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22 Novembre 2025 - 08:12
La sporca storia dell’intervista a Diana: la BBC sotto accusa
È la storia che la BBC avrebbe preferito bruciare in una notte di nebbia sul Tamigi, quella che nessun dirigente vuole vedere riemergere perché fa tremare gli archivi, i faldoni polverosi e soprattutto le carriere. E invece eccola lì, che torna a bussare con prepotenza: Dianarama: The Betrayal of Princess Diana, il libro-bomba dell’ex reporter Andy Webb, un ex uomo di casa Auntie che ora, con la stessa grazia di un ariete lanciato a tutta velocità, promette di sventrare il mito dell’intervista più famosa del Novecento. Non un libro, ma una coltellata. Non un’inchiesta, ma un regolamento di conti.
In uscita il 20 novembre 2025 — guarda caso, esattamente trent’anni dopo la famigerata intervista a Panorama — il volume si presenta come la vendetta perfetta contro un sistema mediatico che da tre decenni si regge su mezze verità, omissioni imbarazzanti e documenti “misteriosamente scomparsi”. E mentre la monarchia inglese si prepara all’ennesimo anniversario da celebrare con toni dolci e luci soffuse, Webb spalanca le finestre e fa entrare una corrente gelida che porta con sé un odore inequivocabile: quello dello scandalo vero, non quello da rivista patinata.

La storia la conosciamo. O meglio: pensavamo di conoscerla. La principessa Diana, seduta davanti alle telecamere del programma Panorama, che confessa la sua solitudine, la sua bulimia, la sua guerra non dichiarata contro un palazzo che le stava stretto. Una donna bellissima e vulnerabile, una telecamera rapita, un giornalista, Martin Bashir, che sembrava l’unico capace di farle aprire il cuore. Un momento di televisione che entrò nella storia. Ma oggi Webb afferma: non fu un capolavoro giornalistico, fu un colpo di mano. Un’operazione sporca. Un inganno orchestrato con una precisione chirurgica.
Il cuore della vicenda sono quei famosi estratti conto bancari falsificati, quei fogliacci che Bashir avrebbe mostrato al fratello di Diana, Charles Spencer, per convincerlo che la principessa era spiata, tradita, circondata da agenti segreti in giacca e cravatta pronti a venderla al miglior offerente. Una messinscena da thriller di serie B, sì, ma che funzionò: Spencer abboccò, Diana cadde nel vortice della paranoia e Bashir entrò dalla porta principale nel mondo più blindato del pianeta.
L’indagine Dyson del 2021 — quella che la BBC ha fatto partire quando ormai il latte era ben che versato — ha ammesso: sì, Bashir usò mezzi “ingannevoli”. Una parola elegante per dire “falsi”. Ma Webb non si ferma lì: per lui la BBC sapeva, o avrebbe dovuto sapere, e ha deciso di guardare altrove. Troppo comodo il colpaccio giornalistico, troppo ghiotta l’occasione di strappare alla monarchia un’intervista che nessuno era riuscito nemmeno a sognarsi. Gli uffici, racconta l’autore, pullulavano già allora di sospetti, dubbi, segnali d’allarme. Eppure nessuno mosse un dito. O peggio: qualcuno, sostiene Webb, lo mosse eccome, ma per seppellire la verità.
Il libro affonda le mani proprio lì, negli archivi che per anni sono stati tenuti sotto chiave, tra documenti “non pervenuti”, memo interni evaporati nel nulla e strane coincidenze temporali. Ci sono testimonianze che la BBC non avrebbe mai pubblicato, appunti presi da tecnici che quel giorno erano presenti e che avrebbero notato dettagli “anomali”, scambi di mail imbarazzanti, come quella — citata da Webb — in cui un dirigente parla apertamente di “contenere i danni” prima ancora che i danni venissero rivelati. E poi c’è quella domenica. Sì, perché l’intervista avvenne in un giorno che la BBC aveva scelto accuratamente: palazzo semivuoto, controllo ridotto, personale minimo. Perfetto per un colpo di teatro. Perfetto per eludere chiunque avrebbe potuto dire: “Fermi tutti, c’è qualcosa che non va.”
Il racconto che Webb dipinge è quello di una Diana isolata, tagliata fuori dai suoi consiglieri, portata quasi letteralmente per mano davanti alle telecamere da un uomo che si era guadagnato la sua fiducia con un miscuglio di fascino, bugie e insinuazioni. Un uomo che — questo il punto più velenoso — non sarebbe stato un genio solitario, ma un pedone protetto da una torre ben più alta: la BBC stessa. Per Webb, infatti, l’emittente avrebbe preferito chiudere un occhio, forse due, pur di ottenere l’intervista del secolo. E quando, anni dopo, i nodi vennero al pettine, ci si sarebbe affrettati a stendere un velo pietoso e a dire che sì, furono commessi errori, ma ora basta, si volti pagina.
Il problema è che Andy Webb non ha alcuna intenzione di voltarla, la pagina. Anzi, la strappa, la sbatte sul tavolo e ci scrive sopra a caratteri cubitali: “Questo non è giornalismo. Questa è manipolazione, tradimento, abuso di potere mediatico”. E in una serie di passaggi che faranno sudare freddo più di un ex dirigente di Broadcasting House, l’autore racconta di come la nota scritta da Diana — quella in cui dichiarava di non essersi sentita vittima di pressioni — sarebbe stata presentata in fretta e furia, in un contesto nebuloso, e poi usata come uno scudo per anni. Il sacro graal dell’autodifesa della BBC. Ma, secondo Webb, un documento pieno di punti oscuri.
Il quadro che ne emerge non fa sconti a nessuno: non alla BBC, non a Bashir, non al suo entourage, non a quei funzionari che per anni hanno trattato l’intervista come un trofeo e oggi vorrebbero far dimenticare come fu ottenuta. Né al clima che circondava Diana, una donna sempre più sola, sempre più convinta di essere tradita da chiunque, e che proprio per questo sarebbe stata un bersaglio facile.
E mentre la monarchia inglese continua a sopravvivere tra scandali, divorzi, fughe negli Stati Uniti e silhouette sempre più sottili dietro le finestre di Buckingham Palace, e mentre la BBC si presenta ogni anno come custode del giornalismo etico, Dianarama rompe l’incantesimo e ci ricorda che dietro i sorrisi televisivi spesso si nasconde un mondo di ombre. Ombre che Webb illumina con una violenza narrativa che farà storcere il naso a qualcuno ma che rende questo libro un evento editoriale esplosivo.
Perché il vero scandalo non è ciò che vediamo in televisione.
Il vero scandalo è ciò che non abbiamo visto.
Ciò che qualcuno ha nascosto.
Ciò che, trent’anni dopo, torna a mordere.
E stavolta, fa malissimo.
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