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31 Maggio 2015 - 11:02
E' mancato l'altra settimana, per un tumore che se l'è portato via nel giro di un mese e mezzo. Sono stati celebrati nella mattinata di sabato 23 maggio, nella Chiesa Parrocchiale di Piverone, i funerali di Enzo Salamano. Aveva 77 anni. Sulla sua epigrafe è stato scritto "E' solo un arrivederci...In memoria di un uomo buono. Ciao Enzo, continueremo per te a chiedere verità e giustizia". Una dedica ed una promessa, da parte della compagna Claudia Risso.
Già, perché lui se n'è andato, ma la sua battaglia continua, e continuerà in Tribunale, dove, dal 2008, la coppia è diventata di casa, per una brutta storia, una sorpresa arrivata dall'altra parte dell'oceano e che si chiama Annetta. Con questo nome, almeno, si era presentata, alla porta di Enzo, una ragazza che sosteneva di essere sua nipote, figlia del fratello Silvio Salamano. Prima alcune lettere da Sant’Antonio del Texas, in Messico, poi l'arrivo all'aereoporto. Da quell'incontro si era aperta una voragine, legata alla proprietà di una vecchia casa di frazione Pobbia. Enzo l'aveva ereditata, dalla madre, ma, negli anni '80, aveva deciso di donarla al fratello Silvio, fuggito all’estero dopo una condanna per bancarotta fraudolenta. Un gesto magnanimo, nell’ottica dell’azegliese, affinché, nonostante i guai, "gli rimanesse almeno un tetto sotto cui tornare".
Silvio, però, non era più tornato. Aveva bussato alla porta, invece, la sedicente erede. Enzo non l'ha mai riconociuta. "Non so chi sia" ha sempre riferito nelle varie aule del tribunale, tanto da presentare una serie di esposti e mobilitare l’Interpool. E alla fine si era ritrovato lui stesso alla sbarra, accusato di appropriazione indebita.
"Ho promesso a Enzo che andrò avanti fino alla fine, anche per lui – racconta Claudia Risso -. La verità verrà fuori sell'identità di quei sedicenti parenti messicani".
Enzo Salamano era un funzionario Telecom. Aveva vissuto prevalentemente a Roma, Torino e in Val di Susa, per lavoro. In seguito alla notizia della morte del fratello era andato in Messico e lì aveva cominciato a raccogliere documenti e informazioni. Nel frattempo aveva cominciato a ristrutturare la casa malandata di Pobbia. Conclusi i lavori, il 24 dicembre 2000, l'affitturaria Risso aveva ricevuto il 26 dicembre la telefonata dal Messico. Negli ultimi nove anni, a causa delle vicende messicane, che gli avevano impedito l'uso della casa di Pobbia, dove era cresciuto, Enzo si era spostato a Rueglio, e poi a Piverone. Faceva parte del coro di Albiano e frequentava anche i gruppi di Azeglio, Ivrea e cori torinesi. Negli ultimi tempi aveva dovuto accantonare la passione per la musica e il canto a causa dei problemi di salute. Nonostante l'età il suo timbro tenorile era ancora limpido e perfetto. Era anche nel direttivo dell'associazione per i diritti degli anziani ADA di Ivrea, branca del patronato Uil.
Ai suoi funerali erano presenti i cori di Albiano e di Azeglio. Un amico gli ha dedicato la frase di Gramsci: "credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. l'indifferenza è abulia e parassitismo. E' vigliaccheria. Non è vita. perciò odio gli indifferenti ". E' seguito un applauso in Chiesa al termine della lettura.
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