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12 Dicembre 2025 - 11:39
Influenza, la curva accelera e mette a letto quasi 700 mila italiani in una settimana (foto di repertorio)
L’influenza entra nella sua fase più intensa e lo fa con numeri che iniziano a pesare sul sistema sanitario e sulla quotidianità di milioni di famiglie. Nell’ultima settimana monitorata, quella compresa tra l’1 e il 7 dicembre, sono stati 695 mila gli italiani colpiti da infezioni respiratorie acute, circa 100 mila in più rispetto ai sette giorni precedenti. Un aumento netto, costante, che conferma come la stagione influenzale abbia ormai imboccato la sua salita.
I dati arrivano dal sistema di sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità, che fotografa in tempo reale l’andamento dei virus respiratori nel Paese. A spiegare il quadro è la direttrice del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, Anna Teresa Palamara, che invita a leggere i numeri con attenzione ma senza allarmismi: «Questa settimana si registra un aumento sostenuto dei casi di infezioni respiratorie acute registrati dalla sorveglianza RespiVirNet», osserva, precisando però che «l’andamento è in linea con quanto atteso per questo periodo dell’anno».
Tradotto, la curva cresce come previsto. Il freddo, la vita al chiuso, la riapertura delle scuole e la maggiore circolazione virale stanno producendo l’effetto che gli epidemiologi conoscono bene. Più difficile, invece, è indicare con precisione quando verrà raggiunto il picco stagionale. «Non è possibile prevedere esattamente quando si raggiungerà», spiega Palamara, ricordando che storicamente il momento più critico si colloca «tra la fine di dicembre e la fine di gennaio». Quel che appare probabile è che «nelle prossime settimane l’incidenza delle infezioni rimanga alta», senza cali immediati.
Il bollettino settimanale restituisce una fotografia dettagliata dell’impatto dell’influenza e delle altre infezioni respiratorie. L’incidenza media nazionale è salita a 12,4 casi ogni 1.000 abitanti, ma dietro questo dato si nascondono differenze molto marcate per età. Ancora una volta, a pagare il prezzo più alto sono i bambini sotto i 4 anni, con un’incidenza che sfiora i 38 casi ogni 1.000, quasi tre volte quella della popolazione generale. Un dato che pesa sulle famiglie e sui servizi pediatrici, spesso i primi a saturarsi quando la circolazione virale accelera.
Sul piano geografico, l’aumento dei casi non è omogeneo. Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Sardegna risultano le regioni con il maggior numero di infezioni segnalate, territori dove la combinazione di densità abitativa, mobilità e clima favorisce una più rapida diffusione dei virus respiratori. In queste aree, medici di base e pronto soccorso stanno già registrando un afflusso crescente di pazienti con sintomi influenzali.
Dal punto di vista virologico, il quadro è altrettanto chiaro. Cresce la quota di infezioni attribuibili ai virus influenzali, che oggi sono responsabili di circa un quarto dei casi di malattia. Tra questi, si sta imponendo il ceppo H3N2, già noto per la sua capacità di diffondersi rapidamente e di colpire in modo significativo le fasce più fragili della popolazione. Accanto all’influenza, continuano a circolare altri virus respiratori, come Rhinovirus, Adenovirus e Parainfluenzali, che contribuiscono a mantenere alta l’incidenza complessiva delle infezioni.
In questo contesto, l’Iss torna a ribadire l’importanza delle misure di prevenzione, a partire dalla vaccinazione. Un messaggio che arriva mentre molti cittadini pensano di essere ormai fuori tempo massimo. «Si è ancora in tempo per vaccinarsi», sottolinea Palamara, ricordando che «il virus circolerà ancora per diverse settimane». Un invito rivolto soprattutto agli anziani, ai soggetti fragili e a chi convive con persone a rischio, per ridurre complicanze e ricoveri nel periodo più delicato dell’anno.
Accanto al vaccino, restano centrali i comportamenti individuali. L’Iss insiste su una rigorosa igiene delle mani, sull’uso corretto dell’etichetta respiratoria, come tossire o starnutire in un fazzoletto o nell’incavo del braccio, e sulla prudenza nei luoghi chiusi e affollati, soprattutto in presenza di sintomi. Indicazioni note, spesso sottovalutate, ma che continuano a rappresentare una barriera efficace contro la diffusione dei virus.
Il dato che emerge con maggiore forza, però, è la normalità di questa fase epidemica. Dopo gli anni segnati dal Covid, ogni aumento dei contagi tende a essere percepito con maggiore preoccupazione. Ma l’influenza, ricordano gli esperti, segue dinamiche stagionali consolidate. Il problema non è tanto l’esistenza del picco, quanto la capacità del sistema sanitario e dei cittadini di gestirlo senza farsi trovare impreparati.
Le prossime settimane saranno decisive. Con l’avvicinarsi delle festività, gli spostamenti, i pranzi di famiglia e gli ambienti chiusi potrebbero favorire un’ulteriore crescita dei contagi. Sapere che la curva sale, che il ceppo dominante è noto e che gli strumenti di prevenzione sono disponibili, permette però di affrontare la stagione con maggiore consapevolezza. L’influenza corre, ma il margine per contenerne l’impatto c’è ancora.

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