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Ponte sul Chiusella, vergogna infinita: lavori fermi, code da incubo e Anas sorda (Reel)

Il consigliere regionale Alberto Avetta (Pd) accusa: “Un disservizio indecente. La Regione intervenga, perché qui la gente non viaggia: sopravvive in colonna”

Ponte sul Chiusella, vergogna infinita: lavori fermi, code da incubo e Anas sorda

Albert Avetta

Chi percorre la Statale 26 tra Romano Canavese e Ivrea non ha più bisogno del calendario: gli basta contare i minuti fermi in coda. Trenta, quaranta, a volte cinquanta. Sempre gli stessi, ogni giorno, davanti al semaforo del ponte sul Chiusella, diventato ormai il simbolo di un territorio dimenticato.

Il cantiere — un milione di euro di investimento per la messa in sicurezza di un viadotto che non avrebbe dovuto creare particolari problemi — doveva chiudersi ad aprile 2025. Doveva. Ma ad oggi nessuno, né i sindaci né i pendolari, sa dire quando finirà davvero. E Anas, che pure è responsabile dei lavori, non si degna di fornire spiegazioni.

A denunciare il disastro viario è il consigliere regionale Alberto Avetta (Partito Democratico), che ha presentato un’interrogazione urgente in Consiglio regionale per chiedere alla Giunta Cirio di intervenire.

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“Ogni giorno migliaia di automobilisti e lavoratori restano imbottigliati in file chilometriche. Se Anas e il Ministero non si rendono conto del danno, allora intervenga la Regione. Non è più tollerabile”, sbotta Avetta.

L'interrogazione del consigliere regionale fotografa un disastro quotidiano. Il traffico a senso unico alternato, regolato da un semaforo, blocca per lunghi minuti auto e camion lungo una direttrice vitale: quella che collega Chivasso alla Valle d’Aosta passando per Ivrea.

“È una delle arterie più importanti del Canavese orientale – scrive Avetta – eppure è diventata un imbuto. Siamo di fronte a un disservizio non più accettabile”.

L’intervento di Anas riguarda la carreggiata, i cordoli, la pavimentazione e le barriere. Successivamente è prevista la messa in sicurezza dei pilastri sottostanti. Nulla di straordinario, dunque. Ma i tempi si dilatano, le giustificazioni mancano e i cittadini pagano.

“Mi auguro – prosegue Avetta – che ci siano ragioni oggettive dietro questi ritardi. Ma resta scandaloso che non si conosca una data certa di fine lavori. Forse a Roma non si rendono conto di quanto tutto questo penalizzi il Canavese e la sua capacità di essere attrattivo per le imprese”.

E qui il ragionamento si allarga: il cantiere del Chiusella è solo la punta dell’iceberg di una mobilità da terzo mondo, che da anni mortifica il territorio.

“Finché non adegueremo le condizioni di accesso e di trasporto – avverte il consigliere – continueremo a perdere competitività. È indispensabile e urgente il casello autostradale a San Bernardo d’Ivrea, come lo è il raddoppio dei binari sulla linea ferroviaria. Ma nel frattempo risolviamo almeno i problemi quotidiani di chi resta intrappolato nel traffico”.

Il paradosso, aggiunge Avetta, è che proprio lungo quel tratto di statale si trovano decine di aziende, tra cui l’area industriale di San Bernardo, che non ha altri sbocchi viari. E senza il promesso casello sulla A5, tutto resta fermo: produzione, logistica, lavoro. “È ora che la Regione si faccia sentire – incalza il consigliere –. Non può sottrarsi al suo ruolo politico. Deve pretendere da Anas un intervento risolutivo, immediato e definitivo."

Il riferimento non è casuale: Avetta chiama in causa anche il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.

“Se da Roma non arrivano risposte, che almeno Torino batta un colpo. Non si può continuare a parlare di un Canavese che deve ‘fare squadra’ e poi lasciare la gente in balia di semafori e ritardi. Cominciamo a fare squadra risolvendo i problemi concreti”.

Intanto, il tempo scorre. Il ponte resta chiuso a metà, le auto si accalcano, i camion borbottano al minimo, e i pendolari – gli stessi che pagano tasse e accise – guardano il verde del semaforo come un miraggio. È la fotografia di un’Italia che si ferma per colpa di un cantiere “non complesso”, di una burocrazia che non risponde e di una politica che, troppo spesso, si limita a promettere.

Insomma, sul ponte del Chiusella non passano più solo le auto: ci passa anche, ogni giorno, la pazienza di un intero territorio.

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