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Droni a Settimo: la Polizia Locale decolla, la trasparenza precipita

Acquisto “informale”, fornitore scelto perché vicino al Comune, nessun regolamento noto sull’uso degli aeromobili e dubbi su privacy e DPIA: l’Amministrazione vola alto… ma solo con i droni

Droni a Settimo: la Polizia Locale decolla, la trasparenza precipita

Moreno e Manolo Maugeri

A Settimo Torinese la tecnologia corre così veloce che quasi non la si vede. Forse per questo il Comune ha deciso di dotarsi di due splendidi droni DJI Mini 5 Pro Fly More Combo, acquistati con una determinazione del 13 novembre 2025, affidando tutto alla società Tecnica 3 srl. Costo complessivo: 2.368 euro, micro SD incluse, perché all’avanguardia sì, ma senza esagerare.

La cosa straordinaria non è tanto l’acquisto: in un’epoca in cui anche il vicino di casa si compra un drone per controllare se i piccioni gli rovinano i coppi, perché mai la Polizia Locale non dovrebbe sorvegliare la città dall’alto? No: il punto è come e soprattutto perché.

Settimo torinese

Ce lo spiegherà l’Amministrazione comunale guidata dalla sindaca Elena Piastra al prossimo Consiglio comunale, grazie a un’interpellanza della Lega firmata dai consiglieri Manolo Maugeri e Moreno Maugeri.

Pare che la scelta del fornitore sia avvenuta tramite un’«indagine di mercato» con «informale confronto di preventivi». Informale, sì: quel meraviglioso aggettivo che fa subito pensare a due preventivi chiesti al volo, magari col telefono appoggiato tra spalla e orecchio mentre si firma un’altra determinazione.

«Nessuna traccia, però, di chi sia stato interpellato. Mistero… – stigmatizzano i due consiglieri – Evidentemente gli operatori economici hanno un nome… ma non serve saperlo. È segreto come la ricetta della Coca-Cola».

Tra le motivazioni dell’affidamento, la più poetica è senza dubbio questa: la società scelta ha la sede «nelle immediate vicinanze dell’amministrazione».

Insomma, si è comprato il drone dal negozio vicino. E chissà, magari gli hanno anche regalato una custodia.
Ma la domanda vera è quella della Lega: «Da oggi gli appalti verranno assegnati anche in base alla distanza a piedi dal Comune?».

Nell’interpellanza, i consiglieri ricordano che l’uso di droni non è esattamente come accendere un ventilatore: comporta implicazioni mica da ridere su privacy, GDPR, dati personali, riprese sistematiche, eccetera.

Domanda logica: «Il Comune ha predisposto una DPIA, cioè quella roba obbligatoria per legge quando sorvoli la città riprendendo metà dei cortili?»
Risposta attesa: vedremo. Per ora non si sa.
E soprattutto: «Esiste un regolamento sull’uso dei droni?»
Magari sì, magari no. Forse è in un cassetto. Forse deve ancora nascere.

La Lega chiede tutto: «Quali regole governano l’uso dei droni? Chi li può pilotare? Dove finiranno le immagini? Esiste già un’autorizzazione ENAC? Quanto costeranno ogni anno questi droni tra assicurazione, manutenzione, licenze software, corsi per i piloti…?».

Già, perché i droni non volano con le buone intenzioni: vogliono manutenzione, aggiornamenti, soldi. Insomma, non è un acquisto, ma un fidanzamento.

Ultima perla: si chiede se il Comune intenda informare pubblicamente i cittadini dell’uso di questi nuovi strumenti. Sarebbe bello, no? Almeno così la gente, vedendo uno scintillio in cielo, saprebbe se deve preoccuparsi dei russi o se è solo la Polizia Locale che “monitora il territorio”.

Per ora, però, l’unica cosa certa è che il drone c’è.
Il regolamento… magari arriva.
Il protocollo? In progress.
La DPIA? Vedremo.

In compenso, la sede del fornitore è vicina. È già qualcosa.

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