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Settimo Torinese. La gara per la mensa scolastica ancora non c’è. Piastra ha scambiato "lucciole per lanterne"

Promessa per settembre, poi per ottobre, poi per “a breve”. Oggi spunta solo l’avvio del procedimento. Il bando? Disperso.

Settimo Torinese. La gara per la mensa scolastica ancora non c’è. Piastra ha scambiato "lucciole per lanterne"

Settimo Torinese. La gara per la mensa scolastica ancora non c’è. Piastra ha scambiato "lucciole per lanterne"

A Settimo Torinese sta andando in scena esattamente ciò che Enzo Maiolino aveva annunciato, previsto e praticamente certificato in anticipo: la gara della mensa scolastica non c’è, i tempi non si conoscono, le proroghe si avvicinano e l’unico movimento concreto – l’unico – arriva soltanto oggi, con la pubblicazione all’albo pretorio del provvedimento che avvia il procedimento di gara. Non il bando, non le offerte, non l’aggiudicazione: solo il primo passo, tardivo e obbligato, di una macchina che si è messa in moto quando il calendario scolastico era già passato oltre.

La decisione adottata dal Comune segna un cambio nella forma dell’affidamento, perché non si tratterà di un semplice appalto ma di una concessione che chiede al futuro gestore un investimento significativo. La preparazione dei pasti dovrà avvenire in un centro di cottura situato obbligatoriamente nel territorio comunale, già esistente oppure da costruire ex novo, e conforme ai più recenti standard di sostenibilità ambientale richiesti alla Pubblica Amministrazione. A questo si aggiunge una scelta politica tutt’altro che marginale: alla fine dei nove anni di contratto il Comune potrà acquistare quel centro di cottura, pagando un prezzo definito in base ai criteri fissati negli atti di gara. Significa che un’infrastruttura strategica potrà diventare patrimonio pubblico, un tassello che proietta questa manovra molto oltre l’orizzonte di chi oggi governa.

La gara si baserà sul miglior rapporto qualità/prezzo, ma con una ponderazione che parla da sola: ottanta punti su cento andranno alla qualità, solo venti al prezzo. La qualità conterà quindi quattro volte più del risparmio economico, almeno sulla carta. E proprio sulla carta oggi arriva la parte più solida dell’operazione: con l’atto pubblicato sono approvati il capitolato prestazionale con i suoi allegati, i requisiti di partecipazione e i criteri di valutazione. È il pacchetto che definisce cosa dovrà fare la ditta, con quali mezzi e con quali controlli. Il perimetro operativo della futura mensa scolastica è già scritto.

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Il problema è che resta tutto sulla carta: nella realtà il nuovo gestore non arriverà tra un mese, né tra due né tra tre. Se tutto andrà bene, arriverà con il prossimo anno scolastico, dopo un anno di ritardo e con una proroga tecnica di almeno nove mesi all’attuale gestore. È lo scenario che dieci giorni fa, in Consiglio comunale, Maiolino aveva descritto come una semplice conseguenza logica, ricevendo però in cambio non una risposta puntuale ma un predicozzo. La scena è rimasta impressa: da una parte lui che chiede una data, dall’altra la sindaca Elena Piastra che risponde con un trattato di autoassoluzione. La domanda era limpida: “Quando pubblicate la gara?”. La risposta? Una litania: “noi diamo solo gli indirizzi”, “è una procedura complessa”, “gli uffici ci stanno lavorando”, “non ci sono ritardi”.

Nessuna data, nessun impegno, nessuna certezza. E oggi la realtà presenta il conto: il procedimento parte con mesi di ritardo e la gara vera e propria è ancora tutta da scrivere. Esattamente come l’opposizione aveva previsto.

Accanto al monologo della sindaca, però, c’è stato chi quella “complessità” l’ha chiamata con il suo nome: ritardo. A Moreno Maugeri va senza dubbio il titolo di Cassandra. In Consiglio aveva ricordato che la gara promessa dall’assessora Chiara Gaiola entro settembre, al massimo ottobre, era scomparsa nel nulla. Il contratto scade il 31 dicembre, aveva detto, e si andrà verso una proroga tecnica di sei mesi. Il servizio sarà garantito fino a giugno 2026, ma la nuova concessione non potrà partire prima di settembre. Tradotto: un anno di ritardo su un servizio milionario che impatta ogni giorno sulla vita delle famiglie. Il commento finale era stato lapidario: un’amministrazione seria comunica i ritardi, non li copre con frasi fatte.

