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La Roma ringhia, il Como si arrende: tre punti sudati, ma Gasp può sorridere

Prestazione totale dei giallorossi, dominio tattico e mentale contro un avversario scomodo e mai banale

La Roma ringhia

La Roma ringhia, il Como si arrende: tre punti sudati, ma da grande squadra

La Roma vince 1-0 contro il Como e lo fa con un’autorità che va oltre il risultato minimo. È una vittoria di sostanza, di controllo, di lettura perfetta della partita. Un successo che arriva nel momento giusto, dopo due sconfitte consecutive che avevano tolto certezze, classifica e anche il primo posto, lasciando il segno soprattutto dopo la battuta d’arresto con il Napoli, seguita da un altro passo falso che aveva fatto suonare più di un campanello d’allarme.

Contro il Como, però, la Roma si è ritrovata. E lo ha fatto nel modo più convincente possibile, annichilendo per lunghi tratti una squadra che, per identità e coraggio, è tra le più difficili da affrontare. Il Como non rinuncia mai alla costruzione dal basso, gioca, rischia, espone. Ed è proprio lì che la Roma costruisce la sua partita, con un pressing alto feroce, coordinato, continuo. Già nel primo tempo i giallorossi recuperano una quantità impressionante di palloni sulla trequarti avversaria, senza però riuscire a capitalizzare quanto prodotto.

La fase di non possesso, già vista a livelli altissimi a Glasgow, viene riproposta con la stessa intensità. Il Como fatica a respirare, Nico Paz viene schermato con attenzione, le linee sono corte, aggressive, intelligenti. A questo si aggiunge una crescente verticalità nel possesso, richiesta a gran voce da Gasperini già intorno al ventesimo minuto. La Roma accelera, prova a fare male, ma paga una certa mancanza di concretezza, tra scelte sbagliate e ultimi passaggi imprecisi. Resta anche il dubbio per un possibile rigore su Ndicka, anticipatore netto e poi colpito in area, ma la partita resta aperta.

Il secondo tempo riparte sulla stessa traccia: intensità, duelli continui, ritmi alti. Il gol sembra non voler arrivare, poi ci pensa Wesley a rompere l’equilibrio con il gesto tecnico più bello della gara. Un tiro potente, preciso, chirurgico, a fil di palo. Un gol che non è solo una rete, ma la fotografia di una squadra che non smette di crederci.

Nel finale arriva un fisiologico calo. Il Como prova ad alzarsi, costruisce qualche scorribanda, ma senza mai dare la sensazione di poter davvero ribaltare l’inerzia. La Roma gestisce, soffre il giusto e porta a casa tre punti che valgono tantissimo, anche perché significano quarto posto in solitaria, preso con pieno merito.

Tra i singoli spicca Rensch, impeccabile per attenzione e pulizia difensiva su Addai. Molto positivo Ferguson, tornato ai livelli di Roma-Bologna: tanta corsa, sacrificio, lavoro sporco, gli è mancato solo il gol. E poi Cristante, ovunque: recupera, costruisce, si inserisce, randella quando serve. Una prestazione completa, da leader silenzioso.

Questa vittoria era fondamentale. Serviva per fermare l’emorragia, per reagire al contraccolpo psicologico delle sconfitte, per dimostrare che la Roma c’è, eccome. E continua a far sognare i tifosi giallorossi. Resta una domanda sospesa, che accompagna questa stagione: cosa sarebbe potuta essere questa squadra con una punta vera e con qualche infortunio in meno. Intanto, però, la realtà dice che la Roma è viva, competitiva e di nuovo pericolosa. E battere questo Como, così, non era affatto scontato.

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