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23 Novembre 2025 - 10:23
RigenerAzioni riempie il Teatro Belloc: idee, promesse e qualche contraddizione sulla rigenerazione del Canavese
Il sipario del Teatro Belloc si è aperto sabato pomeriggio su RigenerAzioni, l’incontro promosso da Proximamente e dalla Fondazione per l’architettura / Torino per discutere di adattamento climatico, spazio pubblico e partecipazione locale. Un titolo ambizioso — “Dove abita la cura: ri-generare gli spazi per il futuro” — che ha cercato di tradursi in una lunga serie di contributi, idee e proposte concrete, mescolando accademia, attivismo e testimonianze politiche.
Dalle 14.30, con il teatro quasi pieno, l’atmosfera è stata quella di un laboratorio collettivo: amministratori locali, studenti, professionisti e cittadini curiosi hanno riempito la sala in uno di quei rari momenti in cui il Canavese prova davvero a interrogarsi su come costruire il proprio futuro.
La prima parte dell’incontro — Cambiamento climatico e adattamento locale — ha visto protagonista Giorgio Brizio, attivista climatico, che ha portato una riflessione schietta sugli effetti reali della crisi climatica nei territori non metropolitani. A seguire, Ombretta Caldarice e Elisabetta Vitale Brovarone, ricercatrici del Politecnico di Torino, hanno illustrato modelli e strumenti per rendere le città “più giuste, verdi e sicure”, insistendo su un punto chiave: l’adattamento climatico non è un tema da convegno, ma una necessità che passa per scelte amministrative immediate.

Dopo una breve pausa, la discussione si è spostata sul tema più politico della giornata: L’Impatto Sociale della Rigenerazione Urbana e Territoriale. Qui è entrato in scena il progetto BiciPlan con Donato Casavola (PoliTo), che ha mostrato come la mobilità ciclabile possa diventare un vero strumento di coesione sociale, non soltanto un’opzione ambientalista. Accanto a lui, Rita Cararo (Kallipolis) ha raccontato percorsi di co-progettazione con le comunità locali per ripensare lo spazio pubblico a partire dalle esigenze dei cittadini.
Molto attesa — e non solo per ragioni politiche — l’intervento della sindaca di Settimo Torinese Elena Piastra, invitata come esempio di “rigenerazione virtuosa”. Un termine che ha inevitabilmente fatto alzare più di un sopracciglio tra i presenti: se da un lato la sindaca ha descritto con toni convinti i progetti avviati nel suo Comune, dall’altro non sono mancati commenti informali tra il pubblico su quanto sia distante il suo racconto dalla percezione che ne hanno i suoi concittadini, specie sui social.
Ma anche questo fa parte del gioco: la rigenerazione non è mai un racconto lineare e il dibattito, nel bene o nel male, resta un segnale di vitalità.
La fase conclusiva — l’Open Talk Canavese Ri-Generato — ha messo attorno allo stesso tavolo amministratori e associazioni locali. Nessun annuncio rivoluzionario, ma un confronto diretto su idee, criticità e possibilità future. Un raro momento in cui si è provato davvero a rispondere alla domanda iniziale: dove abita la cura? Forse proprio qui, nella capacità di sedersi e discutere senza filtri, riconoscendo che la rigenerazione non arriva dall’alto, ma cresce quando i territori si parlano.
La giornata si è chiusa con l’aperitivo “ri-generante”, occasione informale per continuare il dialogo fuori dal palco. Un finale leggero, ma coerente: perché rigenerare significa anche creare relazioni, rallentare, condividere idee davanti a un bicchiere.
Insomma, RigenerAzioni è stato uno di quegli appuntamenti che mostrano un Canavese inquieto, critico, ma desideroso di partecipare. Le sfide restano enormi, ma almeno per un pomeriggio la sensazione è stata chiara: qualcosa si sta muovendo, e questa volta potrebbe muoversi davvero.
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