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22 Dicembre 2025 - 15:07
Comuni montani, il taglio dei finanziamenti si ferma (per ora)
Una proroga per prendere tempo e un tavolo che resta aperto. Sul futuro dei Comuni montani il confronto tra Regioni e Governo entra in una fase decisiva, dopo le forti proteste suscitate dallo schema di decreto che avrebbe escluso circa 1.100 Comuni dalla classificazione. Nella riunione svoltasi questa mattina a Roma, il ministro Roberto Calderoli ha confermato la disponibilità a un’ulteriore fase di dialogo e ha accolto la richiesta di rinviare le decisioni, in attesa di una proposta unitaria delle Regioni.
Il nodo è tutto politico e tecnico insieme. La bozza di regolamento, così come era stata presentata, ha sollevato reazioni trasversali nei territori, soprattutto nelle aree interne e alpine, dove il riconoscimento di Comune montano non è solo un’etichetta ma incide su finanziamenti, servizi e politiche di sviluppo. Da qui la scelta di congelare il percorso e rivedersi entro una settimana, con l’obiettivo di arrivare a una sintesi condivisa.
Dal ministero viene ribadito un punto fermo: i criteri attuali non sono nati per caso, ma sono il risultato del lavoro di tecnici indicati dagli enti territoriali stessi. Calderoli ha richiamato più volte alla responsabilità e alla necessità di proposte serie e coerenti, evitando logiche di parte. Allo stesso tempo, però, anche le Regioni riconoscono che l’elenco vigente presenta paradossi evidenti, con territori formalmente “montani” che di montagna hanno ben poco e, al contrario, aree realmente montane che rischiano di perdere il riconoscimento.

Roberto Calderoli
Il confronto, nelle intenzioni del ministro, non si fermerà al livello regionale. Una volta definita una posizione comune, la proposta sarà sottoposta anche a Comuni e Province, per allargare il perimetro della condivisione e scongiurare nuove fratture istituzionali. L’obiettivo dichiarato resta quello di valorizzare la “vera montagna”, applicando criteri oggettivi e reali, in linea con la Legge 131/2025 e con l’articolo 44 della Costituzione, che tutela e promuove le aree montane.
La partita, dunque, è tutt’altro che chiusa. La proroga concessa da Calderoli è un segnale politico chiaro: senza un’intesa larga, il rischio è di alimentare ulteriori tensioni tra centro e periferia. Nei prossimi giorni si capirà se le Regioni riusciranno davvero a parlare con una sola voce e se il nuovo elenco dei Comuni montani saprà tenere insieme buonsenso, equità territoriale e sostenibilità delle politiche pubbliche.
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