AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
21 Novembre 2025 - 07:53
Il Governo gioca: semestre filtro. L’inganno che sta uccidendo il servizio sanitario
Il “semestre filtro”, partito con il primo appello d’esame proprio in questi giorni, doveva essere la rivoluzione epocale promessa dal Ministero dell’Università. Doveva abolire il numero chiuso, spalancare le porte di Medicina, restituire dignità alla formazione sanitaria. Doveva, appunto. Perché quello che si sta consumando sotto gli occhi di migliaia di studenti – e ora anche dentro il Consiglio Regionale del Piemonte, chiamato a intervenire con una mozione urgente – somiglia più a una manovra di maquillage burocratico che a una riforma. Una toppa maldestra spacciata per rivoluzione, un’operazione di marketing politico che prometteva un “liberi tutti” e invece consegna caos, incertezze e un imbuto nuovo di zecca, travestito da semestre introduttivo.
A Torino lo sanno bene: i Giovani Democratici hanno presentato una mozione chiara, durissima, che fotografa senza filtri ciò che il Ministero non vuole ammettere. Il semestre filtro non risolve il problema, non alleggerisce gli accessi, non affronta il vero dramma del Servizio Sanitario Nazionale: la mancanza strutturale di personale. Altro che rivoluzione. È un cerotto su un emorragia. E come tutti i cerotti messi per coprire falle enormi, si sta già staccando.

«Una farsa», l’ha definita senza mezzi termini Giosuè Del Peschio, rappresentante sanità dei Giovani Democratici di Torino. Una riforma improvvisata, nata tra un annuncio e uno slogan, che “non cura nulla, non cambia nulla e soprattutto non affronta il problema vero: la mancanza drammatica di medici e infermieri”. Del Peschio non ci gira attorno: la ministra Bernini ha venduto l’abolizione del numero chiuso come un evento epocale, ma gli stessi studenti continuano a ritrovarsi – oggi come ieri – a sgomitare in prove selettive, a contare posti, a misurarsi con una competizione feroce e sempre più diseguale. Cambiano le parole, non la sostanza. Il semestre filtro, anziché semplificare, ha moltiplicato incertezze e disparità, consegnando agli atenei un sistema che rischia di produrre nuovi squilibri geografici e valutativi.
E mentre si recita la parte della “rivoluzione universitaria”, la realtà bussa violentemente alle porte degli ospedali: infermieri in fuga, concorsi deserti, reparti che faticano a coprire turni minimi, medici esausti che lasciano il pubblico per il privato o per l’estero. In Italia mancano almeno 65.000 infermieri, e lo sanno anche i muri che la professione è stata progressivamente impoverita fino a diventare, per molti giovani, una scelta troppo gravosa e troppo poco riconosciuta. Turni massacranti, stipendi inchiodati da decenni, responsabilità altissime e tutele ridotte all’osso. E mentre gli infermieri diminuiscono, gli studenti che vorrebbero intraprendere questo percorso trovano sempre più difficoltà: corsi poco attrattivi, tirocini sottopagati o gratuiti, organizzazione universitaria spesso insufficiente. La verità è che senza valorizzazione economica e professionale, nessuna riforma dell’accesso potrà invertire la rotta.
La mozione del PD e dei Giovani Democratici va dritta al punto: servono investimenti veri, non cosmetici. Servono fondi per l’università, programmazione seria sui fabbisogni, specializzazioni adeguate e strutturate, borse di studio potenziate, finanziamento del SSN almeno al 7,5% del PIL e condizioni di lavoro che rendano la sanità pubblica di nuovo un luogo desiderabile, non un campo minato dove si sopravvive tra carichi ingestibili e stipendi ridicoli. Servono medici, servono infermieri, servono professionisti sanitari che non scappino appena ottenuta l’abilitazione.
Lo ribadiscono anche i consiglieri regionali Daniele Valle, Gianna Pentenero, Nadia Conticelli e Simona Paonessa, presenti alla conferenza e tra i primi firmatari del documento. “Buonsenso”, lo chiamano loro: abolire il semestre filtro, ripristinare ciò che è stato tagliato, programmare con lungimiranza. Lo chiamano buonsenso perché è diventato rivoluzionario ricordare al Governo che la sanità non è materia da propaganda. Che senza infermieri un pronto soccorso non esiste, senza anestesisti una sala operatoria non apre, senza specialisti i reparti si svuotano. Che puoi anche aumentare gli iscritti, ma se il sistema continua a espellere professionisti più rapidamente di quanto li forma, non risolverai mai nulla.
E se qualcuno avesse ancora dubbi sulla dimensione reale della crisi, ci pensa il consigliere Mauro Salizzoni, medico e voce autorevole dentro l’aula piemontese, a mettere sul tavolo numeri da brividi: nel solo 2024, settemila medici ospedalieri hanno dato le dimissioni. Nei diciotto mesi precedenti, ottomila dirigenti hanno lasciato il servizio sanitario pubblico. Solo il 12% dei medici raggiunge il ruolo di primario, e le donne – in un Paese che si riempie la bocca di pari opportunità – sono appena il 2%. E poi l’ondata dei pensionamenti: quasi 15.000 medici in uscita nel 2025, migliaia ogni anno fino al 2040. Una fuoriuscita continua, imponente, che si somma a un’entrata lenta, irregolare, insufficiente.
E paradossalmente, all’orizzonte c’è pure il rischio opposto: un possibile surplus di laureati tra il 2025 e il 2040, perché si aumentano gli accessi senza riorganizzare la formazione specialistica, senza riformare le borse, senza migliorare condizioni e prospettive. Una montagna di medici senza specializzazione, inutilizzabili, mentre gli ospedali cadono a pezzi. Un paradosso tutto italiano.
Così, mentre il Governo continua a ripetere che “gli studenti saranno liberi di scegliere”, il sistema sanitario resta senza persone, senza energie, senza futuro. Il Piemonte chiede risposte, lo fa con una mozione che non ha paura di dire che il re è nudo: che il semestre filtro è un espediente comunicativo, che gli investimenti sono insufficienti, che la crisi della formazione sanitaria è ormai un’emergenza nazionale. E che non si esce da questo collasso con i proclami, ma con il coraggio politico che finora è mancato.
Non c’è nulla di ideologico in questa denuncia: c’è la nuda realtà di un Paese che rischia di non avere più chi cura, chi assiste, chi mantiene in piedi il principio costituzionale dell’accesso universale alle cure. Un Paese dove gli ospedali restano sguarniti, dove i giovani medici scappano e dove gli infermieri smettono perché non ce la fanno più. Un Paese in cui si gioca con le parole “semestre filtro” mentre la struttura stessa del SSN cede a vista d’occhio.
Insomma: altro che rivoluzione. Questo semestre filtro è uno specchietto per le allodole. E chi oggi prova a denunciare il disastro non lo fa per gusto polemico, ma perché è impossibile far finta di nulla mentre il castello sanitario italiano trema dalle fondamenta. Il Piemonte, almeno, ha deciso di dirlo forte. E stavolta, senza filtri.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.