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Scuole, accorpamenti a raffica in provincia di Torino. Ma la Regione Piemonte attacca la Città Metropolitana

L’assessora Chiorino richiama il PNRR e critica l'ente, mentre la consigliera Marta chiede di fermare lo smembramento dell’Ubertini

Scuole, accorpamenti a raffica in provincia di Torino. Ma la Regione Piemonte attacca la Città Metropolitana

Scuole, accorpamenti a raffica in provincia di Torino. Ma la Regione Piemonte attacca la Città Metropolitana

La Regione Piemonte ha approvato l’integrazione del Piano di dimensionamento scolastico 2026/27. La firma è della Giunta regionale, e riguarda nove accorpamenti complessivi. Ma il dibattito politico che si è aperto subito dopo non si concentra sull’ente che ha deliberato il piano: il bersaglio diventa la Città Metropolitana di Torino, accusata – da due voci diverse dello stesso centrodestra – di non aver fatto fino in fondo la propria parte.

L’assessora regionale all’Istruzione, Elena Chiorino (Fratelli d’Italia), lo ha detto con un tono istituzionale ma comunque chiaro: è stata la normativa PNRR “ereditata dal Governo Draghi” a creare il quadro obbligato. “Il dimensionamento non è una scelta dell’attuale Governo nazionale o regionale, ma un obbligo imposto dal PNRR voluto dal Governo Draghi”, afferma. L’obiettivo, ribadisce, è rientrare nel numero dei dirigenti scolastici imposto da Roma per evitare ricadute sui fondi. Ma subito dopo, con una certa nettezza, indica anche chi – secondo lei – non ha contribuito come avrebbe dovuto: “Il Piemonte avrebbe dovuto trasmettere quindici proposte di accorpamento, ma ne erano arrivate solo sei”.

La sua non è un’accusa frontale, ma di fatto individua un punto critico preciso: la Città Metropolitana non avrebbe avanzato abbastanza proposte nei tempi richiesti. Per questo la Commissione tecnica ha dovuto completare il quadro. Forse dimenticando che la firma in calce al dimensionamento scolastico è degli uffici regionali e non di Città Metropolitana, ma tant'è.

Quella di Chiorino è una lettura politica che solleva la Regione dalla paternità dei contenuti più spinosi del piano, pur riconoscendo che la delibera finale porta il timbro dell’assessorato regionale. Chiorino insiste però sul fatto che la Regione ha chiesto al Ministero una proroga “per permettere un lavoro tecnico condiviso, equilibrato e responsabile”. Il messaggio implicito è che, se ci fosse stata più collaborazione dagli enti di area vasta, il piano avrebbe potuto prendere una forma diversa.

A questo primo fronte se ne aggiunge un secondo, molto diverso nello stile ma non nella destinazione.

Clara Marta, consigliera comunale a Chivasso e consigliera metropolitana, anch’ella nel centrodestra (Forza Italia), non si inserisce nella polemica generale sulle responsabilità politiche. Il suo intervento è più circoscritto e riguarda il caso dell’Istituto Professionale “Carlo Ubertini”, una scuola che, secondo le ipotesi tecniche elaborate proprio dalla Città Metropolitana, verrebbe smembrata e i cui indirizzi verrebbero divisi tra il Liceo Newton di Chivasso e l’IIS Martinetti di Caluso.

Marta non nasconde la propria preoccupazione. Parla di una scelta che “preoccupa profondamente” e ricorda che l’Ubertini “non è una scuola qualunque”, ma un istituto con laboratori, cucine, serre e ambienti professionali che fanno parte integrante della didattica. La consigliera spiega che portare gli indirizzi dentro un liceo come il Newton, dove “non ci sono laboratori professionali”, significherebbe interrompere la filiera formativa. Non risparmia critiche, anche se espresse con tono sobrio: al Martinetti, dice, “la capacità logistica è limitata”, e non consente di assorbire indirizzi complessi come quelli dell’Ubertini. Il rischio più immediato, secondo la sua analisi, è la “perdita della continuità formativa”, un punto che in effetti interroga la sostenibilità pedagogica dell’accorpamento.

Pur riconoscendo il quadro complessivo del PNRR, Marta chiede alla Città Metropolitana di valutare alternative, insistendo sul fatto che “difendere l’Ubertini significa difendere il futuro del territorio”. È un appello più che una rivendicazione, ma mette comunque l’ente metropolitano davanti alle sue responsabilità: non tanto quelle di ieri, quanto quelle dei prossimi mesi, quando gli accorpamenti dovranno trovare un equilibrio pratico e non solo amministrativo.

Le due dichiarazioni – quella regionale e quella chivassese – arrivano da posizioni politiche contigue, ma delineano scenari diversi. Chiorino evidenzia un vuoto decisionale della Città Metropolitana nella fase preliminare. Marta, invece, critica la proposta concreta messa sul tavolo proprio da quell’ente. Due angoli di osservazione che convergono nello stesso punto: la necessità che la Città Metropolitana giochi un ruolo più forte e più presente.

E non è un caso. La maggior parte degli accorpamenti ricade proprio sul territorio metropolitano, che diventa l’epicentro di questa riorganizzazione. Qui i confini amministrativi non sono solo linee sulle mappe: vengono ridisegnati equilibri che si trascinano dietro scuole storiche, abitudini consolidate, identità formative costruite negli anni.

A Leinì, ad esempio, la fusione tra Anna Frank e l’Istituto comprensivo locale crea un polo educativo più grande e più articolato, che dovrà assorbire differenze consolidate tra plessi con vocazioni diverse. Nel cuore di Torino, i plessi tra Corso B. Croce e Via Nichelino confluiranno in un unico comprensivo, con tutto ciò che comporta in termini di coordinamento, logistica e continuità interna.

Sulle sponde della Dora, l’accorpamento tra Steiner e J. Beccari costruisce un polo superiore molto vasto, che mette insieme due storie e due identità professionali distinte. La complessità non è di poco conto: unire indirizzi grafici, artistici, enogastronomici e tecnici significa ripensare completamente spazi, orari, dirigenze e priorità. Lo stesso accade nella zona di Via Lavagna e Via Gaidano, dove istituti tecnici e professionali vengono riuniti sotto un’unica struttura.

E poi c’è il Pinerolese, dove l’unificazione tra Pinerolo III e Pinerolo IV produce un unico istituto comprensivo con un territorio molto esteso, fatto di comuni con esigenze diverse, attraversamenti quotidiani complessi e una domanda crescente di servizi scolastici personalizzati.

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