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21 Novembre 2025 - 21:09
Settimo Torinese: una Commissione d’Indagine sul teleriscaldamento
Arriva sul tavolo del prossimo Consiglio comunale di Settimo Torinese una mozione che porta con sé non solo una richiesta formale, ma l’intera storia recente di una delle infrastrutture più complesse della città: la rete di teleriscaldamento, oggi gestita da Engie.
Fratelli d’Italia e Lega chiedono l’istituzione di una Commissione consiliare d’indagine per analizzare funzionamento, costi, trasparenza e rendicontazioni di un servizio che è diventato parte strutturale della vita quotidiana di migliaia di famiglie. Il documento ricostruisce i principali passaggi amministrativi dal 2017 a oggi e mette in fila le criticità segnalate dagli utenti, proponendo un approfondimento istituzionale riconosciuto dal regolamento comunale.
Per comprendere il significato di questa azione occorre tornare indietro di quasi 25 anni, quando Settimo Torinese decide di puntare sul teleriscaldamento come infrastruttura strategica. I primi tratti di rete nascono infatti nei primi anni Duemila, in un contesto in cui diversi comuni dell’area torinese cercano soluzioni più efficienti rispetto alle caldaie centralizzate tradizionali. Si trattava di una fase pionieristica, con un gestore diverso da Engie e una rete ancora relativamente limitata, ma già allora si intravedeva il potenziale di un sistema capace di ridurre emissioni, ottimizzare la produzione termica e fornire continuità di servizio a interi quartieri.
La svolta arriva nel 2017, quando Engie S.p.A. comunica formalmente al Comune l’acquisizione della rete cittadina. Un passaggio che segna l’ingresso di un grande operatore internazionale nella gestione del servizio. L’anno successivo la Giunta approva, con la delibera 33/2018, la convenzione che stabilisce diritti e doveri del concessionario, i margini di controllo per il Comune, gli obblighi informativi e i criteri generali di sviluppo del servizio. Il nuovo gestore eredita una rete già strutturata ma non ancora estesa come oggi: all’epoca si contavano circa 47 chilometri di tubazioni e una produzione annua attorno agli 80 GWh.
Da quel momento inizia una fase di espansione significativa. Engie annuncia l’estensione verso il quartiere San Gallo, zona a forte densità abitativa e con numerosi edifici pubblici. I lavori includono anche interventi tecnicamente complessi, come l’attraversamento della linea ferroviaria, che richiedono permessi specifici e adeguamenti strutturali. Parallelamente, il sistema di produzione viene potenziato: si passa da un modello basato su poche fonti a un mix diversificato composto da recupero termico da centrali, biomassa legnosa, cogenerazione e caldaie di riserva. Un’impostazione che consente continuità operativa e maggiore efficienza energetica, riducendo nel contempo le emissioni in atmosfera.
A distanza di anni l’infrastruttura ha assunto dimensioni di scala metropolitana. La rete oggi si estende per circa 51 chilometri, serve 315 condomini e numerosi edifici pubblici e privati, raggiunge 36.500 abitanti e produce oltre 82 GWh di energia termica all’anno. Il gestore (sul proprio sito internet) sottolinea inoltre un beneficio ambientale rilevante, quantificato in più di 25.000 tonnellate di CO₂ evitate ogni anno rispetto ai sistemi tradizionali.
Accanto ai punti di forza però nel tempo sono emerse anche alcune criticità. Diversi cittadini segnalano difficoltà nel ricostruire i consumi reali, ritardi e imprecisioni nelle rendicontazioni, differenze tariffarie tra condomini allacciati in anni diversi e aumenti dei costi percepiti come difficili da verificare in assenza di informazioni pienamente chiare. Si è aggiunta nelle ultime settimana la cronaca di un condominio di 26 famiglie di via De Francisco lasciate al freddo dal 4 ottobre al 6 novembre.

"La complessità della rete, l’evoluzione normativa e contrattuale e la presenza di tariffe storiche diverse contribuiscono a creare un quadro non sempre semplice da interpretare da parte degli utenti..." si legge nella mozione.
Secondo l'Opposizione consigliare, la convenzione del 2018 mette a disposizione del Comune strumenti di controllo e monitoraggio che, però, non sarebbero stati utilizzati in modo sistematico o comunque non sarebbero sufficienti a dare risposte esaustive. Da qui nasce l’idea di ricorrere alla Commissione consiliare d’indagine, prevista dall’articolo 19 del regolamento comunale, uno strumento che consente una verifica approfondita attraverso l’acquisizione di documenti, l’audizione del gestore, l’analisi dei contratti e la ricostruzione tecnica e amministrativa di tutti gli elementi che determinano il funzionamento del servizio. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a una relazione finale che permetta all’ente pubblico di intervenire, se necessario, con correttivi, aggiornamenti o proposte di revisione in un quadro chiaro e documentato.
La mozione è firmata per Fratelli d’Italia dal capogruppo Vincenzo Andrea Maiolino insieme ai consiglieri Francesco D’Ambrosio e Giorgio Carlo Zigiotto, e per la Lega dal capogruppo Manolo Maugeri e dal consigliere Moreno Maugeri.
La partita è politica ma anche tecnica. Da un lato la necessità di valutare con equilibrio e rigore un servizio che negli anni ha rappresentato uno dei pilastri della politica energetica locale; dall’altro la richiesta, avanzata da più voci, di fare chiarezza su costi, contratti e rendicontazioni in una fase storica in cui l’efficienza energetica e la sostenibilità economica sono diventate priorità per le famiglie e per gli enti locali.
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