AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
21 Novembre 2025 - 15:11
Ma lo sapevi che Chivasso è terra di tartufi?
Ma lo sapevi che Chivasso è area tartufigena? Sembra quasi una di quelle curiosità buone per le cene fra amici, e invece è una delle poche verità che raccontano davvero com’è fatto il nostro territorio. Perché dietro la parola “tartufo” non c’è il piatto da ristorante, ma un intreccio di boschi, suoli, filari e biodiversità che qui, proprio qui, hanno un valore che la Regione oggi decide di mettere nero su bianco.
Il progetto Tuber Next Gen 2025 ha ridisegnato la mappa piemontese del tartufo e ha infilato Chivasso in un ruolo che finora in pochi conoscevano: cuore dell’Area Forestale 24 “Chivassese”, uno dei distretti nei quali nasceranno i nuovi Piani Forestali. Non una nota a margine, ma una scelta precisa: significa che questa fetta di territorio è considerata strategica per capire dove il tartufo può vivere, crescere e – soprattutto – essere protetto.
Le nuove carte regionali raccontano che la superficie vocata in Piemonte passa da 5.000 a 22.000 ettari. Una trasformazione enorme, ottenuta non inventando territori, ma guardando meglio quelli che già ci sono. Qui, dove campi, boschetti, rive, pioppeti e querceti convivono più di quanto sembri, la Regione individua condizioni favorevoli che fino a ieri nessuno aveva messo a sistema. Che sia un bosco dietro una frazione, un filare in mezzo ai campi, un appezzamento rimasto miracolosamente intatto: tutto entra in una visione che riconosce un potenziale reale e misurabile.
E a questo punto il ruolo del Comune non è più ornamentale. Le nuove indennità tartufigene, aggiornate e potenziate, passano proprio dalle Commissioni comunali, chiamate a gestire domande, verifiche, piante da tutelare, raccoglitori esperti da affiancare. È un lavoro amministrativo, certo, ma che si traduce in scelte molto concrete: quante querce mantenere, dove intervenire, come custodire quello che la natura ha costruito in decenni.
Il fatto curioso, quasi ironico, è che mentre Chivasso fatica a riconoscersi come Comune “tartufigeno”, la Regione lo vede chiaramente: un territorio capace di generare valore ambientale, non soltanto un agglomerato urbano o un nodo logistico. È un modo diverso di guardare ai luoghi, più vicino a ciò che erano e a ciò che potrebbero ancora essere.
La domanda vera, allora, è un’altra: quante persone lo sanno?
Quanti chivassesi immaginano che sotto i loro piedi, nei boschi e nei terreni che costeggiano la città, si nasconde un patrimonio che richiede cura, tempo e conoscenza?
Scoprirlo oggi, grazie a una mappa regionale, è quasi un invito: prendiamoci sul serio come territorio tartufigeno. Non per vanità, ma perché qui, dove il tartufo può ancora nascere, c’è la prova che la qualità del paesaggio non è un ricordo del passato. È una responsabilità del presente.

La giornata in Regione è scivolata via con quell’aria da grande appuntamento istituzionale che, per una volta, non è sembrata una liturgia. Il viaggio di Tuber Next Gen 2025 si è chiuso a Torino, dentro il Grattacielo Piemonte, in una coincidenza quasi simbolica: la Giornata nazionale degli alberi. E proprio lì, tra tecnici, amministratori, agronomi, urbanisti, forestali e trifolau, si è capito che parlare di tartufo non è un vezzo gastronomico, ma un modo per misurare la salute dei luoghi. Suoli, foreste, paesaggi rurali: tutto si intreccia, tutto parla del territorio che siamo.
A prendere la parola per primo è stato l’assessore Marco Gallo, che ha ripercorso le tappe del tour – Alba, Asti, Alessandria – fino all’ultimo incontro torinese. Ha insistito su un punto: il Piemonte cresce quando pianificazione e territorio dialogano. È un messaggio che suona quasi ovvio, finché non lo si cala nella realtà di Comuni, vincoli, trasformazioni e ritardi amministrativi. Eppure, oggi, quel dialogo sembrava possibile. La sala era piena, attenta, con interventi che non si sono limitati alla celebrazione, ma hanno guardato dentro le pieghe del lavoro tecnico: carte pedologiche, attitudini tartufigene, aree vocate, tutto aggiornato, tutto da leggere come strumenti di governo, non come accessori.
Accanto a Gallo è intervenuto Alessandro Sicchiero, consigliere delegato della Città Metropolitana, che ha portato un punto di vista decisivo: le nuove Carte non servono solo ai boschi o agli agricoltori, ma ai Comuni, chiamati a decidere ogni giorno su terreni, trasformazioni e tutela. Il richiamo ai cambiamenti climatici, che in Piemonte hanno già ridotto alcune aree vocate, ha messo un’ombra necessaria sulla giornata. Perché la verità è semplice: o si difende l’habitat, oppure il tartufo diventa un ricordo romantico.
Ma l’aspetto più interessante emerso in Regione è stato il lavoro di IPLA, che ha ricostruito la fotografia più aggiornata possibile dei territori. Le nuove Carte di Attitudine e di Potenzialità hanno rivelato un cambiamento enorme: da 5.000 a 22.000 ettari vocati. Una crescita che non nasce da un miracolo, ma da uno sguardo più fine, capace di vedere come querceti, saliceti, pioppeti, filari rurali possano innalzare la produttività anche dove il suolo non è perfetto. È un ribaltamento culturale: la natura non viene più vista come scenario, ma come infrastruttura viva.
Dentro il Grattacielo si è respirato anche un certo entusiasmo tecnico. Agronomi e architetti hanno ricordato che la pianificazione del tartufo è, di fatto, pianificazione del paesaggio. E che, per una volta, gli strumenti messi a disposizione – Geoportale, carte aggiornate, dati integrati – sembrano andare nella direzione di una Regione che non parla solo di tutela, ma prova a praticarla.
Il capitolo finale della giornata, dedicato alle nuove indennità tartufigene, ha riportato tutti con i piedi per terra: piante da censire, criteri più chiari, Commissioni comunali da rafforzare, contributi adeguati al valore ecologico. È la parte più concreta, quella che deciderà se tutto ciò che oggi è stato raccontato resterà sulla carta o entrerà nella vita dei territori.
E mentre i lavori si concludevano, una sensazione ha attraversato la sala: il tartufo è solo la punta dell’iceberg. Sotto c’è un Piemonte che sta cercando di capire come proteggere ciò che ancora resiste. Oggi, in Regione, quel tentativo è sembrato autentico.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.