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La cucina italiana Patrimonio Unesco, Bongioanni rivendica il ruolo del Piemonte: «Parte integrante di questa identità»

Bongioanni esalta la tradizione regionale e richiama il peso economico dell’enogastronomia

La cucina italiana Patrimonio Unesco, Bongioanni rivendica il ruolo del Piemonte: «Parte integrante di questa identità»

La cucina italiana Patrimonio Unesco, Bongioanni rivendica il ruolo del Piemonte: «Parte integrante di questa identità». Foto: Bongioanni

Il riconoscimento Unesco che da oggi inserisce la cucina italiana nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità non è soltanto un sigillo internazionale, ma un passaggio che il Piemonte rivendica come proprio terreno naturale. Per l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo, Paolo Bongioanni, la proclamazione è un risultato che affonda le sue radici nella storia produttiva, culturale e sociale della regione, capace di rappresentare una parte decisiva del mosaico gastronomico nazionale.

«La cucina italiana è la prima cucina al mondo ad avere ottenuto questo riconoscimento – afferma Bongioanni – e il Piemonte è orgoglioso di essere parte integrante e protagonista di questa identità, con prodotti e preparazioni imprescindibili nel canone nazionale. Una tradizione che rispecchia in modo esemplare gli aspetti storici, sociali e relazionali premiati dall’Unesco».

Paolo Bongioanni

Parole che non nascono in un vuoto istituzionale: il Piemonte è tra i territori che hanno sostenuto la candidatura fin dal primo momento, accompagnandola in tutte le fasi fino al verdetto del Comitato intergovernativo riunito a Nuova Delhi il 10 dicembre 2025. È un riconoscimento che corona un lungo percorso nazionale, ma che per la Regione assume un valore economico e identitario ben definito.

Bongioanni sottolinea infatti che «dalle nostre aziende produttrici fino alle interpretazioni innovative dei grandi chef, dalla tutela delle produzioni agroalimentari alla loro promozione sui mercati, la cucina è una voce fondamentale dell’economia e del turismo in Piemonte». Un settore che dialoga con la tradizione del vino, con le filiere certificate, con prodotti unici come tartufo, nocciola, formaggi d’alpeggio e riso, insieme a centinaia di preparazioni che rappresentano l’identità locale nei mercati internazionali.

Accanto all’assessore, nel giorno della proclamazione, si registra anche il richiamo dell’assessore regionale al Turismo, Daniela Santanchè, che pone l’accento sulla centralità dell’enogastronomia nelle strategie di sviluppo del settore: parole che Bongioanni richiama come segno di una visione condivisa tra agricoltura e turismo, i due pilastri dell'economia regionale.

Dietro al risultato Unesco, spiegano fonti regionali, c’è anche l’effetto simbolico di una candidatura che ha attraversato due anni di eventi e promozione: dal viaggio della Amerigo Vespucci, alle iniziative internazionali, fino alle celebrazioni che hanno portato l’Italia a presentarsi come un sistema culturale unitario, fatto di prodotti, tecniche, memoria e comunità.

Ma per Bongioanni la chiave resta una: «Questo riconoscimento è un punto di partenza. Il Piemonte ha il dovere di continuare a investire nella qualità, nella tutela delle produzioni, nella formazione di nuove competenze e nella promozione integrata. La cucina italiana – conclude – è un patrimonio vivo, e noi abbiamo la responsabilità di mantenerlo tale».

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