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Stranger Things 5 debutta questa notte: l’ultima battaglia per Hawkins. Tutto quello che c'è da sapere sul finale della serie Netflix

L’ultima stagione della serie cult debutta con un rilascio in tre parti

Stranger Things 5 debutta questa notte: l’ultima battaglia per Hawkins. Tutto quello che c'è da sapere sul finale della serie Netflix

Stranger Things 5 debutta questa notte: l’ultima battaglia per Hawkins. Tutto quello che c'è da sapere sul finale della serie Netflix

Debutta questa notte, giovedì 27 novembre alle 2, la prima parte della stagione che chiude un decennio di immaginario collettivo e trasforma l’attesa in un conto alla rovescia con il fiato sospeso: Stranger Things 5 arriva finalmente su Netflix, inaugurando l’ultimo viaggio dentro Hawkins e nel suo Sottosopra. Un arrivo che segna la fine di una serie diventata fenomeno globale, capace di definire un’epoca televisiva e di resistere, stagione dopo stagione, all’usura del tempo e delle mode. Dal 2016 a oggi, il progetto dei fratelli Duffer ha attraversato generazioni di spettatori, diventando rituale, ossessione, memoria condivisa. E mentre la piattaforma prepara il debutto scaglionato – 27 novembre, 26 dicembre, 1° gennaio – l’emozione è quella di un addio annunciato, lungo e sofferto, ma inevitabile.

Stranger Things ha cambiato le regole del gioco mescolando fantascienza, horror, coming-of-age e la nostalgia anni Ottanta elevata a chiave narrativa, non a semplice vezzo estetico. Ha riportato in auge un certo modo di raccontare il mistero, restituendo centralità ai gruppi di adolescenti come protagonisti morali e sentimentali di un’epopea più grande di loro. Ha influenzato moda, musica, cinema, linguaggi. Ha creato un universo parallelo in cui la cultura pop rinasce e si contamina. Per questo l’ultima stagione non è soltanto un finale: è una chiusura simbolica, un passaggio di testimone per Netflix e per tutti quelli che in questi anni hanno vissuto Hawkins come un luogo quasi reale.

Dopo tre anni di attese, slittamenti e speculazioni dovute anche agli scioperi del settore, il quadro è finalmente chiaro. Gli otto episodi saranno divisi in tre uscite, una scelta che ha già diviso il pubblico: c’è chi esulta per la sospensione narrativa prolungata e chi, al contrario, protesta perché avrebbe voluto una maratona senza pause. In mezzo, la strategia della piattaforma: mantenere alto l’hype per oltre un mese, permettere alla storia di sedimentare, lasciare agli spettatori il tempo per discutere, ipotizzare, farsi travolgere dalle emozioni. E forse questa volta ha senso davvero: l’universo del Sottosopra è diventato così complesso che metabolizzare ogni evento richiederà tempo.

La storia riprende nell’autunno del 1987, un anno dopo la devastazione che ha chiuso la quarta stagione. Hawkins non è più una città da salvare: è una città già invasa. Le crepe tra i due mondi si sono aperte definitivamente, il Sottosopra ha iniziato a contaminare il reale e la guerra appare totale. Undici, privata di ogni illusione di normalità, è l’unica a poter affrontare il nemico, ma paga il peso delle decisioni passate. Will sente sempre di più il richiamo oscuro che lo accompagna fin dal primo episodio del 2016. Mike, Dustin, Lucas lottano con l’idea di diventare adulti in un mondo che rischia di crollare. Attorno a loro, le famiglie e gli amici che negli anni hanno costruito un legame sempre più profondo con il pubblico.

La quinta stagione promette di spingere i personaggi verso la loro maturità definitiva: niente più fughe, niente più protezioni, solo responsabilità. Le linee narrative aprono interrogativi pesanti: riuscirà Max, ancora in coma dopo lo scontro con Vecna, a tornare? E cosa rimane dell’eroismo ruvido di Steve, del coraggio di Nancy, della fragilità spesso nascosta di Jonathan? I Duffer hanno mostrato, finora, la capacità di costruire tensione emotiva senza ricorrere alla retorica del “tutti possono morire”. Questa volta no: il finale dovrà essere all’altezza della promessa e, soprattutto, dovrà dare risposte. Soprattutto sulla domanda che aleggia dal 2016: cosa è davvero il Sottosopra, da dove nasce e perché esiste?

Il cast torna quasi al completo, e attorno a lui si crea il consueto fermento da grandi occasioni. La presenza di Linda Hamilton, icona di Terminator, introduce un personaggio ancora avvolto nel mistero e suggerisce che la serie voglia spingersi oltre le sue radici horror-fantascientifiche. I fan di Eddie tireranno un sospiro di sollievo: il suo ritorno è uno dei segreti peggio mantenuti della produzione, ma è anche una delle notizie più attese. Personaggi come Robin, Erica, Joyce e Jim Hopper completano un mosaico narrativo che si è stratificato negli anni senza mai perdere identità.

La produzione è stata mastodontica: oltre 650 ore di girato, ogni episodio concepito come se fosse il capitolo di un film indipendente. I fratelli Duffer lo hanno dichiarato senza mezzi termini: questa sarà un’esperienza cinematografica. Non una stagione, non una semplice chiusura, ma un percorso che deve portare il pubblico al centro della battaglia finale. Una promessa ambiziosa, che mette la serie sull’orlo del proprio mito. E se c’è un rischio, lo si accetta volentieri: il pubblico non chiede prudenza, chiede emozione.

Le ultime immagini pubblicate mostrano un mondo in rovina, un Hawkins distorto, crepe luminose che tagliano il cielo, e Will che sembra finalmente al centro della vicenda. Una scelta narrativa che molti aspettavano da anni: la storia è iniziata con lui e con lui deve finire. Nel frattempo, Undici si trova davanti all’inevitabile resa dei conti. "Non posso più scappare", ha detto in uno dei teaser, un messaggio che suona come manifesto dell’intera stagione. Nessuno può più scappare, nemmeno gli spettatori.

La stagione conclusiva chiuderà molte porte, ma forse ne aprirà altre. L’universo narrativo creato dai Duffer è già destinato a espandersi: progetti animati, spin off, racconti paralleli. Ma la serie madre finisce qui, e l’addio a Hawkins sarà inevitabilmente carico di malinconia. L’unica certezza è che gli ultimi episodi, quelli del 1° gennaio, saranno discussi per mesi, forse anni. Saranno giudicati, analizzati, segmentati. E come sempre accade con ciò che diventa memoria collettiva, ogni spettatore ci vedrà dentro una parte della propria adolescenza, dei propri anni Ottanta interiori, della propria storia.

In attesa di questa notte, rivedere le stagioni precedenti diventa quasi obbligatorio: non solo per cogliere i rimandi e i dettagli, ma per ricordare cosa ha reso Stranger Things un fenomeno mondiale. La forza del gruppo. La capacità di raccontare l’amicizia come scudo. L’idea semplice e potente che gli amici non mentono, e non abbandonano. Se l’ultima stagione manterrà questa promessa, l’addio sarà doloroso, ma giusto.

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