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Qualcosa di sinistra

Diamonds and Girls: quando parlare di soldi diventa un atto femminista

Dal lavoro che manca alla pensione che non basta: numeri, ingiustizie e verità scomode sull’economia delle donne, tra gap salariali, part-time involontari e carriere spezzate

Diamonds and Girls: quando parlare di soldi diventa un atto femminista

Diamonds and Girls: quando parlare di soldi diventa un atto femminista

L’innominabile adesso si è fatto discorso pubblico e politico, parlare di soldi per le donne non è più un tabù.
A mettere nero su bianco quello che sembrava essere un insano rapporto, portandolo invece all’onore del mondo, è stata l’economista Azzurra Rinaldi, con le sue conferenze in streaming e i suoi libri di economia femminista in pillole.
Il suo cavallo di battaglia «Le signore non parlano di soldi», pubblicato nel 2023, è davvero la rappresentazione di quell’orgoglio femminista del quale si erano perse le tracce, seppellito da migliaia di immagini di donne dolenti, peste, ferite, uccise, che ci rimanda la cronaca ogni maledetto giorno del calendario. Insomma, differenze stipendiali, livelli, opportunità di carriera, investimenti è bene che diventino un argomento di conversazione tra amiche, colleghe e nei cenacoli femministi.

Allora partiamo di qui. Nel 2023, il tasso di occupazione femminile in Italia era poco sopra il 50 per cento, gli uomini il 72 per cento; ogni 100 persone assunte, solo 42 sono donne; se 22 uomini su 100 sono assunti a tempo indeterminato, le donne sono solo 18.
Le lavoratrici con un contratto a tempo parziale sono ben oltre la metà del totale e anche il part-time involontario è prevalentemente femminile.

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Per parlare di soldi: a parità di lavoro, le donne continuano a essere pagate di meno, i loro stipendi sono inferiori di oltre il 20 per cento rispetto a quelli agli uomini. Precarietà, part-time involontario (accettato perché non si riesce a trovare uno straccio di lavoro a tempo pieno), segregazione orizzontale (le donne trovano lavoro solo in alcuni settori) e differenziale retributivo sfavorevole rispetto agli uomini in ogni settore professionale sono la dannazione delle donne.

Nel 2024 si stimava che l’occupazione a tempo parziale riguardasse circa 97 mila tra lavoratori e lavoratrici, in grande maggioranza donne ultracinquantenni. Spesso si tratta di donne sole, separate, vedove o divorziate.

E l’inverno demografico? Inutile colpevolizzare le donne: nel 2021 per ogni 100 donne occupate e senza figli ce ne sono solo 73 con figli in età scolare. È stato definito «l’esercito del focolare involontario»: donne che si trovano o si sentono costrette ad abbandonare il lavoro per occuparsi della famiglia, con conseguenze negative sul loro reinserimento futuro e sul reddito presente.

Se ciascuna delle tre ore giornaliere aggiuntive che le donne dedicano al lavoro domestico e di cura rispetto agli uomini fosse retribuita nove euro lordi, le italiane si troverebbero in tasca circa settemila euro all’anno in più: farebbe una certa differenza anche in prospettiva per la pensione. Invece, oltre il 34 per cento delle pensionate riceve un assegno sotto i mille euro.

Insomma, «i migliori amici delle donne», anche di quelle che vogliono andarsene lontano da un partner violento, sono la stima di sé, il lavoro, l’indipendenza economica e, in prospettiva, una buona pensione.

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