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23 Novembre 2025 - 12:34
Ztl scolastica a Chivasso, il caso delle sanzioni "rincarate": cittadini furiosi, Prestìa porta tutto in Consiglio
La polemica sulla Ztl scolastica di Chivasso non è più un brusio di scontento: è diventata una frattura evidente tra cittadini e amministrazione. Il punto non è più soltanto la telecamera di Viale Matteotti, né il dibattito – già aspro – sull’utilità o meno della misura. Il punto, oggi, è un altro: quanto stanno pagando davvero i chivassesi? Quanto pesa, su chi sbaglia una volta, il meccanismo di ricarichi, commissioni e balzelli aggiuntivi che trasformano una multa da 117 euro in un esborso molto più alto, spesso senza spiegazioni?
La segnalazione arrivata in redazione nei giorni scorsi, firmata da una lettrice che vive fuori città, è il termometro perfetto di un malessere che corre veloce. Una vicenda ordinaria, quasi banale nella sua dinamica, ma rivelatrice nella sostanza. La donna, nel mese di ottobre, percorre la strada che da anni la porta alla stazione di Chivasso. Non vive in città, non conosce le nuove restrizioni. Passa sotto la telecamera. Sbaglia, certo. E infatti il 6 novembre le arriva la sanzione: 128,10 euro. Fino a qui, tutto prevedibile. Ma è dopo, quando cerca di pagare, che la storia si trasforma in un percorso a ostacoli degno di un romanzo kafkiano.
Il verbale riporta una cifra precisa: 117,60 euro di sanzione più 10,50 euro di raccomandata. Sulla carta è tutto chiaro. Ma quando tenta di pagare online, evitando intermediari, il sito della Polizia Municipale le presenta un importo completamente diverso: 138,92 euro, con 21,32 euro di costi aggiuntivi non modificabili. Nessuna voce spiegata, nessun dettaglio. Solo un totale più alto. E nessuno che dica perché.
La lettrice, che non vuole contestare la multa ma solo capirla, si presenta allo sportello della Municipale.
La risposta che riceve è la sintesi più efficace di un rapporto deteriorato: «È così». E quando chiede di pagare direttamente allo sportello, perché almeno quel sovrapprezzo dovrebbe sparire, si sente dire che il POS non funziona, il computer non va, lo strumento necessario non è disponibile. La invitano a rivolgersi a un tabaccaio.
Alla fine paga altri 2,70 euro di commissione, l’unico importo che almeno qualcuno le spiega.
La cosa più grave? La donna invia una PEC al Comune e alla Polizia Municipale il 14 novembre. Passano i giorni. Nessuna risposta.
Un caso isolato? No. Un caso emblematico.
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Ztl scolastica
Perché se c’è un filo rosso che attraversa la città da settimane ed è proprio la sensazione diffusa che questa Ztl scolastica non sia stata costruita per proteggere, ma per punire. Non per educare, ma per incassare. E la conferma arriva anche dai dati diffusi in città: "20.000 euro al giorno, 150-160 auto che ogni giorno violano il divieto, un impatto reale sulla sicurezza del tutto trascurabile, considerando che prima, con i nonni vigile, l’area era gestita in modo umano, visibile, preventivo e privo di incidenti". Numeri che mette nero su bianco, in una mozione che verrà discussa nel Consiglio comunale di martedì 25 novembre, il consigliere comunale Bruno Prestìa, che chiede apertamente la rimozione immediata della Ztl scolastica.
La definisce una misura «non orientata alla sicurezza reale», ma una macchina che produce entrate straordinarie e danni concreti alla comunità. Il documento elenca criticità che molti cittadini conoscono bene: segnaletica non sempre chiara, comunicazione lacunosa, divieti che cambiano senza adeguata informazione, commercianti penalizzati, residenti esasperati.
