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23 Settembre 2014 - 15:25
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Il giudice del lavoro (sezione Civile) del Tribunale di Potenza, Rosa Maria Verrastro, ha accolto il ricorso presentato dagli operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat - Giovanni Barozzino (ora senatore di Sel), Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - sull'illegittimità dei licenziamenti avvenuti nel 2010.
L'azienda torinese li aveva licenziati per "aver bloccato la produzione durante uno sciopero interno" nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2010. Un mese dopo il giudice giudicò antisindacale il comportamento della Fiat - in base ai ricorsi presentati dalla Fiom - reintegrando i tre operai (due dei quali erano delegati del sindacato). Una successiva sentenza (del 2011) accolse invece il ricorso della Fiat, a cui seguì la decisione della Corte d'Appello, che ribaltò nuovamente la situazione dichiarando illegittimi i licenziamenti.
Dopo il reintegro definitivo deciso dalla sezione lavoro della Corte di Cassazione (nel 2013) sono stati i tre operai a presentare i ricorsi individuali sulla vicenda, sui quali si è espresso il giudice del lavoro, disponendo il pagamento delle indennità "commisurate alla retribuzione globale" da "calcolarsi dal giorno del recesso fino a quello di effettiva reintegra" e i contributi previdenziali.
"E' un'importante sentenza - ha detto in una nota il segretario lucano della Fiom, Emanuele De Nicola - che dimostra ancora di più la validità dell'articolo 18, che in questi giorni si sta tentando di cancellare, contro l'ingiustizia dei licenziamenti discriminatori che non possono essere barattati con i risarcimenti economici. La dignità del lavoro, prevista dalla nostra Costituzione, deve restare una battaglia di civiltà contro chi vuol confondere e dividere i lavoratori".
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