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12 Dicembre 2025 - 15:44
Guelpa, il rinnovo del cda accende la corsa alle seggiole
Nel giugno scorso attorno alla Fondazione Guelpa si era celebrata una grande festa. Parole altisonanti, rotte “future” già tracciate, annunci di una trasformazione che prometteva di guardare ben oltre la semplice erogazione di contributi. Una narrazione ambiziosa, quasi salvifica, costruita per raccontare un ente pronto a reinventarsi.
Oggi, però, è un altro giorno. E il clima è decisamente diverso. Sul tavolo non c’è più il futuro in astratto, ma una domanda molto concreta: che cosa farne, della Fondazione, in vista del rinnovo del consiglio di amministrazione. Per la cronaca e non solo per quella, il cda è oggi composto dal presidente Bartolomeo Corsini, dalla vicepresidente Daniela Broglio e dai consiglieri Giacomo Bottino, Sabrina Gonzatto e Giancarlo Guarini.

Piazza Ottinetti, Museo Garda
Pare – ed è bene sottolineare il "pare" – che Laboratorio Civico rivendichi il diritto di indicare il prossimo presidente. Pare, - e sottolineiamo "pare" - che si sia già fatto il nome di Dimitri Buracco Ghion, fondatore di Laboratorio Civico, ex segretario del Pd, protagonista di iniziative culturali e sociali legate alla rigenerazione urbana e alla comunità tramite ICO Impresa Sociale. Tutto regolare, per carità. Nulla di eccezionale! Così funziona la politica. Le poltrone si spartiscono e non sempre in parti uguali.
«Il nuovo cda lo deciderò io – ci dice senza tema di smentita il sindaco Matteo Chiantore – Laboratorio Civico ci ha solo chiesto di attivare un tavolo per iniziare a discutere del futuro dell’ente…».
E - va detto - rientra nella normalità il fatto che un sindaco possa fregarsene o decida che sia più "conveniente" mettere il cappello sopra le decisioni prese da altri per evitare fratture in una maggioranza decisamente composita.
Vabbè… Diciamo che se il tavolo ci sarà davvero, ogni componente della maggioranza arriverà con la propria “formazione”. Laboratorio Civico con Erna Restivo, Alberto Garretto e (toh, guarda) Dimitri Buracco. Il Movimento 5 Stelle con Massimo Fresc, Enrico Bandiera e Massimo Giovara. Viviamo Ivrea non ha ancora sciolto le riserve, ma i nomi che circolano sono quelli di Vanessa Vidano, Elena Ruffino e Mauro Anzola. E il Pd? Porterà certamente il sindaco, insieme a Barbara Manucci e al segretario Francesco Giglio.
Tutto questo sempre che non salti il "tavolo" e non ci si affidi alle più classiche riunioni di maggioranza... Perchè mai la politica dovrebbe mettersi a decidere la gestione di un ente che la stessa politica aveva deciso di tenere fuori dal proprio recinto?
Il problema, però, non è solo politico. È soprattutto economico. Con i soldi che verranno spesi per l’abbattimento dell’ex Cena, in cassa resteranno appena 1,4 milioni di euro, a fronte di un patrimonio che nel 2014 ammontava a 7,2 milioni. All’epoca, i soli interessi garantivano 700 mila euro l’anno, abbastanza per consentire a molti di dormire sonni tranquilli. Oggi gli interessi sono crollati a 59 mila euro, una cifra che non copre nemmeno le spese correnti.
E allora la domanda diventa inevitabile: che cosa farne, davvero, di questa Fondazione nata per gestire il lasciato della buonanima di Lucia Guelpa? Dove guardare? Come usarla? Ha ancora senso tenerla in piedi? E, soprattutto, perché.
I numeri del passato, quelli che oggi tutti avranno davanti agli occhi, sono pesanti. Dal 2005 a oggi la Fondazione ha destinato oltre 8 milioni di euro a enti, associazioni culturali e al Comune di Ivrea, finanziando in particolare le attività dell’Assessorato alla Cultura e del Museo Civico “P.A. Garda”. Un flusso costante di risorse che ha permesso a molte associazioni di crescere, produrre cultura e consolidare il tessuto sociale eporediese.
Oggi tra i progetti più ambiziosi c’è quello per la nascita di un Polo Culturale della Città di Ivrea, per il quale il Collegio degli Esperti della Fondazione sta definendo le Linee Guida che dovrebbero portare a un bando internazionale di progettazione.
Al centro del rilancio identitario c’è anche il recupero dell’immobile dove visse Lucia Guelpa, da cui tutto ebbe origine. Casa Guelpa è un progetto che – nelle intenzioni – trasformerà l’appartamento di 300 metri quadri in un luogo di incontro, riflessione e ricerca, aperto alla città e alle istituzioni culturali italiane. Un “luogo vivo” per l’ideazione e la condivisione di cultura.
Ma c’è dell’altro. A giugno, la Fondazione aveva annunciato una collaborazione di peso con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa. Obiettivo: il riordino e la conservazione dell’Archivio storico del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e di altre esperienze teatrali del Canavese. Un patrimonio raro: circa 3.300 materiali tra video e audio, con tracce di personalità come Edoardo Fadini, Carmelo Bene, il Living Theatre, Agata Guttadauro, la Compagnia Solari-Vanzi, oltre ai materiali legati alla storica produzione video Olivetti.
Ma l’aspetto forse più dirompente riguarda la scelta della Fondazione di diventare Ente del Terzo Settore, iscrivendosi al RUNTS. Una svolta che ne cambia il profilo giuridico e operativo: non più solo soggetto erogatore, ma promotore attivo di progetti culturali, capace – almeno sulla carta – di intercettare bandi, costruire reti e attrarre nuove risorse.
Dietro l’annuncio delle Linee Guida per il Polo Culturale e della trasformazione in ETS, il vecchio cda consegnerà al nuovo cda una Fondazione che vuole rilanciarsi non più soltanto come un salvadanaio, ma come motore culturale.
Fine di tutte le ossessioni? Boh! Di sicuro la Fondazione Guelpa, una vera e propria ossessione della politica, lo è stata fin dalla sua nascita.
Ai tempi di Carlo Della Pepa scatenò una faida interna al Pd che portò alle dimissioni in consiglio del sindaco, poi ritirate, e poco più avanti al distacco della componente vicina a Elisabetta Ballurio.
Ai tempi del sindaco Stefano Sertoli, bastava sfogliare un verbale per trovare la parola “Guelpa” ogni tre righe: lascito, fondazione, statuto, biblioteca, museo. Poi è arrivato Matteo Chiantore e il silenzio è calato. Con gli ex oppositori diventati assessori – Francesco Comotto, Massimo Fresc – e il tema è scomparso dai radar. Nessun dibattito, nessuna polemica, nessuna vera rendicontazione pubblica.
La verità è che nessuno ha ancora deciso davvero cosa farne di questa Fondazione. E ogni giorno che passa, ogni euro speso senza una visione chiara, avvicina tutti a un finale già scritto. Quando il salvadanaio sarà vuoto, sarà inutile chiedersi come sarebbe stato meglio usarlo.
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