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Pronto soccorso sotto pressione in Piemonte: influenza e virus affollano le corsie fino all’Epifania

Virus respiratori in aumento, la medicina territoriale rallenta e gli ospedali reggono a fatica l’ondata

Pronto soccorso sotto pressione in Piemonte: influenza e virus affollano le corsie fino all’Epifania

Pronto soccorso sotto pressione in Piemonte: influenza e virus affollano le corsie fino all’Epifania (immagine di repertorio)

L’incrocio tra la stagione influenzale, le festività e il rallentamento dell’assistenza territoriale sta producendo effetti visibili in tutto il Piemonte. I pronto soccorso lavorano oltre la soglia ordinaria, le attese per un posto letto si allungano e il sistema sanitario regionale affronta giorni di forte stress che, secondo le stime, non si attenueranno prima dell’Epifania.

I numeri spiegano il quadro meglio di qualsiasi allarme. L’ultimo rapporto RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità colloca il Piemonte in una fascia di alta intensità per le infezioni respiratorie acute. In pratica, su mille assistiti, 18 risultano colpiti da virus respiratori. Non è un caso isolato: la stessa soglia riguarda Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo e Sicilia, mentre in altre regioni italiane i livelli sono addirittura molto alti. Ma è sul fronte ospedaliero che l’impatto diventa concreto.

Nelle ultime due settimane gli accessi ai pronto soccorso piemontesi sono cresciuti di circa il 20%, con punte che arrivano al 30% nelle aree più critiche. La notte di Santo Stefano, ad Asti, è diventata un caso: 25 arrivi in ambulanza in poche ore, con la necessità di dirottare diversi pazienti verso Alessandria e Chieri per mancanza di posti disponibili. Questa mattina, secondo i dati regionali, circa 400 persone risultavano in attesa di ricovero negli ospedali piemontesi, segno di una catena che fatica a scorrere.

Il motivo non è uno solo. Alla circolazione virale intensa si somma l’effetto calendario. I giorni festivi consecutivi e le ferie dei medici di base stanno spostando verso l’emergenza una parte della domanda che, in condizioni normali, verrebbe intercettata sul territorio. Il risultato è un imbuto: più pazienti che arrivano in pronto soccorso, meno dimissioni rapide, reparti che si riempiono e tempi di attesa che si dilatano.

Sul piano clinico, l’influenza non è l’unico protagonista. In queste settimane circolano contemporaneamente virus influenzali, Covid-19, virus respiratorio sinciziale (RSV), enterovirus e agenti responsabili di gastroenteriti. A trainare i contagi, secondo le segnalazioni sanitarie, è soprattutto il ceppo A/H3N2, in particolare la cosiddetta variante K, caratterizzata da mutazioni che ne aumenterebbero la capacità di aggirare le difese immunitarie. L’effetto si vede soprattutto su anziani e persone fragili, che sviluppano quadri più intensi e finiscono più spesso in ospedale.

In questo contesto, il comportamento dei cittadini fa la differenza. I medici ribadiscono che febbre alta persistente, difficoltà respiratorie, disidratazione o un peggioramento rapido dei sintomi richiedono una valutazione urgente. Nei casi lievi, invece, è fondamentale rivolgersi prima alla continuità assistenziale e non intasare il pronto soccorso. Proteggere le persone fragili resta una priorità concreta: mascherina nei luoghi affollati, ambienti ben aerati, igiene delle mani e attenzione ai contatti con anziani e cronici. Riposo e idratazione rimangono strumenti semplici ma efficaci nei quadri non complicati.

Lo sguardo delle aziende sanitarie è già rivolto alle prossime settimane. Il picco influenzale non dovrebbe rientrare prima dell’Epifania, il che significa mantenere alta la guardia sulla disponibilità dei posti letto, rafforzare il raccordo tra ospedali e territorio e gestire con attenzione i flussi in entrata. Per il sistema sanitario, è una prova di tenuta. Per i cittadini, la scelta consapevole dei percorsi di cura diventa parte della soluzione, nel momento in cui la domanda di assistenza cresce più velocemente della capacità di risposta.

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