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03 Ottobre 2014 - 16:24
Era tenuta segregata in casa, in stato di schiavitù, e costretta a vendere cocaina da suo fratello e dalla cognata: solo dopo aver portato la droga ai clienti della coppia, alla giovane, una marocchina di 18 anni, veniva dato da mangiare. Nel caso si fosse rifiutata, restava a digiuno. Un vero e proprio incubo per una ragazza venuta in Italia con la speranza di costruirsi una vita. Un dramma portato alla luce dai carabinieri della compagnia di Vigevano (Pavia), guidati dal capitano Rocco Papaleo. Il fratello della ragazza, 26 anni, e sua moglie, 22 anni, anche lei marocchina, dovranno rispondere di percosse, riduzione in schiavitù e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
Secondo le indagini condotte dai militari dell'Arma, qualche mese fa i genitori della giovane hanno convinto la figlia a trasferirsi in Italia a casa dal fratello. La ragazza è andata ad abitare in un appartamento di Mortara, in Lomellina, nel Pavese. Subito dopo essere arrivata, però, ha scoperto che il fratello e la cognata erano gli organizzatori di un vasto giro di spaccio di cocaina nel territorio al confine tra la provincia di Pavia e quella di Novara.
La giovane è stata subito costretta a "lavorare" con loro. Ha provato a ribellarsi, ma è stata costretta ad arrendersi con ripetute percosse e minacce. Le veniva dato da mangiare solo dopo aver portato la droga ai clienti, tra i quali figuravano persone di ogni ceto sociale: un commercialista, un'estetista, un operaio, una parrucchiera, la cassiera di un supermercato e anche alcuni studenti. Ogni dose di cocaina veniva venduta al prezzo di 50 euro. La storia è venuta alla luce durante le indagini contro lo spaccio di stupefacenti.
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