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Papa Leone XIV accoglie i bambini di Ucraina, Palestina e Indonesia: l'incontro che commuove e fa riflettere

Un’udienza fortemente voluta dal Pontefice e dalla Fondazione gLOVEs per ricordare i diritti dell’infanzia e promuovere una solidarietà che unisca culture, fedi e Paesi diversi

Papa Leone XIV

Papa Leone XIV accoglie i bambini di Ucraina, Palestina e Indonesia: l'incontro che commuove e fa riflettere

Il 19 novembre, sotto il colonnato di Piazza San Pietro, Papa Leone XIV – erede spirituale della visione inclusiva di Papa Francesco – ha incontrato una delegazione di bambini provenienti da tre aree del mondo segnate da storie e condizioni profondamente diverse: Ucraina, Palestina e Indonesia. Un incontro dal valore fortemente simbolico, organizzato alla vigilia della Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia, istituita dall’ONU e celebrata ogni anno il 20 novembre.

I piccoli ucraini erano ospiti di un orfanotrofio di Leopoli, città martoriata dalla guerra; i bambini palestinesi arrivavano da territori dove la violenza non conosce tregua; quelli indonesiani rappresentavano un’altra realtà, lontana ma ugualmente fragile. A unirli, la volontà della Fondazione gLOVEs, promotrice dell’udienza, di portare a Roma un messaggio universale: nessun bambino deve essere lasciato indietro, indipendentemente da provenienza, fede o condizione sociale.

Per Papa Leone XIV l’occasione è stata anche il momento per annunciare le date della prossima Giornata Mondiale dei Bambini, che si terrà dal 25 al 27 settembre 2026. Una scelta non casuale: legare idealmente l’evento globale al giorno dedicato ai diritti dell’infanzia significa ribadire che la tutela dei più piccoli non può essere un gesto celebrativo, ma un impegno quotidiano.

A rendere possibile l’incontro è stata la filosofia della Fondazione gLOVEs, una realtà filantropica cristiana che opera a livello internazionale con un approccio nuovo, propositivo e lontano dalle logiche dell’assistenzialismo. Il cuore della loro missione è semplice e rivoluzionario: aiutare non è un gesto unilaterale, ma un investimento che genera crescita per chi riceve e per chi dona.

La Fondazione parla infatti di intelligenza del dono, di crescita condivisa, di solidarietà come traino di comunità capaci di rigenerarsi. L’idea è quella di trasmettere ai giovani un nuovo modo di intendere il volontariato: non un obbligo morale, ma un atto naturale, spontaneo, persino contagioso. Una cultura del sostegno che si costruisce insieme, passo dopo passo.

Il lavoro concreto di gLOVEs si articola su tre fronti principali. C’è il sostegno economico, utile a finanziare abitazioni, scuole, infrastrutture igienico-sanitarie e luoghi di aggregazione nei Paesi meno sviluppati. C’è il sostegno culturale, basato sull’insegnamento dell’inglese e di altre lingue per favorire l’integrazione e aprire ai giovani le porte di una società globale sempre più interconnessa. Infine, c’è il sostegno sociale, che si traduce in comunità educative guidate da volontari formati, nella collaborazione con istituti religiosi e organizzazioni locali e nello scambio culturale tra Paesi ricchi e poveri.

Tutto questo trova una sintesi nel nome della Fondazione: gLOVEs, un richiamo ai “guanti” – gloves in inglese – trasformati in simbolo dell’amore condiviso. Il claim, “Wear a glove, share the love”, racchiude il senso più profondo della loro missione: indossare un gesto concreto di cura verso l’altro.

L’immagine dei bambini in Piazza San Pietro, con Papa Leone XIV chinato ad ascoltarli uno a uno, restituisce il valore autentico di questo progetto: un ponte tra mondi lontani, un invito a guardare l’infanzia con occhi nuovi e a costruire un futuro in cui le differenze non dividono, ma diventano occasione di incontro.

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