Cerca

Attualità

Appendino accusa il Comune di Torino: “Censurato di nuovo l’evento sulla democrazia in guerra, i veri traditori sono altrove”

Dura presa di posizione della deputata M5S dopo il diniego di uno spazio per l’incontro con Barbero, Canfora, D’Orsi e Rovelli. Nel mirino anche la linea europea sulla guerra in Ucraina

Appendino accusa il Comune di Torino: “Censurato di nuovo l’evento sulla democrazia in guerra, i veri traditori sono altrove”

Appendino accusa il Comune di Torino: “Censurato di nuovo l’evento sulla democrazia in guerra, i veri traditori sono altrove”. Foto di repertorio: Chiara Appendino

Il post arriva nel primo pomeriggio e riaccende un caso politico che Torino non ha ancora archiviato. Chiara Appendino, deputata del Movimento 5 Stelle, denuncia pubblicamente il secondo diniego comunale a ospitare un evento dedicato al tema Democrazia in tempo di guerra, che avrebbe visto sul palco figure come Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Carlo Rovelli e Angelo d’Orsi.

Un rifiuto che, secondo Appendino, non ha nulla di tecnico: sarebbe una decisione «per motivi politici», una scelta che definisce «una vergogna» e che — sostiene — arriva accompagnata dall’accusa rivolta agli ospiti di essere “traditori”. È su questo punto che la deputata costruisce la sua reazione più dura: «Li hanno chiamati traditori. Traditori loro?», afferma, spiegando che chi studia la storia e prova a evitare il ripetersi degli errori che hanno devastato l’Europa non può essere trattato come un nemico.

Il bersaglio si allarga poi oltre Torino: Appendino collega il clima cittadino alla tensione più ampia sulla guerra in Ucraina. A suo giudizio, i veri traditori sono «quei leader europei che continuano a finanziare una guerra senza prospettive», tradendo — dice — il progetto originario di un’Europa nata dopo due conflitti mondiali per costruire pace e cooperazione. E accusa il sistema mediatico di essersi compattato nel «pensiero unico», pronto a classificare come “criminale” chiunque non si allinei alla linea prevalente sul conflitto.

Appendino rivendica invece la necessità di aprire un percorso negoziale: «Se vogliamo salvare il popolo ucraino e l’Europa dobbiamo avere il coraggio di trattare», scrive. Per lei, la pace non può essere uno slogan e richiede compromessi anche difficili, mentre — denuncia — le famiglie ucraine continuano a pagare il prezzo umano della guerra e l’economia europea sprofonda nelle conseguenze del conflitto.

Sul piano locale, la deputata annuncia che i consiglieri M5S in Sala Rossa si sono già messi a disposizione per garantire uno spazio alternativo. Un gesto che, nelle sue parole, vuole trasformare il caso in un contraccolpo per chi ha deciso lo stop: «Questa censura è un boomerang. Ci togliete le sale e i teatri? Riempiremo le piazze».

Il Comune, al momento, non ha ancora replicato alle accuse. Intanto il dibattito si allarga: l’annullamento di un dibattito pubblico con alcuni dei più noti studiosi italiani si intreccia con il clima di tensione internazionale, in un quadro che — a Torino come altrove — mostra quanto il tema della guerra e della libertà di espressione stia diventando sempre più divisivo.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori