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22 Novembre 2025 - 18:03
Scabbia al CPR di Torino: il caso esplode e smonta le rassicurazioni di Prefettura e Asl
La riapertura del CPR di Torino, in corso Brunelleschi, avrebbe dovuto segnare una nuova fase, più ordinata e trasparente, per la gestione dei trattenuti in attesa di rimpatrio. Così almeno avevano garantito Prefettura e Asl nelle settimane precedenti al riavvio della struttura. Ma il quadro che emerge oggi è l’esatto opposto: la situazione sanitaria nel Centro è tutt’altro che sotto controllo.
La vicenda che sta scuotendo il dibattito politico piemontese parte da un fatto semplice e gravissimo: un giovane trattenuto presentava sintomi compatibili con la scabbia, una malattia cutanea altamente contagiosa, ma non è stato diagnosticato dal personale del CPR. I segni della malattia sono stati rilevati soltanto dopo il suo arresto, quando il ragazzo è stato trasferito in carcere e visitato dal personale medico penitenziario.
Una circostanza che mette in discussione l’efficacia, l’attenzione e persino l’esistenza di controlli sanitari adeguati all’interno del Centro.
Non si tratta di un episodio isolato. Negli ultimi mesi, la struttura di corso Brunelleschi è finita al centro di segnalazioni ricorrenti: proteste dei trattenuti, incendi, tensioni interne, denunciate carenze igieniche, difficoltà nell’accesso alle cure e presunti casi di malattie cutanee non gestite correttamente. Tutto ciò in un territorio, quello torinese, dove i casi di scabbia registrati dall’Asl negli ultimi anni sono cresciuti in modo significativo.

Alice Ravinale
È in questo contesto che arriva la posizione netta della consigliera regionale di Avs, Alice Ravinale, tra le poche voci istituzionali a denunciare pubblicamente le condizioni del Centro.
«La notizia di un caso di scabbia non diagnosticato nel CPR di Torino, e rilevato invece dal personale medico del carcere a seguito di arresto avvenuto nella struttura di corso Brunelleschi, conferma che la situazione sanitaria nel Centro è tutt'altro che sotto controllo nonostante le rassicurazioni di Prefettura e Asl», afferma Ravinale.
Un atto d’accusa che non si limita alla denuncia, ma si traduce in un’iniziativa politica diretta.
«Solleciterò con un'interrogazione la Giunta — annuncia — per far sì che il diritto alla salute delle persone trattenute in corso Brunelleschi sia pienamente rispettato. Lo stesso Consiglio di Stato ha sottolineato che gli attuali capitolati d'appalto per la gestione dei CPR sono assolutamente carenti dal punto di vista sanitario. Ci aspettiamo che l'assessore Riboldi intervenga per assicurarsi sulle condizioni di salute delle persone trattenute a fronte del possibile contagio da scabbia con la medesima solerzia e decisione con cui è intervenuto per condannare le scritte sui muri dell'Asl di via San Secondo contro il Cpr».
Il riferimento è chiaro: l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi si era espresso con tempestività e fermezza sulle scritte di protesta comparse sui muri dell’Asl. Ora, secondo Ravinale, la stessa tempestività dovrebbe essere dedicata al controllo delle condizioni sanitarie di una struttura pubblica — il CPR — che ricade sotto la responsabilità della Regione.
E la questione non è marginale. In un luogo dove persone vivono per settimane o mesi in spazi ristretti, spesso privi di libertà di movimento, con accesso limitato all’assistenza, anche un singolo caso di scabbia non diagnosticato può rappresentare un campanello d’allarme enorme. Significa che i protocolli sanitari non solo non funzionano, ma potrebbero non essere applicati o non essere adeguati.
Resta una domanda che nessuna istituzione ha ancora affrontato apertamente:
come è possibile che una patologia così evidente non sia stata riconosciuta nel luogo in cui il ragazzo viveva da giorni o settimane?
Fino a quando non arriveranno risposte credibili, il CPR continuerà a essere un territorio grigio, dove la salute sembra essere un diritto a geometria variabile. E questo episodio rischia di non essere un’eccezione, ma il sintomo di un sistema che — dietro le mura di corso Brunelleschi — resta opaco, fragile e profondamente disfunzionale.
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