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04 Luglio 2018 - 10:42
Per il momento è solo una ipotesi. Ma è quella verso la quale stanno incrementando gli sforzi investigativi, gli uomini della Procura di Ivrea.
Perché il duplice omicidio di Pereira, in Colombia, dove il 16 giugno scorsi sono stati barbaramente uccisi l’impresario edile Roberto Gaiottino, 44 anni, e sua moglie Claudia Patricia Zabala, di 36, potrebbe essere stato architettato qui, in Piemonte, tra Torino e Barbania.
Ed è per questo motivo che il procuratore Giuseppe Ferrando ha aperto un fascicolo di indagine per omicidio, delegando i carabinieri del Nucleo investigativo di Torino per l’acquisizione degli atti, in modo tale da poter indagare a 360 gradi.
Il motivo è presto detto: la Procura vuole vederci chiaro anche negli affari che Gaiottino aveva in corso, o ha avuto nel recente passato, proprio nel capoluogo subalpino. Così come in tutta Italia.
Non è per nulla escluso che l’imprenditore possa aver “pestato i piedi” a qualche pezzo grosso dell’imprenditoria colombiana, magari collegato alla malavita nostrana, visto che quella terra è famosa per lo spaccio a livello industriale di droga.
Intanto ritarda il rientro in Italia della salma di Gaiottino, ancora sotto sequestro della procura colombiana che sta effettuando le indagini sul duplice omicidio. E, di riflesso, anche le esequie sono ancora un punto interrogativo, visto che, come già detto la scorsa settimana, quasi certamente verrà eseguita una nuova autopsia sul corpo per poter continuare le indagini della procura eporediese.
Procura che sta anche indagando sul passato e sui presunti legami della Zabala, che prima di incontrare Gaiottino era una modella ed hostess, molto quotata in Colombia prima che l’amore la portasse a prendere un aereo per raggiungere Barbania.
Ma, come più volte rimarcato dalla legale della famiglia, l’avvocato Federica Deboni, in casa Gaiottino si aspettano gli sviluppi delle due procure, per dare un nome, un volto e un motivo a questa tragedia.
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