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Prati stabili, territorio vivo: la Valchiusella punta su agricoltura, paesaggio e identità

Dalla scuola Saudino di Vico Canavese un incontro partecipato tra amministratori, agricoltori e università: i prati stabili diventano il motore di una nuova visione per il futuro della valle, tra biodiversità, prodotti locali e turismo sostenibile

Prati stabili, territorio vivo: la Valchiusella punta su agricoltura, paesaggio e identità

Prati stabili, territorio vivo: la Valchiusella punta su agricoltura, paesaggio e identità

Sabato 22 novembre 2025, nella mattina tersa e luminosa della valle, la scuola “Giacomo Saudino” di Vico Canavese ha accolto un incontro che ha risuonato come una chiamata all’azione per il territorio della Valchiusella. Organizzato dal Club Amici Valchiusella in collaborazione con l’Università di Torino – in particolare il DISAFA e il Dipartimento di Management – e con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, l’evento aveva per titolo «I prati stabili e i loro prodotti come strumento di promozione della Valchiusella». La platea, composta da agricoltori locali, amministratori comunali, studiosi e operatori turistici, si è raccolta alle dieci del mattino per riflettere sul valore del paesaggio agricolo montano e sulle opportunità che esso può generare.

In apertura è intervenuto il sindaco Maurilio Vercello, che ha ricordato come i prati stabili rappresentino un patrimonio culturale prima ancora che agricolo, frutto del lavoro secolare delle comunità della valle. A seguire Romina Zucca, titolare di azienda agricola e consigliera comunale, ha portato la voce diretta di chi vive quotidianamente la montagna e i suoi ritmi, raccontando come la gestione attenta dei pascoli incida sulla qualità del latte e dei prodotti trasformati. Sono poi intervenute la donna che vive la montagna Anna Zucca e, dal mondo accademico, Giampiero Lombardi e Valentina Scariot dell’Università di Torino – DISAFA, insieme a Stefano Duglio del Dipartimento di Management. I contributi tecnici hanno delineato un quadro chiaro: i prati stabili non sono solo superfici produttive, ma veri custodi di biodiversità, serbatoi ecologici che modellano il paesaggio e lo rendono riconoscibile.

Significativo anche l’intervento di Silvio Barbero, vicepresidente dell’Università di Pollenzo e cofondatore di Slow Food, che ha sottolineato il ruolo del cibo come elemento narrativo di un territorio. È seguito Pierangelo Ughetti per Coldiretti, che ha evidenziato le criticità del settore zootecnico in zona montana, e Sonia Cambursano per la Città Metropolitana, che ha richiamato l’importanza delle strategie territoriali sul turismo lento e sostenibile. A portare il punto di vista zootecnico e veterinario sono state Nadia Ansaldi ed Elisa Spaziani, mentre a moderare l’incontro è stata Laura Lancerotto.

Gli interventi hanno messo in evidenza una visione condivisa: i prati stabili sono la base di una filiera che unisce agricoltura, turismo, cultura e promozione territoriale. Non solo producono foraggi di alta qualità, ma offrono un paesaggio attrattivo che può diventare motore economico se accompagnato da modelli di sviluppo sostenibili. È emersa la necessità di creare sinergie tra produttori, enti locali e istituzioni formative, affinché la valle possa crescere senza snaturarsi, mantenendo viva la propria identità.

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Le testimonianze degli agricoltori hanno ricordato che mantenere un prato stabile richiede tempo, dedizione, conoscenza del territorio. Ma è proprio questa cura che genera valore: «promuovere un formaggio senza tutelare il prato che lo rende possibile significa costruire senza fondamenta», ha osservato uno dei relatori. Una frase che ha sintetizzato l’intero spirito dell’incontro.

La giornata ha lasciato un messaggio chiaro: la Valchiusella non è soltanto un luogo da visitare, ma un ambiente che vive grazie alle persone che lo abitano e lo custodiscono. I prati stabili, con i loro fiori, le loro erbe e la loro storia, possono diventare il cuore di una strategia di rilancio che unisce produzione, ambiente e turismo. A patto di riconoscere – e proteggere – ciò che essi rappresentano: una ricchezza che non può essere replicata altrove.

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