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Dormitorio, Sinistra Ecologista resta in maggioranza ma avverte Castello: “Ora basta ritardi”

La nota del segretario Frediano Dutto dopo il direttivo: confermato l’appoggio al sindaco, ma la gestione del caso non convince

Dormitorio, Sinistra Ecologista resta in maggioranza ma avverte Castello: “Ora basta ritardi”

Dormitorio, Sinistra Ecologista resta in maggioranza ma avverte Castello: “Ora basta ritardi”

Sinistra Ecologista resta in maggioranza. Ma non senza mettere dei paletti. E soprattutto non senza mettere agli atti una distanza politica dalla gestione del caso dormitorio da parte dell’amministrazione comunale guidata da Claudio Castello.

È questo il senso della nota diffusa questa mattina, mercoledì 31 dicembre, dal segretario cittadino Frediano Dutto, all’indomani di un direttivo tutt’altro che formale, in cui il tema dormitorio ha occupato il centro del dibattito. Nessuna rottura immediata, dunque. Ma neppure un via libera pieno. Piuttosto, una presa di posizione che certifica un disagio profondo, e che prova a tenere insieme due piani sempre più difficili da conciliare: la lealtà alla coalizione e la critica alla linea seguita.

La nota parte da una ricostruzione cronologica, quasi a voler rimettere ordine dopo settimane di polemiche. «A seguito del fiorire di informazioni di vario tipo, spesso infondate e quasi sempre inesatte, intendiamo fare una descrizione dei fatti in modo cronologico e dare una nostra valutazione politica sul tema», scrive Sinistra Ecologista. Una premessa che già dice molto: il clima è teso, la narrazione pubblica è sfuggita di mano, e il partito sente il bisogno di marcare un proprio perimetro politico.

La storia del dormitorio viene ripercorsa dall’inizio: apertura nel 2016, accordo tra ASL To4, Comune e CISS, spese condivise, presidio notturno garantito. Poi lo strappo del 2021, quando l’ASL si sfila e il servizio resta interamente sulle spalle del Comune. Una scelta subita, ricordano, non cercata. Da lì in avanti, il servizio procede tra limiti evidenti e risorse ridotte. «La valutazione del servizio a seguito di questi anni di gestione presenta dei chiaroscuro», ammette il documento, elencando vincoli e rigidità: solo uomini, solo residenti, nessun animale, uscita obbligata al mattino, nessuna vera rete di accompagnamento.

Ed è qui che Sinistra Ecologista compie un passaggio delicato ma politicamente rilevante: riconosce le criticità del servizio, ma non ne trae una giustificazione automatica per la chiusura. Anzi. Quando si arriva alla decisione del sindaco, a fine 2024, il giudizio è netto: «La nostra forza politica non accolse favorevolmente questa decisione anche in considerazione del periodo invernale». Tanto che viene rivendicato un risultato politico preciso: la proroga fino all’estate 2025. Un modo per dire che, senza Sinistra Ecologista, la chiusura sarebbe arrivata prima.

Il nodo vero, però, sta tutto nei mesi successivi. Il tentativo di costruire un’alternativa con il terzo settore non va a buon fine. Il tempo passa. Le soluzioni restano sulla carta. E quando si arriva a dicembre, il problema esplode. La nota lo dice senza giri di parole: «Si è arrivati al 30 dicembre per concretizzare una risposta alla chiusura del dormitorio». Una frase che pesa come un macigno, perché certifica il ritardo, l’assenza di una strategia pronta, la gestione emergenziale di una scelta che emergenziale non era.

La valutazione politica è riassunta in una formula tanto semplice quanto efficace: “Bene ma non benissimo”. La soluzione trovata evita che le persone restino in strada, ma non convince. Non basta. Non può essere considerata un punto di arrivo. E infatti Sinistra Ecologista alza il tiro e detta una linea per il futuro: «Chiediamo in modo puntuale che l’amministrazione cittadina, unitamente alle forze di maggioranza, diano avvio immediato alla costituzione di una rete solidale con le realtà associative del territorio».

Qui sta il cuore politico della nota. Non una difesa dell’esistente, ma una richiesta di cambio di passo immediato. La marginalità sociale, scrivono, non può essere gestita in solitudine da un Comune come Chivasso. Serve una cornice, serve una regia pubblica, serve una rete stabile. E soprattutto serve tempo. Quel tempo che, ammettono implicitamente, è stato perso.

Il passaggio finale è quello più politico. Sinistra Ecologista conferma il sostegno al sindaco, ma introduce una parola chiave: vigilanza. «I prossimi mesi che ci vedranno protagonisti politicamente come gruppo in questa maggioranza, saranno di vigilanza a questo processo». Non una formula rituale. Un avvertimento. Il sostegno non è incondizionato. E gli errori «nelle modalità e nelle tempistiche compiuti nel recente passato» non dovranno ripetersi.

Tradotto: il caso dormitorio ha lasciato il segno. Ha messo in discussione metodi, tempi, priorità. Sinistra Ecologista resta, ma non archivia. E se il sindaco ha scelto la strada della toppa dell’ultimo minuto, il suo alleato più a sinistra ha deciso di restare al tavolo con gli occhi aperti e il cronometro in mano.

Oggi il dormitorio non c'è più

La storia del dormitorio comunale di Chivasso non è un incidente dell’ultima settimana. È una scelta politica maturata nel tempo, accompagnata passo dopo passo da atti amministrativi precisi. Aperto nel 2015–2016 come risposta concreta a un’emergenza reale — evitare che persone senza dimora dormissero in pronto soccorso o per strada — il servizio nasce come presidio minimo di dignità, non come progetto di reinserimento sociale strutturato. Per anni funziona grazie a un equilibrio fragile: ASL, CISS e Comune insieme.

Dal 2021 quell’equilibrio si rompe. L’ASL si sfila, il CISS prepara il rientro in possesso dei locali, il peso ricade interamente sul Comune. Da lì in avanti inizia il disimpegno, non dichiarato ma progressivo: meno risorse, meno posti, meno centralità politica. Il bilancio parla chiaro: 56 mila euro nel 2024, 28 mila nel 2025, zero dal 2026. La chiusura non è un’improvvisazione: è programmata.

Nei mesi successivi l’amministrazione promette alternative, parla di nuovi modelli, evoca il terzo settore. Ma le soluzioni non arrivano. Il tempo passa, l’inverno si avvicina, il dormitorio resta aperto solo grazie a una proroga. Fino a dicembre, quando la chiusura diventa realtà e il Comune corre ai ripari con una soluzione emergenziale decisa il 30 dicembre, a ventiquattro ore dallo stop: un riparo temporaneo, senza servizi, senza presidio, senza progetto.

Il punto politico sta tutto qui: non nella difficoltà del tema, reale e complesso, ma nella gestione dei tempi e delle priorità. Il dormitorio non è stato superato da un modello migliore: è stato lasciato spegnere senza che il nuovo fosse pronto. E quando la pressione pubblica è diventata insostenibile, è arrivata la toppa.

Oggi il dormitorio non c’è più come servizio strutturato. Al suo posto c’è una promessa, ancora una volta al futuro. Ed è per questo che la vicenda resta aperta: perché non riguarda solo cinque posti letto, ma il modo in cui una città decide se la marginalità è un problema da governare o un fastidio da spostare più in là.

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