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20 Novembre 2025 - 22:54
Andrea Cantoni
A Ivrea ci sono storie che sembrano non avere mai un finale. Una di queste è l’illuminazione pubblica, o meglio: la sua assenza. È una trama che si trascina da anni, riemerge periodicamente, scompare nell’indifferenza amministrativa e poi riaffiora quando i cittadini, esasperati, ricominciano a lamentarsi del buio che avvolge interi quartieri appena cala il sole. L’ultimo capitolo arriva ora in Consiglio comunale sotto forma di una mozione firmata dai consiglieri Andrea Cantoni e Marzia Alessandra Vinciguerra di Fratelli d’Italia. I due chiedono al sindaco Matteo Chiantore di intervenire subito, senza altri rinvii o passaggi interlocutori, perché intere zone della città finiscono letteralmente nascoste dentro una penombra che non è solo fastidiosa: è inquietante, è pericolosa, è vissuta dai residenti come un segnale di abbandono.

Le aree di San Grato e San Giovanni, tanto per non fare nomi, sono tra quelle in cui da anni si convive con strade illuminate a metà, con marciapiedi completamente al buio e attraversamenti pedonali che diventano trappole al primo colpo d’occhio sbagliato. Basta una sera di pioggia, un ombrello che limita la visuale, un automobilista distratto, e l’incidente è dietro l’angolo. Non si tratta un dettaglio estetico né una questione di comfort urbano: è sicurezza stradale, sicurezza personale, qualità della vita. È una domanda di protezione basilare che gli eporediesi ripetono da anni, mentre la politica promette, discute, istituisce tavoli tecnici, annuncia piani illuminotecnici e poi, puntualmente, rimanda.
In questo lungo percorso fatto di sollecitazioni e risposte mai definitive, il tema era già stato affrontato più volte anche dal consigliere Massimiliano De Stefano con il dito puntato sulle periferie e lungo i viali principali. Ogni volta le segnalazioni sono state protocollate, discusse, prese in carico. Ogni volta si è parlato di potature, rialzi dei pali, verifiche sugli attraversamenti pedonali. Ma ogni volta, quando scende il buio, la situazione non cambia.
E infatti il paradosso che si ripete sempre uguale è questo: forse servono nuovi pali, forse servirebbero davvero nuovi impianti più moderni, forse sarebbe utile ripensare l’intero sistema di illuminazione. Ma, per iniziare, basterebbe che i punti luce già presenti non venissero inghiottiti dalle chiome degli alberi. Basterebbe che i lampioni non sparissero letteralmente dietro il fogliame, lasciando interi tratti stradali immersi nell’oscurità. È quasi grottesco: le luci ci sono, ma non illuminano; i lampioni esistono, ma restano nascosti; le manutenzioni dovrebbero essere periodiche, e invece diventano eccezioni. Il risultato, come denunciano i cittadini, è una città in cui ci si muove “a macchie”, un pezzo rischiarato e quello dopo completamente nero.
La mozione presentata da Cantoni e Vinciguerra chiede dunque ciò che dovrebbe essere scontato: controllare lampioni e viali, prevenire che la vegetazione trasformi la città in un percorso a ostacoli, intervenire sugli attraversamenti pedonali più pericolosi con luci che permettano davvero a pedoni e automobilisti di vedersi, riconoscersi, evitarsi. Una richiesta minima, quasi elementare, di puro buon senso urbano: poter camminare, andare al lavoro, accompagnare un figlio, attraversare la strada senza sentirsi invisibili.
La mozione verrà discussa in aula prossimamente. Fino ad allora i cittadini, ancora una volta, non possono far altro che aspettare. Aspettare e sperare che questa sia davvero la volta buona, quella in cui un problema ormai diventato cronico – il buio sotto casa – venga finalmente affrontato con serietà. Perché Ivrea non chiede miracoli. Chiede solo di non restare al buio. E il minimo che si possa pretendere da una città è che la sera, quando le persone escono, si possa vedere dove si mettono i piedi.
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