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24 Novembre 2025 - 20:47
Roberto Fico
La fotografia scattata a Napoli, con tutti i leader del campo largo abbracciati, è molto più di un’immagine simbolica: è il punto di ripartenza di una coalizione che, dopo l’ultima tornata di regionali, vede riaprirsi la partita politica in vista del 2027. La vittoria netta in Puglia era attesa, la sconfitta in Veneto inevitabile, mentre il risultato di Roberto Fico in Campania era la variabile più tesa. Se fosse arrivato un successo risicato, il centrosinistra avrebbe affrontato giorni complicati. Ma l’esito largo e solido ha ribaltato gli scenari, consentendo ai leader di presentarsi fianco a fianco e pronunciare una frase che torna a rimbalzare da un palco all’altro: «La partita delle prossime politiche è apertissima».
A ripeterlo sono la segretaria del Pd Elly Schlein, il presidente del M5s Giuseppe Conte, il co-portavoce di Avs Angelo Bonelli e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Ma è Schlein a mettere a segno l’affondo più politico, puntando il dito contro la maggioranza che sta lavorando alla riforma elettorale: «Hanno paura di perdere». Una frase che arriva dopo le simulazioni interne del Pd: secondo le tabelle elaborate, con l’attuale legge elettorale e con la coalizione costruita oggi, nel 2022 il centrodestra non avrebbe vinto e, nel 2027, perderebbe.
La leader dem denuncia così l’intenzione del centrodestra di modificare le regole del gioco, mentre il responsabile Organizzazione del Nazareno, Igor Taruffi, precisa che la legge vigente «non si capisce perché cambiarla se non per ragioni di bottega». Linea opposta quella del M5s, con il capogruppo alla Camera Riccardo Ricciardi che ricorda: «Siamo per un proporzionale». Divergenze che esistono ma che, almeno per ora, non incrinano la fotografia unitaria sul palco.
Schlein insiste sulla necessità di restare compatti, riprendendo perfino Pino Daniele: «Tanto l’aria s’adda cagna’». Il suo messaggio è chiaro: «Uniti si vince. Il margine di Fico e Decaro dimostra che uniti si stravince, e anche dove non vinciamo, come in Veneto, raddoppiamo i risultati».
Accanto a lei, Conte usa un linguaggio più tagliente, prendendo di mira la chiusura di campagna elettorale del centrodestra a Napoli: «Non saltellano più. Fico ha battuto sonoramente un candidato di Fratelli d'Italia, un esponente del Governo Meloni, senza mischiarsi a una lotta nel fango».
Dal fronte rosso-verde, Bonelli e Fratoianni rilanciano il percorso comune: «Ora costruiamo insieme un'agenda di programma per il Governo».
Taruffi, che negli ultimi mesi si è esposto dopo ogni voto, anche nelle sconfitte come Calabria e Marche, rivendica i numeri complessivi: «Se mettiamo insieme il voto delle ultime dieci regionali del 2024 e 2025, il Pd è il primo partito con 2,2 milioni di voti, FdI ha 1,7 milioni e il centrosinistra è davanti al centrodestra. Questi sono numeri, non sondaggi».
Sul fronte dell’analisi, il direttore di YouTrend, Lorenzo Pregliasco, parla di un Pd «solido ovunque», mentre il M5s mostra «un risultato in chiaroscuro» in Campania: conquista la seconda regione più importante per il Movimento, ma resta «non determinante nelle elezioni locali, nemmeno nella sua roccaforte».
Nel campo del centro, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ribadisce la sua apertura al fronte comune: «L’alternativa c’è, da Casa Riformista fino alla sinistra». Sulla stessa linea Riccardo Magi di Più Europa, che insiste: «Uniti si vince». Rimane invece distante Carlo Calenda, presidente di Azione, che liquida le regionali come «un inutile campionato».
La coalizione multicentrica che si è mostrata a Napoli ha dunque molte anime e altrettante ambizioni. Ma per ora, almeno per un giorno, ha ritrovato una direzione condivisa: esibire un fronte unitario davanti a un centrodestra che lavora a una riforma elettorale destinata a incidere profondamente sulla sfida del 2027.

Foto Ansa
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