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23 Novembre 2025 - 17:43
La nuova BereBene 2026 svela mille etichette accessibili e premia il Piemonte, confermandolo guida del vino italiano a prezzo giusto
BereBene 2026 arriva in un momento in cui il vino italiano sta cercando un nuovo equilibrio tra qualità, mercato e percezione del pubblico. L’edizione numero 36 della Guida del Gambero Rosso, presentata a Palazzo Brancaccio a Roma, segna un passaggio simbolico e operativo: la trasformazione in piattaforma digitale, pensata per un consumo più immediato e quotidiano. Un cambio di passo che riflette l’evoluzione delle abitudini dei consumatori e il bisogno di rimettere al centro la convivialità, la territorialità e il rapporto diretto con i produttori, lontano dalle logiche di un vino vissuto solo come bene di lusso.
Il cuore della Guida resta la selezione delle mille etichette sotto i 20 euro, un paniere che restituisce una fotografia sorprendentemente viva dell’Italia enologica che si muove al di fuori delle fasce premium. Il Gambero Rosso insiste sulla necessità di raccontare non soltanto la qualità a buon prezzo, ma un paesaggio composto da artigiani, cooperative virtuose, vignaioli giovani che cercano la propria identità partendo dal territorio, dalla sostenibilità e dalla coerenza stilistica. La premessa è chiara: si può emozionare anche con una bottiglia semplice, purché sincera.
Il quadro generale restituisce un’Italia del vino più dinamica di quanto possa sembrare. Accanto ai 437 bianchi, 425 rossi, 65 rosati, 53 spumanti e 20 vini dolci, emerge un dato che fotografa il mercato: solo 88 etichette restano entro i 10 euro, mentre sotto i 5 euro sopravvive un’unica bottiglia, l’Al Scagarün ’24 di Lebovitz, in Lombardia. Una rarità che il Gambero Rosso definisce un avamposto resistente in una stagione di rincari generalizzati, dovuti ai costi produttivi in costante crescita.

Eppure, la Guida dimostra che l’Italia continua a investire nei vini quotidiani, senza rinunciare alla qualità. A livello di annate domina la 2024 con 539 etichette, seguita dalla 2023 e dalla 2022, ma c’è spazio anche per il passato recente, come il Moscadello di Montalcino Vendemmia Tardiva Aurico 2018 di Villa Poggio Salvi, che rappresenta una delle incursioni più affascinanti nella memoria del vino.
L’obiettivo della versione digitale è esplicitato dal curatore William Pregentelli, che osserva come il consumo di vino stia vivendo una fase di distanza, soprattutto tra i più giovani. Le sue parole, riportate integralmente, diventano un manifesto: «Con questa applicazione vogliamo riavvicinare il vino al pubblico, in un momento in cui sembra che il rapporto si stia incrinando». Una riflessione che apre a un futuro in cui il vino dovrà convivere con nuove sensibilità, nuovi consumi e una comunicazione più semplice e inclusiva.
Dentro questo scenario nazionale, il Piemonte conquista ancora una volta un ruolo da protagonista. Con 117 etichette premiate, pari merito con la Toscana, si conferma una regione capace di dominare anche al di fuori delle fasce di alta gamma. Il dato non sorprende, ma racconta qualcosa di più profondo: la capacità piemontese di mantenere coerenza qualitativa lungo tutta la scala produttiva.
Spiccano denominazioni come il Roero Arneis, con 20 vini selezionati, che continua a rappresentare uno dei bianchi italiani più solidi nel rapporto qualità-prezzo. Accanto ai nomi più noti, il Piemonte si distingue anche per la vivacità delle sue cooperative, dal Monferrato alle colline cuneesi, che negli ultimi anni hanno puntato su vini puliti, dalla bevibilità immediata, spesso venduti sotto i 15 euro e capaci di conquistare anche il pubblico internazionale. Non va trascurato il ruolo delle piccole cantine familiari, realtà che in molte zone dalle Langhe al Canavese resistono all’appiattimento imposto dal mercato globale e continuano a raccontare la propria identità attraverso vini nitidi, diretti, territoriali.
Il sistema piemontese si conferma quindi un laboratorio ideale per comprendere come il vino quotidiano possa evolversi pur restando fedele alle radici. La Guida valorizza non solo le bottiglie più note, ma anche gli esperimenti più coraggiosi: vinificazioni essenziali, agricoltura rispettosa, reinterpretazioni moderne dei vitigni autoctoni. Una fotografia che consegna al Piemonte una posizione di rilievo nella fascia dei vini accessibili, dimostrando che la qualità non appartiene solo ai grandi nomi.
Accanto a Piemonte e Toscana, seguono Veneto con 105 etichette e Marche con 70, confermando un equilibrio geografico che rende la Guida uno strumento prezioso per orientarsi in un mercato sempre più vasto. Denominazioni come il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Collio e il Valdobbiadene Prosecco Superiore continuano a presidiare territori che hanno saputo costruire una reputazione internazionale anche attraverso vini venduti a prezzi moderati.
La nuova BereBene certifica, in definitiva, un percorso di democratizzazione del vino, che non significa banalizzazione. La qualità a meno di 20 euro non solo esiste, ma rappresenta un asset fondamentale per il futuro dell’enogastronomia italiana. Nel quadro di consumi più incerti, di accise crescenti e di un pubblico più attento, la guida digitale del Gambero Rosso potrebbe diventare uno strumento decisivo per accompagnare un nuovo modo di bere: più responsabile, più consapevole, ma soprattutto più vicino a chi il vino lo vive ogni giorno e non solo nelle grandi occasioni.
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