"Non c'erano le condizioni per salire, ce lo hanno detto anche i soccorritori. Mi chiedo perché Ferdinando l'abbia fatto. Un conto è andare da soli, ma perché portarsi mio figlio, perché?". Sotto al cielo cupo dell'eliporto di Courmayeur, non si dà pace l'imprenditore francese Halim Mazouni, otto alberghi a Parigi e una holding che spazia dall'edilizia al web. Suo figlio quindicenne, Jassim, è disperso da mercoledì mattina sul Monte Bianco insieme alla guida alpina valdostana Ferdinando Rollando. Al secondo giorno di ricerche e con il maltempo che imperversa, nessuno lo ha illuso. "Le speranze sono poche", conferma il comandante del Sagf di Entreves, Delfino Viglione. I suoi uomini e quelli del Soccorso alpino valdostano (Sav) oggi sono arrivati a perlustrare anche il Dome du Gouter fino alla capanna Vallot, a 4.362 metri, in territorio francese. Purtroppo nessuna traccia dei due dispersi. Così prima che l'imponente parete di granito svanisse di nuovo tra le nubi, l'elicottero ha riportato a valle i 12 soccorritori impegnati oggi nelle ricerche per quasi cinque ore. La speranza è che le temperature più alte dei prossimi giorni "assestino" la neve caduta in settimana, facendo emergere qualche traccia utile. "Ma già domani l'elicottero sarà a disposizione con un equipaggio per muoversi in caso di necessità", annuncia il direttore del Sav, Adriano Favre. Mentre sistema i bagagli nella sua Mercedes per tornare a Parigi in attesa di sviluppi, Halim Mazouni si lascia andare: "Rimpiango di avergli dato fiducia. Conosco bene Ferdinando, ormai da tre anni, mi aveva già portato sul Monte Bianco. Ma quella mattina i bollettini annunciavano condizioni meteo pessime, non c'era nessun'altro che saliva". L'ultimo contatto con il figlio è stato un sms, ricevuto alle 5 di quel mercoledì, qualche istante prima che lasciasse il rifugio Gonella (3.071 metri): "Papà c'è stata una schiarita, saliamo al Monte Bianco". Poi il silenzio ovattato della neve, arrivata un paio d'ore dopo a nascondere le tracce dei due dispersi che si erano da poco avviati verso l'affascinante via italiana al tetto d'Europa. Più in alto, oltre il ghiacciaio del Dome, c'è l'affilata cresta di Bionassay, da dove i soccorritori non escludono che i due dispersi possano essere precipitati. Per Jassim non è la prima volta sui quattromila. L'anno scorso era stato sul Monte Rosa. "Amava le sfide, ama le sfide. Non sappiamo se dobbiamo già parlare al passato. Ci rimane una residua speranza", sussurra la madre, Samia Brahimi. In auto c'è l'altra figlia, giovanissima, quasi coetanea di Jassim. Sul Monte Bianco Ferdinando Rollando è di casa. "Lo ha salito certo un centinaio di volte, forse di più. Almeno 15 ascese ogni stagione. E' una delle mete più ricercate dagli appassionati che accompagna, e lui l'ha raggiunta da tutti i versanti, ne conosce a memoria gli itinerari", ricorda Alessandro Gogna, tra i massimi esponenti dell'alpinismo italiano e collaboratore in passato della onlus Alpistan, fondata da Rollando in Afghanistan per promuovere l'alpinismo tra le pericolose vette del Paese dell'Asia centrale, e aiutare a imparare un importante lavoro alle persone che vivono quei luoghi sperduti. Oltre che guida alpina, Rollando, 52 anni, di Ollomont e originario di Sestri Levante, è anche architetto. Ha due figli, Ernesto e Virginia, che in questi giorni erano all'estero. "Per dare un giudizio sulle condizioni della montagna di quel mercoledì mattina - spiega Gogna - occorreva essere lì. E' a discrezione della guida la scelta se insistere o meno. Certo se hanno lasciato il rifugio Gonella alle 5 un dubbio c'è: normalmente si parte prima".
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