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Boccardo di San Mauro, l'assemblea spacca il circolo: sì allo spostamento, ma decine di iscritti scappano

Il circolo Arci si è riunito sabato 13 per lo spostamento della sede al parco Einaudi. Vince il sì con ampia maggioranza, ma da luglio scorso 50 iscritti se ne sono andati

Boccardo di San Mauro, l'assemblea spacca il circolo: sì allo spostamento, ma decine di iscritti scappano

Boccardo di San Mauro, l'assemblea spacca il circolo: sì allo spostamento, ma decine di iscritti scappano

L’assemblea straordinaria di sabato 13 dicembre doveva servire a chiarire. Nei fatti, per una parte dei soci del Centro Boccardo di San Mauro Torinese, ha certificato una frattura ormai irreversibile. Il trasferimento della sede legale è stato approvato a larga maggioranza, ma fuori dalla sala il clima era tutt’altro che pacificato. Anzi: tra i corridoi e sul marciapiede si è consumato uno strappo che va ben oltre una scelta logistica.

A raccontarlo è un ex tesserato storico, oggi fuori dal circolo proprio per dissenso sul percorso intrapreso dal direttivo. Non ha potuto partecipare all’assemblea perché non più iscritto, ma era presente all’esterno della struttura per chiedere chiarimenti. Un’attesa durata diversi minuti, conclusasi non con un confronto diretto con la presidente, ma con un faccia a faccia inatteso.

Secondo il suo racconto, a parlargli per primo è stato l’ex presidente del circolo, Rudy Lazzarini, che lo avrebbe subito invitato a non contattare più la presidente, sostenendo che non ne avesse titolo. «Mi ha detto chiaramente di non telefonarle più, perché non sono più tesserato», riferisce. Un approccio che l’ex iscritto definisce «poco ortodosso», e che ha immediatamente irrigidito i toni.

Il nodo centrale, ribadito più volte, resta quello del metodo. L’ex tesserato sostiene che lo statuto prevederebbe il coinvolgimento dell’assemblea su decisioni di questo peso, mentre il direttivo avrebbe inizialmente sostenuto che il passaggio assembleare non fosse necessario. «Poi però l’assemblea l’hanno fatta lo stesso. E oggi mi dicono che serviva solo come adempimento tecnico, per distinguere tra sede legale e sede operativa. A me sembra un’arrampicata sugli specchi», commenta.

Il confronto, racconta, si è rapidamente acceso. Quando ha provato a spiegare che, a suo avviso, la presidente non avrebbe reale potere decisionale, la discussione è degenerata. Da lì, accuse reciproche, parole grosse, e la sensazione di un dialogo ormai impossibile: «Io non offendo nessuno, posso alzare la voce ma non offendo. Eppure mi sono sentito trattare come un problema».

Uno dei punti più delicati riguarda la trasparenza interna. L’ex tesserato riferisce che un socio ancora iscritto aveva formalmente richiesto statuto e verbali del 2025. Di questi, sarebbe stato consegnato solo l’ultimo, quello di ottobre. Mancava invece un verbale precedente, in cui – secondo il direttivo – sarebbe stato espresso il consenso dei soci al cambio di sede. «Quel verbale non esiste. Non è in bacheca, non è nella cartellina. Il segretario non ha potuto mostrarlo perché non c’è», aggiunge.

Durante l’assemblea, l’ex tesserato non è stato ammesso a intervenire. Gli sarebbe stato detto che poteva entrare, ma senza parlare. Una condizione che ha rifiutato. «Entrare e stare zitto non aveva senso. Non potevo votare, lo sapevo, ma almeno parlare sì. Invece no».

Il voto finale ha sancito il sì al trasferimento della sede legale, con una netta maggioranza. Ma fuori dalla sala, la percezione è stata un’altra. «Ci sentiamo presi in giro», dice senza mezzi termini. E soprattutto, emerge un dato che il direttivo – secondo lui – avrebbe completamente sottovalutato: l’uscita in massa di decine di soci.

«Nel giro di poco tempo hanno perso circa cinquanta persone. Cinquanta. Siamo andati in parrocchia perché non avevamo più uno spazio. Io personalmente ho fatto trentasei tessere documentate lì. Ma siamo in cinquanta». Un esodo silenzioso, fatto senza clamore, che avrebbe colpito soprattutto persone anziane. «Alcuni hanno 85 o 90 anni. D’inverno non attraversano un ponte al buio, a piedi o in bici, per andare al parco Einaudi. Se non capiscono questo, di che socialità stiamo parlando?».

Ancora più amara, per l’ex iscritto, la risposta ricevuta quando ha fatto notare al direttivo la perdita di tesserati: «Mi hanno detto che non se ne sono accorti. Cinquanta persone che se ne vanno, e non se ne accorgono».

Da qui la sensazione di uno scollamento profondo tra chi guida il circolo e una parte della sua base storica. Una distanza che non riguarda solo la sede, ma il modo di intendere la partecipazione e il rapporto con i soci più fragili. «Parlano di numeri, di iscritti, ma molti sono persone che partecipano solo a viaggi o attività occasionali, come le vacanze estive in Romagna. La vita vera del circolo è un’altra», conclude.

La frattura, a oggi, appare tutt’altro che ricomposta. Il voto ha chiuso formalmente una partita, ma ne ha aperta un’altra, più complessa e più profonda: quella sulla fiducia. E mentre il Centro Boccardo guarda avanti, una parte dei suoi ex iscritti ha già voltato pagina, trovando altrove uno spazio di ritrovo. Senza clamore, ma con la sensazione di non essere stati ascoltati.

Il Boccardo di San Mauro cambia sede (o forse no). Il direttivo decide, i  soci protestano - Giornale La Voce

L'ex Cral al parco Einaudi. Sarà la nuova sede del Boccardo.

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