Poi era intervenuto Manolo Maugeri, tagliando ogni residuo di diplomazia: se sapevate che la gara era complessa, perché avete promesso il bando per ottobre? Ogni settimana persa è una proroga guadagnata, e le proroghe non sono mai una buona notizia. “Non è più il tempo degli scaricabarile”, aveva detto. Parole che oggi sembrano la didascalia perfetta dell’atto finito all’albo pretorio.

Perché l’avvio del procedimento – il primo passo necessario – arriva in ritardo e certifica la profezia delle opposizioni: nessuna gara pronta a settembre, nessuna a ottobre, nessuna a novembre. Tutto fermo, malgrado le rassicurazioni della maggioranza.

L’atto pubblicato ribadisce che la gara sarà una concessione di nove anni, dal 1° settembre 2026 al 31 luglio 2035, per oltre 22 milioni di euro, con l’obbligo del centro di cottura in città e con l’opzione per il Comune di acquistarlo a fine concessione. Conferma che il punteggio tecnico varrà quattro volte quello economico, che requisiti e criteri sono approvati e che gli uffici possono iniziare a preparare il bando. Ma su una cosa continua a regnare il silenzio: i tempi. Nessuna data. Nessuna scadenza. Nessun cronoprogramma. Il nodo sollevato da Maiolino dieci giorni fa è ancora lì, identico: le famiglie non sanno quando verrà pubblicata la gara, né quando partirà davvero.

E se la storia si fermasse qui basterebbe già a fare rumore, ma è impossibile non tornare al 24 ottobre 2024, quando alle mense di Settimo non arrivarono metafore ma vermi veri, larve nella minestra dei bambini della scuola Andersen. Le foto fecero il giro di WhatsApp, dei social, dei giornali, fino alle tv nazionali. Il Comune reagì con il protocollo di emergenza: comunicati, richieste di chiarimento alla ditta, controlli straordinari. I NAS fotografarono una gestione discutibile, la ditta minimizzò, l’Asl ordinò pulizie straordinarie. Intanto la fiducia evaporava e nasceva lo sciopero del panino, con centinaia di famiglie che decisero di non affidarsi più alla mensa comunale.

È sulle macerie di quell’autunno che oggi si costruisce la nuova gara: centro cottura obbligatorio in città, concessione decennale, investimenti che inevitabilmente finiranno nel costo del servizio. Chi pensa che i vermi siano un capitolo superato si illude: a Settimo nulla viene dimenticato, soprattutto quando i ritardi si sommano alle promesse mancate. E oggi, con un atto che certifica il ritardo e un bando ancora fantasma, quel retrogusto amaro torna tutto.

Il paradosso finale è che a luglio, quando la Giunta presentò l’atto di indirizzo, Fratelli d’Italia aveva già messo in guardia su tempi impossibili e vincoli eccessivi. Maiolino spiegò che costruire un centro cottura in pochi mesi era irreale e che la gara rischiava di nascere già chiusa. La maggioranza liquidò tutto come allarmismo. Oggi l’allarme è diventato realtà: del bando nessuna traccia, la proroga è certa, e il Comune rincorre un tempo che non ha saputo governare.

Quello che succede oggi, insomma, non è una sorpresa: è la cronaca annunciata di un ritardo. Il provvedimento all’albo è certamente una buona notizia, perché finalmente si parte. Ma è anche la prova che le opposizioni avevano visto giusto e che Piastra e Gaiola, quando promettevano una gara imminente, stavano scambiando lucciole per lanterne. Perché quando una gara è pronta, si pubblica. Quando non è pronta, si “avvia il procedimento”. E oggi a Settimo siamo ancora lì: al primo passo. Tutto il resto è rinviato a data da destinarsi. Proprio come aveva previsto chi, dieci giorni fa, chiedeva semplicemente una data e si è sentito rispondere che era tutto “molto complesso”.

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