Nel testo, Prestìa insiste su un punto spesso ignorato: la gestione precedente funzionava. I nonni vigile chiudevano fisicamente la strada negli orari sensibili, garantendo una protezione reale e immediata. Nessuna sanzione, nessuna fotografia, nessun effetto collaterale. Solo prevenzione e presenza. Con la telecamera il paradigma è cambiato: la sicurezza è diventata automatica e retroattiva, e ciò che prima veniva evitato ora viene solo punito.
Non solo: la mozione sottolinea come l’attuale Ztl abbia provocato un effetto collaterale che l’amministrazione non ha mai voluto affrontare apertamente. La fuga dei clienti. Chi arriva da fuori città – da Castagneto, Verolengo, Cavagnolo, San Sebastiano – evita Chivasso per paura delle multe. E chi ha preso anche solo un verbale lo dice senza giri di parole: “Non ci torno più”. I commercianti lo vedono: vetrine sempre più vuote, ingressi sempre più radi, un crollo della frequentazione che non è un’impressione. È un dato reale. E lo dicono loro, gli esercenti, che di illusioni non possono permettersene.
Giovanni Campanino, del Comitato Commercianti di Viale Matteotti, sta raccogliendo firme per chiedere una revisione del sistema. La frase che ripete è semplice: «Le multe sono un massacro». E non c’è modo di darle torto quando a Chivasso una sanzione può valere più di una spesa, più di una cena, più di una settimana di parcheggi in città limitrofe.
Nel frattempo la città ha scoperto un’altra cosa: che la Ztl scolastica non è un episodio isolato, ma il primo tassello di una strategia più ampia. Il Comune ha già annunciato nuove telecamere in Viale Cavour, via Rivera/via Mazzè, via Berruti/via Paleologi. Un mosaico di divieti che rischia di trasformare il centro storico in un labirinto dove chi sbaglia una volta paga tre volte.
Ed è qui che torna la domanda che tanti cittadini pronunciano con amarezza: che idea di città vuole costruire questa amministrazione? Una città accogliente o una città a pedaggio? Perché quando l’ingresso in auto diventa un rischio economico, quando il pagamento di una multa diventa un rebus di cifre discordanti, quando una PEC resta senza risposta, il rapporto tra istituzioni e cittadini si spezza. E ricostruirlo non è affatto semplice.
La mozione di Prestìa chiede tre impegni chiari: rimuovere immediatamente la Ztl scolastica, avviare una consultazione pubblica con cittadini e categorie economiche, monitorare in modo trasparente l’efficacia delle nuove soluzioni. A questi aggiunge l’ipotesi di reintrodurre o aumentare la presenza dei nonni vigile, supportati dalla Polizia Municipale, negli orari di entrata e uscita dalle scuole.
Non è una battaglia politica, o almeno non solo. È una richiesta di buon senso, anzi di ritorno al buon senso. Quello che permetteva a chi veniva in città una volta l’anno di non finire multato per un cartello nuovo. Quello che consentiva agli anziani volontari di svolgere un servizio prezioso senza trasformare l’ingresso in città in una roulette. Quello che i cittadini invocano ogni volta che si ritrovano a pagare cifre che non tornano.
Perché il punto non è la singola multa, né la singola lettrice che si ritrova con 138,92 euro da pagare. Il punto è che a Chivasso il traffico è diventato un atto di coraggio.
Sì, perché ci vuole coraggio ad addentrarsi in questa città. E questo non ha niente a che vedere con la sicurezza dei bambini.
E forse, se davvero vogliamo tutelarli, servirebbe ricordare che la città dove cresceranno dovrebbe essere un luogo ordinato, giusto, comprensibile. Non un sistema che ti punisce prima ancora di capire cosa hai sbagliato.
Perché quando la gente arriva a dire “Facevo prima a prendermi un taxi”, vuol dire che qualcosa si è rotto. E il dovere delle istituzioni, prima ancora di difendere una telecamera, è capire cosa. E aggiustarlo.
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