L’idea è semplice: trasformare la pianificazione di un viaggio in un dialogo naturale. Non serve più incastrare date e destinazioni come fossero tessere del Tetris. Si scrive all’IA “vorrei partire a dicembre, spendere poco e visitare una città d’arte” e, in pochi istanti, arriva una selezione di mete con tariffe calibrate su ciò che si è chiesto. Prezzi, durata, condizioni del viaggio: tutto mischiato in un flusso unico, utile soprattutto a chi non ha una destinazione precisa in mente e preferisce farsi guidare dalle occasioni del momento. L’espansione globale porta in dote il supporto a più di sessanta lingue e una copertura che abbraccia Regno Unito, Francia, Germania, Brasile, Giappone, Corea del Sud e molti altri mercati.
Durante un test, è bastato scrivere “Vorrei sfruttare il ponte del 7-8 dicembre per una città d’arte economica” perché l’assistente tirasse fuori tre proposte da circa 70 euro: Napoli, Palermo e Valencia. Non un mero elenco ma un ragionamento: perché quelle opzioni, quali alternative ci sono, come affinare la ricerca restringendo il budget o ampliando le date. In pratica, un chatbot cucito su misura per le esigenze di chi vuole decidere in fretta senza rinunciare al confronto tra le soluzioni più convenienti.
Negli Stati Uniti la sperimentazione è già un passo avanti, con Canvas in AI Mode, una sorta di bacheca che raccoglie informazioni da Search, Maps e portali specializzati e le trasforma in un itinerario potenziale: hotel, ristoranti, attività. Tutto nello stesso contenitore. A questo si aggiunge la prenotazione assistita, che permette di chiedere all’IA di trovare un tavolo per una cena, un servizio o un evento scansionando diverse piattaforme e restituendo disponibilità reali. La traiettoria è chiara: un futuro in cui si potrà prenotare voli e hotel direttamente dall’AI Mode, senza mai lasciare l’ecosistema Google.
Ma il quadro cambia quando si arriva in Europa. Qui Google Flights si muove dentro un campo minato normativo. Il Digital Markets Act – la legge che vuole impedire ai colossi del web di favorire i propri servizi – ha già costretto Google a modificare alcune funzioni. Un esempio? Cercando un indirizzo, Google Maps non compare più tra i primi risultati, un’assenza che pochi hanno notato ma che racconta bene la portata delle regole imposte da Bruxelles. Il procedimento non è chiuso e, se dagli uffici europei dovessero arrivare nuove contestazioni o sanzioni, l’arrivo definitivo dei servizi basati sull’intelligenza artificiale potrebbe subire ritardi o cambiamenti sostanziali.
Il punto, insomma, è che Google vuole accompagnare l’utente dall’idea di un viaggio fino alla conferma della prenotazione. Resta da capire se l’Europa lascerà che questo nuovo copilota digitale voli senza scosse.