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09 Dicembre 2025 - 14:25
Da Gaza a Torino, il viaggio della speranza: tre bambini feriti e malati ricoverati al Regina Margherita
Nella notte, quando l’aereo militare è sceso sulla pista di Caselle poco dopo l’una, lo scenario aveva il silenzio teso delle operazioni più delicate. Dal velivolo sono scesi tre bambini in condizioni cliniche fragili, provenienti dalla Striscia di Gaza, accompagnati dalle loro famiglie. Il viaggio che li ha portati in Piemonte è stato organizzato per offrire cure non disponibili nei territori martoriati dal conflitto, un ponte umanitario che coinvolge Azienda Zero, la Protezione civile, il Regina Margherita e la struttura sanitaria regionale.
La più piccola è Mariam, un anno appena, affetta da una sindrome genetica. È arrivata con la madre e il fratellino di quattro anni. Con loro anche Fatin, di tre anni, rimasta ferita sotto i bombardamenti, e Ahmed, sedici anni, anch’egli vittima di un’esplosione, accompagnato dalla madre, dai fratelli di undici e tredici anni e dalla sorellina di sei. Una fuga drammatica, un ingresso in Italia segnato da barelle, equipe mediche, controlli urgenti e un’organizzazione pensata per non perdere neanche un minuto.
Il coordinamento è stato affidato alla Centrale Operativa del 118 di Azienda Zero, che ha gestito i trasferimenti con le ambulanze della Croce Rossa, di Sogit e della Croce Verde di Vinovo e Piobesi, presenti sotto bordo per caricare i piccoli pazienti e i loro congiunti. Il personale sanitario ha accompagnato ogni spostamento, fino alla consegna dei bambini al Dipartimento di patologia e cura del bambino, diretto dalla professoressa Franca Fagioli, all’interno dell’Ospedale Infantile Regina Margherita.

I familiari, assistiti da due mediatrici culturali, sono stati affidati alla Protezione civile, che li ha trasferiti negli alloggi predisposti per l’accoglienza.
Le istituzioni regionali hanno accolto l’arrivo dei bambini sottolineando la continuità del modello piemontese di solidarietà. Il presidente Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Federico Riboldi hanno dichiarato in una nota: «Ancora una volta il Piemonte dimostra la sua grande tradizione di solidarietà e generosità, accogliendo altri tre bambini provenienti da Gaza. Il sistema sanitario regionale interviene con professionalità e competenza medica per curare bambini che provengono da zone del mondo martoriate dalla guerra. Grazie ai medici, agli infermieri e agli operatori del Regina Margherita per la grande umanità che dimostrano. L’augurio è che possano essere curati e tornare presto a sorridere e a vivere in un contesto diverso da quello, terribile, dal quale provengono».
Una testimonianza diretta dell’impegno operativo arriva dal direttore generale di Azienda Zero, Adriano Leli, presente durante le procedure a Caselle. «Essere presenti a un’operazione come questa ricorda a tutti noi il senso profondo del nostro lavoro. Offrire protezione e cure a bambini in condizioni così fragili non è soltanto un dovere, è un privilegio. L’emergenza sanitaria di Azienda Zero ha dimostrato ancora una volta competenza e capacità di risposta».
Dal Regina Margherita, il commissario Franco Ripa e la professoressa Franca Fagioli ricordano come il percorso di cura appena iniziato sarà lungo e complesso. «I tre bambini arrivati da Gaza questa notte sono in gravi condizioni cliniche. Da noi sarà avviato un percorso multidisciplinare per sanare le ferite del corpo e della mente provocate dalla guerra e per aiutarli a superare il distacco dal loro paese d’origine».
Un tassello importante dell’intera operazione è il progetto “Food for Gaza”, richiamato dal direttore generale della Città della Salute, Livio Tranchida, che ne ha illustrato il significato strategico e umanitario. «Abbiamo accolto e assistito fin da subito tre bambini e le loro famiglie nell'ambito della missione 'Food for Gaza', che crea un ponte tra l’Ospedale Regina Margherita e i bambini della Striscia tramite l’intermediazione diplomatica e sanitaria israeliana e palestinese. Ospedale e associazioni del terzo settore stanno collaborando per garantire accoglienza e continuità di cura».
Il Piemonte si trova così ancora una volta al crocevia fra sanità, diplomazia umanitaria e protezione dei minori provenienti da zone di guerra. I tre piccoli pazienti resteranno a Torino per il tempo necessario alle cure, seguiti da diverse equipe specialistiche e da un sistema di accoglienza che, nelle prime ore, ha già mostrato un livello di coordinamento e di attenzione molto elevato.

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