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Bomba del collegio sindacale sulla Città della salute, ma il direttore generale è in vacanza in Thailandia

Proroghe, conti in rosso e debiti mai chiariti: alla Città della Salute i revisori scrivono durante le feste e ricordano che l’intramoenia non va in ferie. La scadenza del 31 dicembre incombe

Bomba del collegio sindacale sulla Città della salute, ma il direttore generale è in vacanza in Thailandia

Livio Tranchida

C’è chi a Natale scarta regali e chi, invece, scarta delibere. Alla Città della Salute di Torino il clima festivo è stato interrotto da una lettera tutt’altro che augurale: quella del collegio sindacale, che ha deciso di alzare l’indice – non quello per il brindisi – sulla nuova proroga della convenzione con la Clinica Fornaca per l’attività intramoenia dei medici di corso Bramante. Un intervento che rompe il silenzio natalizio e riporta tutti, con una certa brutalità, alla realtà dei conti, delle carte e delle responsabilità.

Una lettera indirizzata al direttore generale Livio Tranchida, che nel frattempo si godeva le vacanze in Thailandia. Evidentemente il collegio ha pensato che non ci fosse momento migliore delle feste per ricordare che, tra panettoni, ferie esotiche e voli intercontinentali, la legittimità degli atti amministrativi resta una cosa seria. Anche – e forse soprattutto – sotto l’albero.

Il punto è semplice, almeno sulla carta. La convenzione era già scaduta, le proroghe si sono sommate come i brindisi di fine anno e l’ultima delibera, firmata il 30 ottobre scorso, non ha convinto per nulla i revisori. Troppo poco chiara, troppo poco documentata, troppo poco… legittima. Tanto che il collegio – composto da Maria Di Iorio, Roberto Guerrieri e Alberto De Gregorio – ha chiesto una raffica di integrazioni, carte, chiarimenti, prospetti economici e verifiche contabili. Una lista che assomiglia più a un inventario di fine gestione che a un semplice parere tecnico.

Non è un dettaglio. Perché il 31 dicembre scade l’ennesima proroga concessa alla clinica privata, motivata ufficialmente con l’entrata in vigore delle nuove regole regionali sulla libera professione. Una motivazione che, letta oggi, suona sempre più come una giustificazione di comodo. Nel frattempo, infatti, restano aperte vecchie questioni mai davvero risolte, accuratamente rimosse dal dibattito pubblico ma mai scomparse dai fascicoli.

Come quella del presunto debito milionario della Fornaca nei confronti della Città della Salute, emerso ai tempi del commissario Thomas Schael. Una vicenda che allora aveva acceso riflettori e polemiche, salvo poi finire comodamente in secondo piano dopo il suo siluramento. Debito archiviato? Recuperato? Dimenticato? Domande che tornano oggi con forza, perché quel buco non si è mai chiuso davvero.

Un debito che supera i due milioni di euro e che ora torna nero su bianco nella lettera del collegio sindacale, con una richiesta tutt’altro che casuale: copia dell’accordo di rientro dei crediti, stato degli incassi, scadenze, eventuali compensazioni. Tradotto dal burocratese: i soldi dove sono finiti? E soprattutto: qualcuno li sta davvero recuperando o si continua a far finta di niente, proroga dopo proroga?

Ma non è tutto. I revisori mettono il dito anche su ciò che nella delibera non c’è. Chiedono un quadro economico analitico della proroga: costi diretti e indiretti, riparti, tempi di incasso. E – dettaglio tutt’altro che secondario – le misure di riequilibrio. Parola che a corso Bramante suona quasi come una bestemmia, visto che sul capitolo intramoenia pende ancora uno sbilancio da circa 400 mila euro nel bilancio 2024.

Clinica Fornaca

Uno sbilancio che la legge non ammette. Perché se la libera professione va in rosso, la norma è chiara: dovrebbe scattare lo stop immediato dell’attività e l’adeguamento delle tariffe per ristabilire il pareggio. Ma di stop non se ne sono visti. E di adeguamenti nemmeno l’ombra. Il tutto mentre il bilancio resta in attesa del via libera regionale e il grattacielo della Sanità osserva, prende nota, ma non interviene.

Il collegio sindacale, va ricordato, non è nuovo a interventi pesanti. Con un esposto presentato nel dicembre 2023 contribuì ad accendere il faro della Procura sull’intramoenia, un’inchiesta che oggi conta 16 rinvii a giudizio tra ex direttori e dirigenti della Città della Salute. Insomma, non proprio dei rompiscatole in cerca di visibilità, ma un organismo che ha già dimostrato di saper andare fino in fondo.

Ora la palla torna a Tranchida, che al rientro dalle ferie si troverà sulla scrivania una domanda tanto semplice quanto scomoda: basteranno pochi giorni per mettere insieme tutto quello che manca? O si andrà avanti lo stesso, proroga dopo proroga, confidando che il calendario e le feste aiutino a stemperare le tensioni?

Lo scenario di un blocco dell’attività intramoenia alla Clinica Fornaca non è affatto fantascienza. I tempi sono strettissimi e le richieste del collegio assomigliano più a un atto d’accusa che a un invito bonario. Una delibera confezionata sotto l’albero rischia ora di esplodere come un petardo di Capodanno, con effetti tutt’altro che decorativi.

Insomma, alla Città della Salute il 2025 potrebbe chiudersi non con i fuochi d’artificio, ma con il conto – salato – di anni di proroghe, omissioni, conti lasciati a metà e problemi rinviati. E questa volta, più che brindare, toccherà spiegare.

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