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18 Novembre 2025 - 12:17
Il Piemonte sbarca a Dubai. No, non con un congresso sull’innovazione, un grande evento culturale o una rivoluzione industriale: ci siamo presentati con il vitello tonnato. E con il bonet, perché se proprio dobbiamo colonizzare il Medio Oriente, lo facciamo col cacao e gli amaretti, non certo con l’high-tech. E infatti, lunedì sera, il ristorante La Parrilladel Jumeirah Beach Hotel è diventato per qualche ora il più prestigioso circolo gastronomico di Bra con vista sul Golfo Persico.
Oltre 150 ospiti — media, tour operator, imprenditori e, pare, anche un paio di curiosi capitati lì per sbaglio — hanno potuto assaggiare l’essenza del Piemonte: carne battuta, risotto al gorgonzola, plin, bonet. Tutto selezionato dallo chef Devid Di Benimeo, che ha avuto il coraggio di affrontare il caldo di Dubai cucinando gorgonzola fuso. Una sfida più estrema della Parigi-Dakar, con meno sabbia ma più rischio di scioglimento.
Nel menu c’erano anche piatti liguri, perché ormai il Piemonte con la Liguria ha stretto un patto di sangue basato sul cicloturismo: pedaliamo insieme, cuciniamo insieme, ci presentiamo all’estero insieme. La prossima tappa, a questo ritmo, potrebbe diventare una merenda sinoira a Singapore, rigorosamente vista mare.

Piana, Bongioanni, Napoli, Dell'Apa
I vini non sono stati da meno: Barbera d’Asti, Asti spumante e soprattutto Alta Langa. Ed è qui che è partito lo spettacolo vero, quello condotto dal grande cerimoniere della serata, l’assessore regionale onnicompetente Paolo Bongioanni, che in un unico assessorato controlla tutto tranne forse le maree e il traffico aereo. Con tono serafico ha spiegato che negli Emirati una bottiglia di Alta Langa “viene venduta a 260 euro”. Che è un po’ come dire: «Signori, ci eravamo sbagliati: il mercato non è Torino. È Dubai».
E a dirla tutta sembrava stupito anche lui, perché pochi spettacoli emozionano un piemontese quanto qualcuno disposto a pagare 260 euro per una bottiglia che a casa costa meno del tagliando dell’auto. Un vero risveglio spirituale.
Poi è arrivato il momento diplomatico, con i ringraziamenti a tutta la catena alimentare istituzionale: dal Console Generale Edoardo Napoli al Console Vicario Francesca Dell’Apa, dal vicepresidente ligure Alessandro Piana al presidente Gancia Alessandro Picchi. Forse Bongioanni avrebbe voluto citare anche chi ha acceso le luci della sala, ma si è trattenuto: era tardi e la lista rischiava di superare la durata della cena.
Il messaggio, però, era chiarissimo: Dubai è un mercato ricco, generoso, dove tutto costa dieci volte più che in Italia. E noi torneremo. A febbraio saremo di nuovo lì per l’Expo Gulfood. E poi ancora, e ancora, finché qualcuno non capirà che il Piemonte è “la regione che merita più di tutte un’immagine internazionale, ma che ancora non ce l’ha”. Insomma: se non ci riconoscono in Italia, ci faremo conoscere a Dubai. O, all’occorrenza, a Tokyo, visto che Bongioanni ci tiene tantissimo a ricordare che questa missione segue quella giapponese. L’assessore, ormai, ha più miglia accumulate di un pilota Emirates.
Intanto il Piemonte continua a esportare il proprio patrimonio più sacro: tradizioni, ricette, vini, sinergie liguri, dichiarazioni istituzionali e una quantità generosa di autostima sabauda. All’estero funziona sempre: gli ospiti applaudono, sorridono, assaggiano il bonet e immaginano un’Italia elegante, raffinata, impeccabile. Poi magari un giorno visiteranno Torino e scopriranno che non siamo proprio Dubai. Ma intanto, chi ha assaggiato il plin non lo dimenticherà facilmente.
Per ora, almeno, abbiamo conquistato un pezzo di Medio Oriente con il gorgonzola e senza sparare un colpo.
La bomba al prossimo giro: bagna cauda per tutti…
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