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25 Novembre 2025 - 08:29
Che bello quando il teatro riesce davvero a toccarci.
Domenica 23 novembre, al Teatro Alfieri di Torino, insieme a mia moglie e a molti amici dell’Unitre di Cuorgnè, abbiamo vissuto un pomeriggio destinato a rimanere nella memoria. Grazie all’iniziativa di Giovanna Busso, il viaggio “Sparone va a teatro” ci ha condotti nel cuore di Sherlock Holmes – Il musical, un’avventura epica ambientata nella Londra cupa e febbrile della fine dell’Ottocento.
La storia prende avvio il 17 giugno 1897, pochi giorni prima del Giubileo di Diamante della regina Vittoria. Holmes, segnato dalla morte di Moriarty e ormai privo di entusiasmo, sembra aver smarrito ogni gusto per l’indagine. Ma una morte misteriosa e una serie di messaggi cifrati – affascinanti, brillanti e inquietanti allo stesso tempo – lo riportano al centro della scena. Non per risolvere un delitto qualunque, ma per sventare un attentato capace di sconvolgere l’intera Londra vittoriana.
Da qui inizia una corsa contro il tempo che coinvolge Holmes e l’immancabile Watson tra enigmi, tensioni sociali, segreti e pericoli. Sul palco, la città appare con tutta la sua vitalità: vicoli fumosi, luci che affiorano nell’ombra, scenografie monumentali che sembrano aprire finestre su un’altra epoca. I costumi, curati fin nel dettaglio, contribuiscono a rendere credibile quell’atmosfera sospesa tra eleganza e miseria. Coreografie energiche e una colonna sonora orchestrale trascinano il pubblico in un vortice continuo, in bilico tra leggerezza e dramma.
Poi c’è la magia. Quella vera.
Quella che nasce solo quando attori e spettatori condividono lo stesso respiro, quando la distanza scompare e l’arte diventa un ponte invisibile. Ogni rappresentazione è irripetibile: gli attori si nutrono del pubblico e il pubblico si lascia trasformare dal palcoscenico. È un viaggio collettivo, un’esperienza che permette di ridere, emozionarsi, immaginare insieme.
Il teatro, però, non è soltanto emozione: è anche uno straordinario strumento educativo e sociale. Accende creatività, stimola pensiero critico, rafforza l’empatia. Aiuta a guardare il mondo con occhi nuovi, a esplorare sé stessi e gli altri. E la sua magia non si ferma al sipario: vive nelle mani di chi costruisce scenografie, nelle prove, nelle luci, nella cura silenziosa di tutti i professionisti che rendono possibile l’incanto.
Il teatro è un rito antico e sempre nuovo, fragile e potente allo stesso tempo. Esiste solo nell’istante in cui accade, eppure lascia tracce che restano: luminose, intime, personali. Ognuno porta con sé un frammento diverso di ciò che ha vissuto, come una scintilla che continua a brillare.
E così, mentre uscivamo dal Teatro Alfieri, con l’eco della musica ancora sospesa tra pensieri ed emozioni, ho capito che quel pomeriggio ci aveva davvero sfiorati.
Come una carezza invisibile.
Come un soffio di verità.
Come un piccolo, irripetibile miracolo.
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