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12 Dicembre 2025 - 15:42
Truffe online, l’allarme in Piemonte: una denuncia al giorno. Il Canavese non fa eccezione
In tre anni sono spariti 559,4 milioni di euro. Non per una crisi bancaria o un crollo dei mercati, ma per truffe online e frodi informatiche che continuano a crescere, anno dopo anno, approfittando della diffusione dei servizi digitali e delle fragilità dei sistemi di controllo. È il dato più eloquente che emerge dalla ricerca della Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, presentata a Bergamo durante il convegno “Difendersi dalle truffe”.
Tra il 2022 e il 2024, le truffe online si sono confermate la componente dominante del fenomeno. Dai 114,4 milioni di euro sottratti nel 2022 si è passati ai 181 milioni del 2024, con un incremento del 58%. Una crescita che segnala come le tecniche di raggiro digitale – phishing, falsi siti di e-commerce, finti operatori bancari – siano ormai diventate strutturali e sempre più sofisticate.
Parallelamente aumentano anche le frodi informatiche, che passano dai 38,5 milioni di euro del 2022 ai 48,1 milioni del 2024, segnando un +25%. Cifre inferiori rispetto alle truffe online, ma comunque significative e in costante espansione.
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Il quadro si aggrava se si guarda alle frodi creditizie: solo nel primo semestre del 2024 sono stati registrati oltre 17.200 casi, per un danno economico stimato in circa 79 milioni di euro. Un fenomeno che non colpisce una categoria ristretta, ma attraversa l’intera platea dei clienti bancari.
Dal punto di vista demografico, le vittime sono in prevalenza uomini, che rappresentano il 64,3% dei casi, contro il 35,7% delle donne. L’idea che si tratti soprattutto di raggiri ai danni degli anziani non regge più alla prova dei numeri. La fascia più colpita è infatti quella tra i 41 e i 50 anni (22,7%), seguita dai giovani tra i 18 e i 30 anni (21,6%) e da chi ha tra i 31 e i 40 anni (20,6%). Gli over 60 rappresentano il 16,3%, mentre la fascia 51-60 anni si attesta al 17,9%.
La mappa territoriale delle frodi creditizie, elaborata dalla Fabi su dati Crif, mostra una diffusione capillare, con concentrazioni più elevate nelle regioni economicamente più dinamiche. La Lombardia guida la classifica con il 15,1% dei casi, seguita da Sicilia (12,8%) e Campania (12,4%). Valori rilevanti si registrano anche nel Lazio (9,9%), in Piemonte (7,1%), Puglia (7,2%) ed Emilia Romagna (7,0%).
Non a caso, spiegano gli analisti, la Lombardia resta l’epicentro del fenomeno: il suo peso è legato alla dimensione del mercato finanziario, all’elevato numero di operazioni creditizie e alla forte digitalizzazione dei servizi, che da un lato semplifica l’accesso, dall’altro amplia le superfici di rischio. Nelle regioni più piccole o meno popolate – come Valle d’Aosta, Molise e Trentino-Alto Adige – l’incidenza resta più contenuta, anche per la minore esposizione complessiva.
Il messaggio che arriva dall’analisi Fabi è chiaro: la sicurezza digitale non è più un tema per addetti ai lavori, ma una questione quotidiana che riguarda famiglie, imprese e istituzioni. In un contesto in cui l’operatività bancaria e creditizia è sempre più online, la prevenzione passa da controlli più stringenti, informazione dei clienti e responsabilità condivise tra banche, operatori e utenti. Perché, come dimostrano i numeri, il costo dell’inerzia è già altissimo.
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