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Tatuaggio medico dopo il tumore al seno, il Piemonte sblocca i fondi

Sessantamila euro per rimborsare 150 interventi, mentre centinaia di pazienti attendono una reale uniformità nell’accesso a una prestazione garantita dai Lea ma mai attuata finora

Tatuaggio medico dopo il tumore al seno, il Piemonte sblocca i fondi

Tatuaggio medico dopo il tumore al seno, il Piemonte sblocca i fondi (immagine di repertorio)

La Regione Piemonte ha stanziato 60mila euro per avviare, in forma sperimentale, il rimborso del tatuaggio medico ricostruttivo destinato alle persone operate di tumore al seno. L’annuncio arriva dall’assessore al Welfare Maurizio Marrone e dalla consigliera del Movimento 5 Stelle Sarah Disabato, prima firmataria della legge regionale che nel 2023 aveva introdotto questa possibilità, rimasta però in sospeso per mancanza di risorse e di un modello operativo. Ora i fondi ci sono, ma il perimetro dell’intervento è ancora molto ristretto rispetto alla platea potenziale: si parla di circa 150 rimborsi, ciascuno da 400 euro, che verranno gestiti da Azienda Zero.

Il tatuaggio per la pigmentazione del complesso areola-capezzolo è una prestazione prevista nei Lea nazionali, ma in Piemonte non era mai stata attuata. La delibera che ora si prepara a essere approvata entro fine anno – perché le risorse fanno parte del bilancio 2025 – prova a colmare un vuoto strutturale che ha lasciato per anni molte donne e uomini a pagare di tasca propria un passaggio finale fondamentale nella ricostruzione dopo l’asportazione del seno. Un passaggio che non riguarda solo l’aspetto fisico, ma anche l’identità e la qualità della vita.

Le dichiarazioni istituzionali sottolineano l’importanza del traguardo, ma anche questa volta si intravede la distanza fra l’annuncio politico e le necessità reali. «Abbiamo voluto mettere le risorse per l’avvio sperimentale di questa importante iniziativa» afferma Marrone, parlando di un modello che, nelle intenzioni, potrà essere “eventualmente implementato”. Disabato rivendica la battaglia che ha portato all’articolo 9 della legge regionale 2/2023, ricordando che il tatuaggio ricostruttivo è «una prestazione garantita a livello nazionale ma mai attuata in Piemonte». È un dato di fatto: fino ad oggi, chi ne aveva bisogno doveva arrangiarsi, spesso rivolgendosi a professionisti privati con costi non sostenibili per tutte le famiglie.

La sperimentazione da 60mila euro è un primo passo, ma fotografa anche un limite: la ricostruzione estetica dopo il tumore al seno non è un dettaglio né un lusso, bensì parte integrante del percorso terapeutico. Nel 2024 in Piemonte sono state operate migliaia di persone per carcinoma mammario, e non tutte accederanno al tatuaggio; ma è evidente che 150 rimborsi rappresentano una quota minima rispetto alla domanda potenziale. È il nodo che resta sul tavolo: come garantire continuità alla misura, come evitare liste d’attesa o disparità territoriali, come passare da un progetto sperimentale a un diritto effettivamente esigibile.

Il sostegno pubblico a questa procedura è percepito da molti pazienti come un riconoscimento di dignità, non solo economico: vuol dire poter completare un percorso di cura spesso lungo, invasivo e psicologicamente logorante, senza che l’ultimo tassello dipenda dal portafoglio. L’assenza di un’attuazione negli anni passati aveva generato frustrazione, soprattutto considerando che il tatuaggio medico è previsto come livello essenziale di assistenza.

Resta da capire come la Regione monitorerà la sperimentazione, quali criteri verranno adottati nella selezione delle richieste e se il modello verrà davvero ampliato nel 2026. I fondi di quest’anno non basteranno a esaurire il fabbisogno; ma, almeno per ora, segnano l’apertura di una porta che era rimasta chiusa troppo a lungo. Per molte pazienti, il messaggio è chiaro: non basta annunciare diritti, occorre renderli accessibili.

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