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Polveri sottili oltre il limite, Torino soffoca nello smog anche nel 2025

Superata la soglia dei giorni consentiti, l’aria resta un problema strutturale. La politica è chiamata a intraprendere azioni concrete

Polveri sottili oltre il limite, Torino soffoca nello smog anche nel 2025

Polveri sottili oltre il limite, Torino soffoca nello smog anche nel 2025 (immagine di repertorio)

Torino torna oltre i limiti di legge per il Pm10. Lo fa nel 2025 con tempi più lunghi rispetto agli anni peggiori, ma con un esito che non cambia: anche quest’anno la città supera il numero massimo di giorni consentiti con concentrazioni oltre la soglia giornaliera. Il dato certificato arriva dalla stazione di traffico urbano di Torino Rebaudengo, che il 14 dicembre ha registrato il 36° giorno di superamento del valore limite di 50 microgrammi per metro cubo, oltre i 35 giorni ammessi dalla normativa sulla qualità dell’aria.

È una soglia formale, ma non simbolica. La legislazione europea fissa quel tetto come spartiacque tra una qualità dell’aria considerata accettabile e una che non lo è. Superarlo significa, senza interpretazioni, essere fuori norma. E Torino, ancora una volta, lo è.

Il 2025 va però letto dentro una serie storica che racconta oscillazioni, miglioramenti relativi e un problema strutturale che non si risolve. Nel 2024, sempre alla stazione di Rebaudengo, il limite dei 35 giorni era stato raggiunto il 19 novembre, quindi circa un mese prima rispetto a quest’anno. Nel 2023 la situazione era stata ancora più critica: la soglia era stata toccata il 24 febbraio, a meno di due mesi dall’inizio dell’anno. Ancora peggio nel 2022, quando i 35 superamenti erano stati raggiunti addirittura il 18 febbraio, segnalando una concentrazione prolungata di episodi critici già nel cuore dell’inverno.

Il confronto dice una cosa chiara: il 2025 non è tra gli anni peggiori, ma non è nemmeno un anno “in regola”. È un anno in cui il superamento arriva più tardi, ma arriva comunque. Il risultato finale resta identico: il limite annuale è stato oltrepassato.

Uno schema simile emerge osservando la stazione di Torino Lingotto, classificata come fondo urbano e quindi meno esposta al traffico diretto. Qui, il 14 dicembre 2025, il contatore ha raggiunto esattamente i 35 giorni di superamento, senza andare oltre. Un dato che, formalmente, mantiene la centralina entro il limite massimo, ma che si colloca anch’esso in una dinamica di ripetizione ormai nota. Nel 2024 il Lingotto aveva raggiunto i 35 giorni già il 16 novembre, nel 2023 il 29 dicembre, mentre nel 2022 anche qui la soglia era stata toccata il 18 febbraio, in pieno inverno.

L’anticipo o il ritardo nel raggiungimento del limite dipende da molti fattori: condizioni meteorologiche, inversioni termiche, periodi di alta pressione prolungata, oltre ovviamente alle emissioni legate a traffico e riscaldamenti. Ma il quadro complessivo racconta una costante: Torino oscilla intorno al limite, spesso lo supera, raramente se ne allontana davvero.

È in questo contesto che Arpa Piemonte sottolinea come il 2025, considerando il periodo 2015–2025 e i dati da inizio anno fino al 14 dicembre, sembri caratterizzarsi come uno degli anni con il minor numero di superamenti del valore limite giornaliero del Pm10. Un’affermazione corretta sul piano statistico, che fotografa un miglioramento rispetto agli anni più critici della serie storica, ma che non ribalta il giudizio complessivo.

Perché anche uno degli “anni migliori” finisce comunque oltre la soglia di legge. Il miglioramento è relativo, non risolutivo. E questo rende evidente come il problema non sia episodico, ma strutturale. Le centraline più esposte, come Rebaudengo, continuano a intercettare una combinazione di traffico urbano intenso, riscaldamento civile e condizioni atmosferiche sfavorevoli che, ciclicamente, porta al superamento dei limiti.

Il 2025 dimostra che è possibile ritardare lo sforamento, ma non ancora evitarlo. E questo è il punto politico e ambientale centrale. La città riesce a non replicare gli scenari più gravi del passato recente, ma non riesce a rientrare stabilmente nei parametri fissati dalla normativa. La distanza tra miglioramento statistico e rispetto effettivo delle regole resta tutta lì.

A fine anno, dunque, Torino si ritrova con un bilancio già visto: meno peggio di altri anni, ma ancora fuori legge. Un dato che pesa, perché conferma come la qualità dell’aria resti una delle fragilità irrisolte della città. E perché, al di là delle curve storiche e dei confronti annuali, ciò che conta è un numero secco: 36 giorni di Pm10 oltre il limite. Uno di troppo.

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