ente Parco, una parte di 3.300 metri quadri sono “prato perenne”, quindi al fine del poterli utilizzare per la coltivazione, l'Ente impone come compensazione per l'utilizzo di questa porzione di proprietà, obblighi e vincoli. L'azienda al momento si è solo detta disponibile a valutare le condizioni “imposte”, ma al momento non ha ancora accettato nessun accordo. “Ci è stato chiesto di trasformare un terreno, in fustaia e zona umida,” sostiene l'azienda “questo comporta un vincolo permanente, ed il taglio potrà essere effettuato solo tra i 40 e i 100 anni. Questo è un impegno sproporzionato rispetto al reddito prodotto dall'attività agricola. Un impegno che oltre a non essere produttivo, incide economicamente sull'azienda, ma per l'erario quella porzione di terreno è sempre soggetto a tassazione. In queste condizioni chi può essere mai disponibile ad acquistarlo? Prima di decidere dobbiamo fare le opportune valutazioni e parlare con il Sindaco di Casalborgone, il quale dovrà prendersi degli impegni precisi, qualcuno deve indennizzare il danno economico che stiamo subendo. Quando acquistammo i terreni, erano agricoli e senza questi vincoli, la nostra è un attività che deve produrre reddito, per poter sopravvivere, non siamo un ente di beneficenza”. Dopo aver sentito l'altra campana, il comunicato dell'Ente Parco assume un significato ben diverso da quanto appare, si dimostra essere solo un manifesto di propaganda. Un manifesto che ha molto di politico e nulla di ambientale, tanto che vengono esaltati i meriti del Sindaco Cavallero, che da quanto si legge, “ha contribuito per definire un momento di dialogo”. Ha contribuito così attivamente, che nessuno dell'Amministrazione Comunale di Casalborgone era presente all'incontro. Se Cavallero e i suoi, avessero realmente interesse nel contribuire allo sviluppo rurale ed alla tutela del territorio e dell'ambiente, avrebbero dovuto leggere molto attentamente le oltre 800 pagine di relazioni e regolamenti, prima di approvarli in Consiglio Comunale. Si sa, leggere costa tempo e fatica e gli amministratori Comunali, per mantenere l'impegno elettorale preso con gli elettori, hanno rinunciato all'indennità, quindi, visto che non sono pagati, si sentono autorizzati ad approvare documenti, che condizionano la vita dei cittadini, anche senza sentirsi in dovere di perdere tempo “prezioso“ in noiose letture di relazioni e regolamenti. Suona come beffa, la dichiarazione del direttore del parco Ippolito Ostellino: "Dialogando e comprendendo le rispettive esigenze si può sempre giungerne ad una soluzione a condizione di essere tutti disponibili a comprendere le necessità reciproche, lavorando insieme per risolvere i problemi e non per fomentare inutili polemiche. Da questo esempio partiamo per lavorare per sostenere con altre iniziative le attività agricole rispettose dell'ambiente nel territorio del SIC. Parchi e agricoltura possono essere alleati e sviluppare importanti progetti comuni." Se queste sono le premesse, non è ben chiaro cosa intenda il direttore nei termini “dialogo, comprensioni e rispettive esigenze”. Sicuramente, al direttore invece è ben chiaro che il “raggiungimento degli obbiettivi”, che lui stesso ha determinato, gli da diritto ad ottenere incentivi in busta paga. Poco importa se l'obbiettivo danneggia i proprietari che, costretti a subire, senza che nessuno accenni ad attivare azioni di indennizzo. Sembra quindi evidente che la frase del direttore “comprendendo le rispettive esigenze” debba fare riferimento solo solo alle proprie, in quanto il “premio” Ostellino, lo ottiene a spese dei proprietari dei terreni nel SIC, che sono anche invitati a subire in silenzio, così eviteranno di fomentare le inutili polemiche, che disturbano molto il direttore e le Amministrazioni Locali.
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